Baci da Londra
La vittoria chiara di Cameron e il disastro inimmaginabile del Labour (e dei sondaggisti)
Questa notte hanno perso il lavoro in tanti, il Labour, i Lib-Dem, l’Ukip, i sondaggisti. Non sono ancora stati conteggiati tutti i seggi dopo il voto britannico, ma la vittoria dei Tory di David Cameron è certa, chiara, “astonish”, come dicono tutti. Altro che pareggio, altro che paese diviso, altro che frammentazione: i sondaggi ci hanno fatto credere che il Regno Unito stesse attraversando una crisi di identità culturale e politica, incertezza durevole, disamore inguaribile, quando invece i britannici hanno poi dimostrato che va bene così, l’austerità permanente ci ha convinti, altri cinque anni, please: it’s the austerity, stupid! (qui si è sempre stati dalla parte del rigore e delle politiche pro crescita che in Inghilterra hanno dato il risultato più brillante che c’è, con buona pace dei Krugman e dei Piketty). Si dice che era accaduto così anche nel 1992, quando i Tory erano dati per spacciati e poi vinsero: si chiama “shy Tory effect”, è quello che è capitato anche in Italia con il Cav., voto conservatori ma non lo dico. Ma è una spiegazione non del tutto convincente, ora gli elettori conservatori sono molto orgogliosi, e dopo mesi di tormenti politiologici sul destino infausto del Regno Unito, avrebbero di certo cercato di invertire il piagnisteo. Oggi gli esperti dei numeri ci spiegheranno cosa è successo, siamo curiosi.
Il Labour ha fatto un disastro inimmaginabile, una delle sconfitte più dure degli ultimi 70 anni, dicono le proiezioni, e il futuro di Ed Miliband è incerto: piaceva poco già prima, figurarsi adesso. I laburisti in tv durante la notte, dopo l’exit poll che ha cambiato la nottata dando un margine di vittoria ai Tory quasi vicino alla maggioranza (316 seggi su 650), hanno prima negato i dati e poi hanno iniziato a dire che in effetti qualche errore nella campagna c’era stato. Ed Miliband, parlando nel suo seggio (che ha vinto), era visibilmente deluso e quasi senza parole, mentre tutti attorno si chiedevano se sta tornando il fratello tradito, David Miliband, o se sarà la volta di un astro nascente à la Chuka Umunna. Gli scozzesi dell’Snp, guidati da Nicola Sturgeon, hanno fatto un risultato stellare (aveva ragione il Sun a disegnare la Nicola come Leila), c’è chi dice che se si fossero candidati in Inghilterra avrebbero vinto qualcosa anche lì. Per dirla in sintesi: i laburisti sono stati spazzati via dalla mappa scozzese (i Tory non c’erano già), si è salvato poco niente. Questo ha penalizzato parecchio un Labour già debole in molte altre zone.
L’altro disastro è stato quello dei Lib-Dem, partner dell’attuale governo, che hanno perso tutto quello che avevano: resterebbero circa 10 seggi, compreso quello del leader Nick Clegg, che è anche vicepremier. Clegg negli ultimi giorni era andato dicendo che il trend stava cambiando, che sarebbe stato lui ancora una volta il terzo partito di riferimento da corteggiare, e siccome non sapeva ancora con chi doveva negoziare, disegnava scenari apocalittici di paese bloccato per mesi: il suo negoziatore di riferimento stanotte, Danny Alexander, ha perso persino il suo seggio.
[**Video_box_2**]Il trionfo è quello dei Tory, senza parlamenti impiccati e stalli eterni, tutto quel che abbiamo studiato sui processi elettorali inglesi possiamo anche dimenticarcelo, perché la questione sarà rapida e trionfalistica. E con una maggioranza così i conservatori non dovranno più fare troppo compromessi, saranno loro con la loro visione di mondo a traghettare il paese tra la disunione interna con la Scozia e quella esterna con l’Europa. Soprattutto saranno loro a dover consolidare il successo economico registrato fino adesso, e il lavoro, come dice sempre Cameron, è ancora tanto. Con i Tory liberi di essere i Tory, saranno cinque anni diversi dai precedenti, e paiono già molto divertenti.