Il muro anti terroristi della Tunisia
Il premier tunisino Habib Essid ha rivelato martedì l'esistenza di un piano per la costruzione di un muro lungo la sua frontiera orientale con la Libia, con l'obiettivo di fermare il flusso di jihadisti in entrata e in uscita dal paese. La notizia arriva quasi due settimane dopo l'attacco terroristico di Sousse, in cui sono morte 38 persone, la maggior parte turisti. L'attentato è il secondo in pochi mesi: a marzo il museo del Bardo nella capitale era stato preso d'assalto da un commando di uomini armati che ha ucciso 22 persone.
Dopo i fatti di sangue di Sousse, il governo tunisino ha dichiarato lo stato di emergenza, di cui farebbe parte l'innalzamento di una barriera lungo il confine. Il progetto, che sarebbe completato entro la fine dell'anno, prevede la costruzione di un muro lungo 160 chilometri, dalla costa verso l'entroterra. Coprirebbe un terzo dei 460 chilometri di frontiera con l'instabile vicino libico.
Negli ultimi anni, in diverse regioni dell'area mediterranea ed europea, ma anche nei lontani Stati Uniti, sono stati costruiti dai governi muri e barriere sorti con lo scopo o di arginare il movimento di terroristi o il flusso di immigrati. L'ultimo di questi progetti è stato reso noto poche settimane fa dal Parlamento ungherese: una barriera lunga 175 chilometri da erigere lungo il confine con la Serbia per bloccare il passaggio di migranti attraverso una porosa frontiera. Con lo stesso scopo è nato l'insieme di barriere e reticolati creato dal governo federale e dai governi statali negli Stati Uniti, sul confine con il Messico, come il reticolato di undici chilometri tra il Marocco e la città spagnola di Melilla. Un simile progetto è in cantiere anche a Londra: come ha raccontato il ministro dell'Immigrazione britannico James Brokenshire al Daily Telegraph, il suo governo avrebbe già tutto il materiale a Calais, in Francia, per costruire una recinzione metallica lunga tre chilometri e mezzo e alta tre metri. Servirà a impedire l'acceso agli immigrati nel Regno Unito. E in origine, anche la barriera militarizzata di oltre 400 chilometri completata nel dicembre del 2013 da Israele sul confine con l'Egitto aveva come obiettivo quello di fermare il flusso di immigrati in arrivo dall'Africa. Con il passare dei mesi e soprattutto con il crescere dell'instabilità al Cairo dopo la rivolta di piazza del 2011 e con il radicarsi nel Sinai egiziano di gruppi estremisti islamici, la fortificazione è diventata per Israele una protezione da infiltrazioni terroristiche. Con lo stesso obiettivo il governo israeliano ha costruito la barriera che ancora divide la Cisgiordania palestinese da Israele.