Intervista all'ambasciatore
“Israele non è pronta a suicidarsi. I benpensanti si oppongano al boicottaggio”
Roma. “Israele è sempre pronta al dialogo, ma non è pronta né a suicidarsi né a cedere ai diktat internazionali”. E’ questo il messaggio che l’ambasciatore israeliano a Roma, Naor Gilon, consegna all’Europa, mentre numerosi tentacoli si stringono alla gola dello stato ebraico. Come il movimento a tre lettere al centro dell’agenda del governo israeliano di Benjamin Netanyahu: “Bds”. Ovvero “Boycott, Divestment and Sanctions”. Da quando partì in Inghilterra, nel 2002, il boicottaggio di Israele ha fatto passi da gigante coinvolgendo cooperative, fondi pensione e fondi sovrani, case editrici, corsi universitari, sindacati, chiese, ong. L’ultimo caso è quello della Orange, la compagnia telefonica francese. Ma Gilon non vuole ingigantire il fenomeno.
“Il Bds è un movimento anti-israeliano e in parte antisemita spinto dall’odio verso Israele”, dice l’ambasciatore al Foglio. “Il suo obiettivo non è risolvere alcun conflitto in medio oriente, ma delegittimare gli israeliani. Il fenomeno è serio, ma va detto che l’influenza reale del Bds è limitata: Israele ha un’economia stabile, prospera e cresce, ha uno sviluppo e una ricerca tra le più alte al mondo, e queste iniziative del Bds, nonostante il problema di principio, non riescono a colpire l’economia israeliana. Il Bds è costituito da gruppi marginali che non valutano i vantaggi concreti della cooperazione palestinese con Israele e non vogliono capire che Israele è l’avamposto della democrazia occidentale in medio oriente. E’ importante dire, inoltre, che Israele non è un ragazzo povero che chiede l’elemosina. I rapporti economici, culturali e scientifici con Israele hanno un grande valore per i paesi europei e la tecnologia israeliana è necessaria a tanti nel mondo”.
Nonostante la sensazione di accerchiamento, Gerusalemme non diventerà un paria fra le nazioni: “Non esiste un isolamento internazionale, è un’invenzione del Bds che vuole presentare Israele come una entità isolata. E’ sufficiente vedere la lista dei visitatori in Israele in queste settimane: i ministri degli Affari Esteri d’Italia, Germania, Francia, l’Alto Commissario Europeo Federica Mogherini, il Presidente di Cipro e, a breve, il Presidente del Consiglio italiano e il Presidente dell’India”.
Il Bds è però un ponte che l’occidente getta verso l’irredentismo arabo-islamico. “E’ importante sapere che i paesi arabi-musulmani sfruttano la maggioranza automatica in ogni organizzazione internazionale per promuovere risoluzioni antisraeliane. Il recente, ridicolo report del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, che paragona l’organizzazione terroristica Hamas e la democrazia che lo combatte, è un esempio pratico di come ‘lavora’ questa maggioranza automatica. Ogni benpensante deve condannare l’idea del boicottaggio economico e culturale che mira solo a colpire la pace”.
Ma è un ponte verso un’Europa cieca alla minaccia islamista che proviene da migliaia di cittadini europei che vanno a combattere per lo Stato islamico. “Non è un segreto che ci siano degli elementi con aspirazioni politiche che sfruttano in modo cinico l’islam e la frustrazione di alcuni giovani musulmani, che vivono in Europa e che promuovono i loro obiettivi terroristici. La propaganda della violenza, del terrorismo e della delegittimazione fa parte del loro sistema educativo. Come la distruzione delle altre religioni. Ormai da molti anni Israele è molto attenta al sistema educativo di Hamas e dell’Autorità palestinese che, promovendo l’odio verso Israele, fa crescere un’altra generazione pronta alla violenza”.
“L’Europa fomenta l’oltranzismo palestinese”
I palestinesi rinunceranno all’oltranzismo, alla strategia di isolamento di Israele alle Nazioni Unite e torneranno ai colloqui con Israele? “Per raggiungere qualsiasi accordo tra Israele e i palestinesi, questi ultimi devono tornare alla trattativa senza pre-condizioni. Abu Mazen invece ha deciso di lanciare una campagna internazionale contro Israele. In questo modo riesce a ottenere vantaggi simbolici, ma non concreti, che non avvicinano alla costituzione di uno stato palestinese. Purtroppo l’Europa sostiene i palestinesi a non ritornare al tavolo delle trattative, premiandoli”.
[**Video_box_2**]Ci avviciniamo alla firma del deal sul nucleare iraniano. “La questione dell’Iran per noi è la priorità e siamo convinti che debba esserlo per il mondo intero. Oltre alla loro intenzione di ottenere la potenza nucleare, alla quale non rinunciano neanche con la firma di questo accordo, l’Iran destabilizza il medio oriente, dallo Yemen al Sudan, dall’Iraq al Libano e alla Siria; non possiamo ignorare la combinazione fra capacità nucleari e un regime che parla continuamente di distruggere Israele. L’accordo voluto dagli Stati Uniti non blocca la via dell’Iran alla bomba, anzi ne facilita la costruzione. Inoltre, l’accordo aumenterà il rischio della proliferazione nucleare e potrebbe innescare una corsa agli armamenti degli stati sunniti. L’accordo alimenterebbe sicuramente l’economia iraniana, ma l’Iran non userà il flusso monetario per il benessere dei suoi cittadini, bensì lo userà per la diffusione del terrore in tutto il mondo. Un accordo basato su questi presupposti minaccia non solo la sopravvivenza d’Israele, ma mette in pericolo la stabilità del mondo intero”.