La copertina del numero 8 della rivista propagandistica dello Stato islamico, "Dabiq"

Storia della rivista che anticipa gli attentati più sanguinosi

Daniele Raineri
Dall’uccisione degli ostaggi copti egiziani fino alla mattanza in Tunisia. Le copertine premonitrici e quei segnali non casuali nella propaganda dello Stato islamico.

Ad aprile lo Stato islamico ha pubblicato l’ottavo numero della sua rivista di propaganda in inglese, Dabiq. Sulla copertina c’è la grande moschea di Karouan, in Tunisia, la prima a essere costruita in Africa – come spiega la rivista stessa, titolata “Un giorno l’Africa sarà governata soltanto dalla sharia”, la legge del Corano. Oggi quella copertina potrebbe assumere un significato più importante di quanto si pensava. L’attentatore che venerdì scorso ha ucciso 39 persone in un resort turistico in Tunisia ha preso il nome di guerra di Abu Yahia al Karouani – “Al Karouani”, in arabo vuol dire “che viene da Karouan”. A maggio era uscita su Internet la prima dichiarazione di fedeltà da parte di un gruppo di jihadisti tunisini, che s’identificano proprio con l’area del Karouan, che nella lingua ricca di simbolismi e rimandi storici del jihad può essere intesa sia come la zona centrale della Tunisia sia come l’intera Tunisia. Già nel 2014 alcuni sostenitori tunisini dello Stato islamico firmavano i comunicati chiamandosi “Tunisia islamica: Emirato di Kairouan”.

 

 

Lo Stato islamico allude ai suoi piani futuri sulla rivista? L’uccisione degli ostaggi copti egiziani su una spiaggia di Sirte, in Libia, è apparsa prima sulle pagine di Dabiq a gennaio – ma come un indizio, un paio di fotografie che non fornivano certezze – e poi è stata confermata da un video messo su Internet a metà febbraio.

 

Gli attentati nei regni sunniti del Golfo dell’ultimo mese, due in Arabia Saudita e uno in Kuwait, sono stati in qualche modo preceduti da una copertina premonitrice del numero nove di Dabiq, , che mostra il segretario di Stato americano, John Kerry, assieme ai rappresentanti dei regni arabi del Golfo – una raffigurazione rappresentativa dell'alleanza con Washington.

 

In uno dei libri più completi pubblicati su al Qaida (gruppo jihadista ora rivale dello Stato islamico), “The Looming Towers”, l’autore Lawrence Wright nota che Osama bin Laden inseriva dettagli all’apparenza insignificanti nel materiale che sapeva sarebbe circolato, dettagli che acquistavano grande importanza dopo gli attentati. Quando nel maggio 1998 si fece intervistare dal reporter John Miller della rete americana ABC, Bin Laden si fece riprendere con alle spalle una mappa dell’Africa. Il 7 agosto, tre mesi dopo, Al Qaida attaccò due ambasciate americane a Nairobi in in Kenya (213 morti) e a dar es Salaam in Tanzania (12 morti).

 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)