Kirchner recluta i compagni di partito nei servizi segreti contro il “golpe de mercado”
D’ora in poi, più ancora che terroristi o hacker i nuovi Servizi argentini dovranno sorvegliare banche, imprese e perfino cambiavalute informali, per evitare la minaccia dei “colpi di mercato” ovvero le manovre in Borsa e di cambi paralleli del peso. È quanto si ricava dalla “Nuova dottrina di sicurezza nazionale” che è stata appena pubblicata dal Boletín Oficial, sotto forma di un annesso di 214 pagine. Il decreto 1311/2015, nel determinare il mandato della neo-costituita Agencia Federal de Inteligencia (Afi), vi include infatti la sorveglianza e prevenzione di “corse agli sportelli, corride cambiarie, imboscamenti di prodotti” e, appunto, “colpi di mercato” in genere. E chiarisce che non solo gruppi politici o militari possono attentare contro poteri pubblici ma anche “gruppi economici e finanziari”. Il tutto in un contesto elettorale in cui il governo di Cristina Kirchner accusa appunto gli imprenditori di sabotaggio, mentre l’inflazione e il cambio sono fuori controllo e nei nuovi servizi segreti sono stati arruolati in gran quantità dei militanti kirchneristi.
La vicenda prende le mosse dal caso di Alberto Nisman, il procuratore che indagava sugli attentati anti-ebraici a Buenos Aires degli anni ‘90, e che è stato trovato misteriosamente morto il 18 gennaio. Il corpo era stato ritrovato la mattina stessa in cui avrebbe dovuto deporre al Congresso, dopo aver accusato la presidentessa Cristina Kirchner di aver occultato le responsabilità dell’Iran in cambio di vantaggi economici e politici. Grandi manifestazioni popolari hanno tirato in ballo il governo per questa morte misteriosa, ma il governo a sua volta ha accusato settori deviati della Secretaría de Inteligencia (Side) e il 26 gennaio la presidentessa ha annunciato in diretta tv il suo scioglimento e la sostituzione con la nuova Afi. In capo a un mese, a fine febbraio è stata completata una settimana di formazione per i nuovi agenti e sui giornali argentini è stato subito denunciato che tra di essi c’erano “tra i 200 e i 300 membri della Cámpora e del Movimiento Evita”, le organizzazioni giovanili del kirchnerismo. Un esponente della Cámpora ha ammesso che si è trattato di una operazione voluta, una “pulizia” dei servizi che dovevano essere sostituiti da “compagni”.
In Argentina si vota il 25 ottobre, con eventuale ballottaggio presidenziale per il 24 novembre. Ma il 9 agosto ci sono le primarie e già dal 12 aprile è iniziata una lunghissima serie di elezioni provinciali. Cristina Kirchner non ha potuto ricandidarsi, per aver raggiunto il limite costituzionale dei due mandati consecutivi. Il suo Fronte della Vittoria candida quindi il governatore della Provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, i cui principali avversari sono da un lato l’alleanza di peronisti dissidenti, di cui sono pre-candidati il governatore di Córdoba José Manuel de la Sota e l’ex-capo di Gabinetto Sergio Massa; dall’altro l’ampio fronte di centrodestra di cui sono pre-candidati il radicale Ernesto Sanz, la radicale dissidente Elisa Carrió e il sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri. I primi dati e i sondaggi suggeriscono che in testa è proprio Macri, proveniente da una nota famiglia imprenditoriale e per questo a volte soprannominato “il Berlusconi argentino”. Ma la campagna è durissima e verte in particolare su una situazione economica che secondo l’opposizione è di tipo pre-venezuelano, con un’inflazione attorno al 30 per cento, un pil in recessione del 2 per cento, un cambio parallelo del dollaro che è il 49 per cento in più di quello ufficiale. Ma sono dati non forniti dal governo dato che sono almeno otto anni che le statistiche ufficiale sono accusate di essere falsate e, a parte i rimproveri di oppositori e analisti indipendenti, la situazione ha valso all’Argentina una censura ufficiale del Fondo monetario internazionale.
[**Video_box_2**]Tecnicamente, dunque, anche diffondere cifre come quelle appena riportate potrebbe essere considerato “golpe de mercado”, passibile della sorveglianza dell’Afi. In effetti, in concomitanza con il decreto il governo sta rafforzando le ispezioni su case di cambio e operazioni di Borsa.