"Aboliamo i sindacati". Cosa dice Londra dopo lo sciopero della Tube
Ma cosa ce ne facciamo dei sindacati? E degli autisti della metropolitana? Lo sciopero della Tube nel Regno Unito giovedì ha reso la giornata impossibile ai londinesi, come è ovvio, e ha scatenato le reazioni dei commentatori e degli opinionisti britannici. La Bbc ha cercato di capire che lavoro è quello dell’autista della metropolitana, che ha scioperato dopo che sono stati resi noti i dettagli della nuova policy per far funzionare la Tube anche di notte. Il salario iniziale dell’autista – che arriva dopo sei mesi di formazione – è, secondo il Transport for London, di 49.673 sterline l’anno (77.236 euro), e non cambia se si lavora più tempo (cioè senza straordinari). In media lavora 36 ore a settimana e ha 43 giorni di ferie l’anno, comprese le feste ufficiali. I turni di lavoro vanno dalle 4.45 del mattino all’1:30 di notte e oltre alla guida dei mezzi le mansioni prevedono anche i controlli dei treni e le procedure di sicurezza.
I sindacati sostengono che introducendo i servizi di notte, le ore lavorate diventano socialmente più difficili da gestire e che non si tratta di soldi, ma di responsabilità- Il TfL dice che l’assunzione di 137 autisti extra “ridurrà l’impatto sugli autisti già esistenti” e ha offerto 2.000 sterline di “transitional bonus” per gli autisti che dovranno sostenere il nuovo orario. Ma i sindacati dicono che un bonus non vale il prezzo che ogni autista paga per dover cambiare del tutto i suoi ritmi di vita e familiari.
Sul Telegraph, Adrian Quine dà sfogo alla rabbia e provoca: ma cacciarli tutti? Poi ne prendiamo altri, dice, ma le regole di oggi, un training lungo (e io ho imparato a guidare un piccolo aereo in tre settimane!, aggiunge Quine) sono frutto di un privilegio che non ha più senso sul mercato e che impedisce un cambiamento molto consumer-oriented come il servizio metropolitano notturno.
[**Video_box_2**]Sullo Spectator, Leo McKinstry supera la questione della Tube per denunciare il problema in generale: aboliamo i sindacati, dovreste essere voi lavoratori a volerlo. McKinstry è un commentatore molto controverso, era un laburista all’inizio degli anni Novanta, ha lavorato con Harriet Harman che ora tiene a bada i suoi colleghi laburisti riottosi, ma poi è finita male quando lui l’ha accusata di esercitare “un femminismo fascista”. Da vent’anni McKinstry ha lasciato il Labour e da allora si è costruito una carriera scrivendo solo su i giornali più conservatori del paese. In questo articolo consiglia a Tory di approfittare del proprio potere politico per non subire più il ricatto dei sindacati, anche perché il loro ruolo è profondamente cambiato: “Un tempo le trade unions erano la voce genuina della forza lavoro britannica. Ora sono soltanto fastidiosi gruppi di pressione di una piccola parte della forza lavoro nazionale”. Per questo sarebbe bene rimettere i sindacati al loro posto, non farsi spaventare dalla loro arroganza (che sta già facendosi sentire anche nella corsa alla leadership del Labour): così il governo conservatore di Cameron potrebbe finire davvero il lavoro iniziato, anche quello thatcheriano.