Leggere il Corano a Santa Sofia
Roma. Santa Sofia era il sogno di Giustiniano. L’imperatore romano voleva un monumento capace di sfidare il tempo. La basilica si elevò così a microcosmo dell’universo cristiano, a opera indistruttibile intrisa di aura divina. E per nove secoli rimase pressoché intatta. La sera della presa di Costantinopoli, il 29 maggio 1453, Maometto II la visitò emozionato, vide lo scintillio degli ori che rendeva le superfici vibranti, tremule, che rinviavano a qualcosa di misterioso, e ordinò di trasformare in moschea la grande chiesa cristiana e di coprire le straordinarie icone dei santi con pannelli di versetti del Corano. Fino alla caduta della capitale dell’impero romano d’oriente nelle mani dei musulmani, Santa Sofia è stata il simbolo del cristianesimo orientale, “la città delle mille chiese”. Poi venne trasformata in luogo di culto islamico. Fino al 1934, quando il padre della Turchia laica e contemporanea, Kemal Atatürk, la convertì in museo, per non esacerbare le tensioni fra islamici e cristiani. Due giorni fa, nel pieno della crisi diplomatica fra Turchia e Vaticano sul “genocidio armeno”, le autorità turche hanno dato il primo via libera alla reislamizzazione di Santa Sofia, dove Papa Francesco è andato in visita a novembre.
Per la prima volta dopo ottantacinque anni, nella storica basilica è stato recitato il Corano. L’occasione è stata la mostra “Amore del Profeta”, patrocinata dal Direttorato per gli affari religiosi (Diyanet), in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della nascita di Maometto. Durante la cerimonia, l’imam Ali Tel ha recitato alcuni versetti del libro sacro dell’islam.
Gli islamisti vorrebbero far fare a Santa Sofia la fine delle altre sette basiliche già trasformate in moschee dalle autorità turche. Il progetto, in discussione al Parlamento, vuole fare di Santa Sofia una moschea in certe ore del pomeriggio e della sera. Sarebbe la definitiva scristianizzazione di Santa Sofia. La “soluzione Erdogan” (dal nome del presidente turco) potrebbe vedere la basilica trasformata metà in moschea e metà in museo. Ovviamente sarebbe vietato il culto cristiano. Spingono molto per la conversione in moschea il vicepremier, Bulent Arinc, e l’imam della moschea di Sultanahmet, Mustafa Akgül.
Anche i kemalisti, assieme ovviamente alla chiesa ortodossa, criticano l’islamizzazione della chiesa e Ertugrul Ozkok, sul giornale laico Hurriyet, scrive: “Un paese che ha già ottantamila moschee deve andare alla riconquista di uno dei grandi simboli del mondo cristiano?”. Leggendovi il Corano per la prima volta da quasi un secolo, l’islam si riappropria di quella che Giustiniano aveva definito “la costruzione più sontuosa dall’epoca della Creazione”.