George Osborne (foto LaPresse)

Ma quale Brexit, Osborne ha un piano per l'Europa, e un po' di alleati

David Carretta
Cameron ha incaricato il cancelliere e Philip Hammond di negoziare rapidamente con l’Ue e ha lasciato intendere che potrebbe anticipare il referendum sull'Ue al 2016.

Bruxelles. “Sì, cari amici, ci sono Tory timidi ovunque nell’Unione europea!”. Il sindaco di Londra Boris Johnson, entrato ieri nel “political cabinet” di David Cameron, ha indicato la strada che il premier britannico deve seguire se vuole rinegoziare i rapporti tra Regno Unito e Unione europea, rimpatriare qualche potere e vincere il referendum sulla “Brexit”, senza provocare una disastrosa uscita britannica. Come accaduto nelle elezioni del 7 maggio con gli “shy Tory” – la maggioranza silenziosa degli elettori conservatori che ha permesso la sorprendente vittoria di Cameron – anche a Bruxelles “c’è un sacco di gente che è d’accordo, anche se segretamente e timidamente, con ciò che diciamo”, ha spiegato Johnson sul Daily Telegraph. Non tanto gli eurocrati o i federalisti, che sarebbero tentati di sfruttare la sfida di Cameron per lanciarsi in una nuova avventura costituzionale europea, salvo ritrarsi di fronte alla prospettiva di un’altra bocciatura popolare. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, vuole “un compromesso equo”, ha spiegato il suo portavoce: “La modifica dei trattati è questione di lungo periodo”. Gli “shy Tory” europei affollano le capitali e si stanno moltiplicando: il liberale Mark Rutte in Olanda, il socialdemocratico Stefan Löfven in Svezia, l’euro-eretico Viktor Orbán in Ungheria, diversi leader dell’est europeo. L’ultima è la Finlandia, che a fine mese avrà un governo guidato da un centrista, Juha Sipilä, alleato con gli euroscettici di Timo Soini, pronto ad affiancare Cameron nella campagna “I want my power back”. Ma la “shy Tory” decisiva è la cancelliera Angela Merkel.

 

Per ora Cameron ha deciso di sfruttare la sorpresa che ha colto Bruxelles, dove molti speravano di vedere archiviata la “Brexit” con una Camera dei Comuni senza maggioranza. Il primo ministro ha incaricato George Osborne e Philip Hammond di negoziare rapidamente con l’Ue e ha lasciato intendere che potrebbe anticipare il referendum al 2016. Il cancelliere dello Scacchiere arriverà oggi a Bruxelles da trionfatore per un Ecofin dove potrebbe ribadire una delle principali linee rosse di Cameron: preservare la City di Londra dalle smanie di regolamentare e tassare che prevalgono nell’Ue. Osborne ha già un alleato dentro la Commissione: il conservaore Jonathan Hill, che ha il portafoglio della regolamentazione finanziaria, ha dato ordine alla sua direzione generale di non lanciarsi in nuove proposte. Un altro favore potrebbe arrivare da Juncker, che domani svelerà la strategia sull’immigrazione, dando occasione a Cameron di proclamare un “opt-out” dal meccanismo di ripartizione dei rifugiati che la Commissione intende proporre. Ma per mettere a tacere i backbenchers – 60 euroscettici vogliono dare ai Comuni il veto sulla legislazione europea – Cameron avrà bisogno di qualcosa di più di una strategia difensiva per la City o una vittoria simbolica sull’immigrazione.

 

[**Video_box_2**]“Il problema è che non sappiamo cosa vuole”, spiega un responsabile comunitario. In realtà, in un discorso nel 2013, Cameron aveva tracciato le grandi linee: meno regole, più mercato interno, meno burocrazia, più poteri nazionali su legislazione sociale e immigrazione intra-comunitaria. Finora Merkel non ha detto “nein”. Consapevole che senza il Regno Unito il mercato interno si troverebbe minacciato dalla Francia e che la Germania dovrebbe assumere una leadership più determinata all’estero per compensare il donwgrade globale dell’Ue dopo una “Brexit”, la cancelliera si è dimostrata simpatetica. La sua relazione con Cameron ha avuto alti e bassi. Merkel non ha gradito i veti su Fiscal compact e Unione bancaria che hanno costretto la zona euro a scrivere trattati paralleli, né l’alleanza dei Tory all’Europarlamento con i no euro di Alternativa per la Germania. Ma è andata a braccetto con il premier britannico su dossier prioritari per la Germania, come i tagli al bilancio comunitario. Agli occhi di Merkel, quelle di Cameron sono richieste ragionevoli, a due condizioni: la libera circolazione delle persone non è negoziabile (salvo per reprimere gli abusi) e non deve esserci riforma dei Trattati. Con le presidenziali in Francia e le legislative in Germania nel 2017, riaprire il cantiere istituzionale è troppo rischioso. Il massimo che Cameron può ottenere è un protocollo, come quello utilizzato per tenere l’Irlanda nell’Ue con garanzie su neutralità militare e aborto, dopo il rigetto popolare del trattato di Nizza e del progetto di Costituzione europea.