Così Uber si espande in Francia in barba ai divieti della gauche

Mauro Zanon
La compagnia di macchine con autista fa un'operazione "clandestina" e lancia UberPop a Marsiglia, Nantes e Strasburgo. L'impasse legale e le resistenze della burocrazia.

“C’est ubuesque”, scrive il Figaro. E in effetti la situazione di Uber in Francia è decisamente grottesca e rischia nei giorni a venire di trasformarsi in un grattacapo di non facile soluzione per l’esecutivo socialista. Nonostante la gauche continui a ribadire che il servizio più controverso e detestato dai tassisti messo a disposizione dalla società californiana, e cioè UberPop, sia illegale, Uber prosegue la sua offensiva in Francia, annunciando oggi il suo sbarco in altre tre grandi città: Marsiglia, Nantes e Strasburgo. La loi Thévenoud, votata lo scorso dicembre per inquadrare l’attività dei noleggi con conducente e dei taxi, è in vigore dal 1° gennaio di quest’anno e impedisce di improvvisarsi autisti di Uber tramite l’applicazione UberPop. Il servizio, insomma, è considerato illegale secondo la normativa emanata dal governo socialista, peccato però che nessun tribunale francese all’ora attuale abbia constatato tale illegalità. Questa situazione di impasse giuridica sta permettendo all’azienda americana di proseguire la “sua conquista della Francia”, scrive il Figaro. Uber, dopo aver esteso il suo servizio in ben cinquantotto paesi in soli cinque anni, conta al termine di quest’offensiva di piegare anche la Francia e il suo farraginoso complesso legislativo alle nuove forme di mobilità.

 

A fine marzo, la Corte d’Appello di Parigi ha rimandato a settembre la sua decisione in merito alla domanda d’interdizione di UberPop, ritenendo opportuno attendere il pronunciamento del Consiglio costituzionale circa le questioni prioritarie di costituzionalità depositate dalla società americana. In attesa della sentenza, Uber ha preparato “nella massima riservatezza” il suo lancio a Marsiglia, Nantes e Strasburgo: gli autisti, che si erano preregistrati sulla piattaforma, hanno saputo soltanto nel weekend, quindi all’ultimo minuto, che avrebbero potuto iniziare la loro attività già da questa settimana, mentre i sindaci delle tre città erano totalmente all’oscuro dell’irruzione di UberPop fino ad oggi in tarda mattinata.

 

[**Video_box_2**]“Si tratta di una scelta strategica importantissima”, ha detto al Figaro Thibaud Simphal, direttore generale di Uber in Francia, entusiasta del lavoro certosino e per così dire clandestino della sua squadra, viste le resistenze dei taxi, dei sindacati di categoria e del ministero dell’Interno che preme da tempo per mettere definitivamente fuorilegge UberPop. A Marsiglia, Alexandre Molla, direttore generale con delega all’espansione di Uber, non nasconde la sua soddisfazione per il notevole passo avanti fatto dalla sua società: “C’è molta domanda. I nostri autisti sono i primi ambasciatori di Uber e il nostro obiettivo è quello di permettere a queste persone di professionalizzarsi”, ma anche di “integrare i loro redditi”. Il profilo tipo di un autista UberPop, dice Molla, corrisponde prevalentemente a “un ragazzo giovane che ha già un’attività professionale, spesso part-time, ma che ha bisogno di arrotondare”. Tuttavia, tra gli autisti ci sono anche “molti pensionati”, assicura Molla. Dopo Parigi, Lione, Lilla, Bordeaux, Tolosa e Nizza, Uber continua il suo arrembaggio nel resto della Francia, rinfacciando ai suoi detrattori i numeri del suo successo: “Abbiamo già un milione di utenti regolari”.

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