Ma Fox News si sta mangiando i suoi figli repubblicani?
Milano. Fox News sta uccidendo i repubblicani americani? E’ una domanda ricorrente in questi giorni, i liberal naturalmente sono convinti di sì, anzi ci sperano, perché provano per Fox un odio antropologico che trascende la razionalità, ma questa volta a lanciare il dibattito è stato un conservatore, e questo fa differenza. Bruce Bartlett, repubblicano di lungo corso con esperienza nell’economia, consigliere di Ronald Reagan e poi di Bush senior, ha scritto un paper sul colosso murdocchiano dal titolo “How Fox News Changed American Media and Political Dynamics” in cui sostiene che guardare Fox News è un “autolavaggio del cervello” per gli spettatori, i quali restituiscono un’immagine degli Stati Uniti molto più conservatrice della realtà. Il network è una “eco chamber” in cui si riverberano le stesse informazioni, gli stessi dati, le stesse frasi che, secondo Bartlett, “alimentano un estremismo” che non è reale, ma che come tutte le bolle ha il potere di influenzare molto la politica. Il Partito repubblicano risponde con politiche radicali che assecondano le aspettative del pubblico di Fox, ma non rappresentano del tutto lo stato reale dell’elettorato.
Benvenuti nel populismo via cavo, non è una questione che riguarda soltanto gli Stati Uniti, si sa, anche in Italia esistono bolle di questo genere, ma per restare oltreoceano lo stesso fenomeno, a parti politiche inverse, si può ritrovare in una tv come Msnbc, più a sinistra dell’establishment democratico. Per Fox News la faccenda è ben più rilevante, perché stiamo parlando di una televisione che fa numeri straordinari, che i concorrenti si sognano. Secondo i dati Nielsen della settimana dell’11 maggio, nel prime time Fox News è al quarto posto dietro a Tnt, Espn e Usa. La Cnn è al 32esimo posto e Msnbc al 34esimo. Nel ranking degli spettatori giornalieri, Fox News è al quinto posto, la Cnn al ventesimo e Msnbc al 31esimo. La gara insomma è tra Cnn e Msnbc, Fox News è “out of reach”, come si dice, troppo in alto per essere raggiunta. Ecco che allora, se davvero Fox News stesse uccidendo il suo partito di riferimento, il guaio sarebbe grosso.
In questa particolare fase della campagna elettorale americana in vista delle presidenziali del 2016, in cui si stanno definendo i candidati alle primarie e il cannibalismo intrapartito è soltanto all’inizio (raggiungerà il suo picco da gennaio in poi), l’influenza di un network come Fox News è forte. Espressione del conservatorismo più popolare e populista, il network ha alimentato il fenomeno dei Tea Party e di tutto quel che è anti sistema, con i suoi toni rumorosi ma efficacissimi, indebolendo il centro moderato del partito (il centro debole riguarda anche il Partito democratico, come segnalava ieri Slate, in un articolo illustrato da un’immagine definitiva: il sedere di un asinello e quello di un elefante che s’allontano dal punto di mezzo, che resta vuoto). E’ una strategia voluta e guidata da Roger Ailes, spregiudicato padre-padrone della rete, braccio destro di Rupert Murdoch, che a ogni tornata elettorale fa in modo di definire slogan e temi di dibattito, spesso riuscendoci.
Ora che si deve definire l’identità del partito, le correnti sono tante, così come lo sono i candidati: soltanto nelle ultime ventiquattro ore sono scesi in campo Rick Santorum, campione del conservatorismo dei valori, e George Pataki, storico governatore dello stato di New York, espressione del centro. Ma i candidati sono molti altri, la copertina del New Yorker di questa settimana ne raffigura un po’, non tutti, ed è già polemica, come mai alcuni sì e altri no? Forse perché sono troppi, forse perché alcuni non sono ancora formalmente in corsa ma sono già considerati front runner, forse per malizia liberal, ma ancora una volta è stata Fox News a mettere ordine, a modo suo. Il network rumoreggia spesso, com’è che sono così tanti questi candidati, pensano davvero di poter salire tutti quanti su un palco e pretendere di far fare bella figura al partito? Per la cronaca, l’elenco dei candidati è questo: Ben Carson, Ted Cruz, Carly Fiorina, Mike Huckabee, Pataki, Rand Paul, Marco Rubio, Santorum. Jeb Bush e Scott Walker sono in fase di esplorazione, ma sono dati per certi, mentre si attendono le decisioni di Chris Christie, Donald Trump, Bobby Jindal, Lindsay Graham.
Fox News si è appena conquistata la regia del primo dibattito delle primarie repubblicane, il 6 agosto a Clevaland (Ohio), in collaborazione con Facebook, e ha fissato subito una regola: partecipano soltanto i primi dieci nella media dei sondaggi, gli altri fuori. Molti si sono lamentati, a partire dal neocon Bill Kristol, direttore di Weekly Standard, che dice che nella fase iniziale delle primarie è salutare dare voce a tutti, bisognerebbe essere contenti di avere tanta offerta, la domanda si potrà orientare dopo. C’è chi dice che si potrebbe inventare un format nuovo, si mandano avanti quelli che ricevono più applausi, in una specie di eliminazione in diretta in cui ci si conquista più tempo per parlare. Fox News non la pensa così: non tutti parleranno. E, fa notare con una certa cattiveria Bill Scher su Politico magazine, a condurlo saranno tre star del gruppo Fox, Bret Baier, Megyn Kelly, Chris Wallace, che in queste ultime settimane hanno già messo in difficoltà alcuni candidati repubblicani durante le loro interviste. E’ così allora che Fox News mangia i suoi stessi figli?