Contro l'ideologia islamista
Pubblichiamo ampi stralci del discorso che il premier britannico, David Cameron, ha tenuto lunedì alla Ninestiles School di Birmingham.
E’ bello essere qui oggi in questa scuola eccezionale. I vostri insegnanti così stimolanti e la vostra dedizione per i valori britannici ci dicono che non soltanto state ottenendo dei successi accademici notevoli, ma che state anche costruendo una comunità condivisa in cui i bambini di fedi e provenienze diverse imparano non soltanto con gli altri, ma dagli altri.
E questo è proprio quello di cui voglio parlare oggi. Ho detto sui gradini di Downing Street che il mio sarà un governo “one nation”, per una nazione unita, che metterà insieme il paese. Oggi voglio discutere di un elemento vitale di questa unione: come insieme sconfiggiamo l’estremismo e allo stesso tempo costruiamo una società più forte e più coesa. Il mio punto di partenza è questo. Per generazioni abbiamo costruito qualcosa di straordinario nel Regno Unito, una democrazia di successo multirazziale e multireligiosa. E’ aperta, varia, accogliente – queste sono caratteristiche dell’identità britannica come lo stare in fila e parlare del tempo che fa.
E’ qui nel Regno Unito che persone diverse, con formazioni diverse, che seguono religioni diverse e hanno abitudini diverse non soltanto non si fanno del male ma sono parenti e amici: mariti, mogli, cugini, vicini di casa, colleghi. E’ qui nel Regno Unito che in una o due generazioni le persone possono arrivare con niente ed emergere sulla base del proprio talento. E’ qui nel Regno Unito che il successo si raggiunge non nonostante la nostra “diversity”, ma grazie alla nostra “diversity”. Così quando parliamo della minaccia dell’estremismo e della sfida all’integrazione, non dobbiamo sminuire il nostro paese: siamo, senza ombra di dubbio, un faro per il mondo.
E mentre discutiamo di queste questioni, non dobbiamo demonizzare persone con una particolare formazione. Tutte le comunità che chiamano casa il nostro paese hanno reso il Regno Unito un posto migliore. E siccome oggi voglio parlare dell’estremismo islamista, non della religione islamica, sappiate che sono consapevole del contributo profondo che i musulmani di tutte le formazioni e di tutte le denominazioni hanno dato a ogni sfera della nostra società, orgogliosi di essere musulmani e britannici, senza conflitti o contraddizioni. E so anche un’altra cosa: so quanto odiate gli estremisti che cercano di dividere la nostra società e quanto detestate i danni che creano. Come primo ministro, voglio lavorare con voi per sconfiggere questo veleno. (…)
Bisogna cominciare comprendendo la minaccia che dobbiamo affrontare e perché la dobbiamo affrontare. Quel che combattiamo, l’estremismo islamista, è un’ideologia. Un’ideologia estrema. E come tutte le dottrine estreme, è sovversiva. Il suo obiettivo ultimo è distruggere gli stati-nazioni per instaurare il suo regno barbarico. E per questo sostiene la violenza per raggiungere il suo obiettivo – per lo più la violenza contro gli altri musulmani – contro chi non sottoscrive la sua visione del mondo malata. Ma non c’è bisogno di sostenere la violenza per sottoscrivere alcune idee intolleranti che creano un clima in cui l’estremismo può fiorire. Idee che sono ostili ai valori liberali di base come la democrazia, la libertà e la parità sessuale. Idee che attivamente promuovono la discriminazione, il settarismo e la segregazione. Idee, come quelle indicibili della destra oltranzista, che favoriscono un’identità a detrimento dei diritti e delle libertà degli altri, E idee basata sulla cospirazione: gli ebrei che esercitano un potere malevolo i poteri occidentali, in concerto con Israele, che deliberatamente umiliano i musulmani perché hanno l’obiettivo di distruggere l’islam. In questa distorta visione del mondo, si tirano alcune conclusioni, cioè che l’11 settembre è stato ispirato dal Mossad per provocare l’invasione dell’Afghanistan, che i servizi inglesi sapevano degli attacchi del 7 luglio ma non hanno fatto nulla perché volevano generare una rivolta anti musulmana. E come altre ideologie che sono esistite prima – il fascismo o il comunismo – molte persone, soprattutto i giovani, sono state risucchiate. Dobbiamo capire che cosa c’è di così attraente.
Alcuni dicono che che è a causa delle ingiustizie storiche e delle guerre recenti, o a causa della povertà e delle avversità. Questa argomentazione, che chiamo la giustificazione della lamentela, deve essere affrontata di petto. Quando si dice “è per la guerra in Iraq che l’occidente è sotto attacco”, dobbiamo ricordare che l’11 settembre, la più grande mattanza di vite britanniche in un attacco terroristico, è avvenuto prima della guerra in Iraq. Quando si dice che questi sono falsi musulmani che si vendicano degli errori dell’occidente, dobbiamo ricordare che dal Kosovo alla Somalia paesi come il nostro sono arrivati per salvare musulmani dai massacri, sono gruppi come lo Stato islamico, al Qaida e Boko Haram che uccidono i musulmani. Poi c’è chi dice che i terroristi sono guidati dalla povertà. Ma così dicendo si ignora il fatto che molti di questi terroristi hanno goduto dei vantaggi dati dalle loro famiglie prospere e dall’istruzione occidentale.
Sia chiaro, non sto dicendo che queste questioni non sono importanti. Ma non illudiamoci. Possiamo anche cercare di risolvere o affrontare queste questioni, e alcuni nel nostro paese e altrove continueranno a essere attratti dall’estremismo islamista. No, dobbiamo essere chiari. La causa principale della minaccia che stiamo affrontando è l’ideologia estremista per se stessa. E i giovani ne sono attratti per quattro ragioni principali.
Primo: come tutte le dottrine estreme, anche questa può sembrare energizzante, soprattutto tra i giovani. Vedono video che lodano lo Stato islamico come uno stato pioniere che sta conquistando il mondo, che crea celebrità attraverso assassinii violenti. Così oggi non soltanto abbracciano l’estremismo islamista, ma hanno anche a disposizione nello Stato islamico una sua espressione vibrante e viva. Due: non bisogna per forza credere nella violenza barbarica per essere risucchiati dall’ideologia. Nessuno diventa un terrorista da un punto di partenza preciso. Si parte sempre da un processo di radicalizzazione. Quando si guarda nel dettaglio il background di chi è accusato di terrorismo, è chiaro che molti di questi sono stati influenzati da quel che viene definito estremismo non violento. Si può cominciare ascoltando le teorie del complotto antisemite e poi svilupparle in un’ostilità contro l’occidente e contro i valori liberali, prima di farsi attrarre da un attaccamento alla morte. Detto in altro modo: la visione estremista del mondo è una porta d’ingresso, e la violenza è la destinazione finale. Tre: chi segue questa ideologia sopraffà le altre voci nel dibattito musulmano, soprattutto chi si oppone all’estremismo. Ci sono tante voci forti e positive tra i musulmani che stanno venendo cancellate. Provate a chiedervi: com’è possibile che quando dei giovani londinesi lasciano la loro casa per andare a combattere con lo Stato islamico il dibattito finisca sempre per essere sugli errori dei servizi di sicurezza? E com’è possibile che dopo i fatti tragici di Charlie Hebdo a Parigi siano stati spesi mesi a discutere i limiti della libertà d’espressione e della satira invece che del fatto che i terroristi hanno fatto delle esecuzioni punto e basta? Quando lasciamo che siano gli estremisti a stabilire il dibattito in questo modo, ci si può meravigliare del fatto che l’ideologia crei interesse e attrazione? Quarto: c’è anche la questione dell’identità. Per quanto la nostra sia una democrazia multirazziale e multireligiosa, dobbiamo confrontarci con la tragica verità: ci sono persone nate e cresciute qui che non si identificano con il Regno Unito, che non si sentono legate alle altre persone di qui. C’è un pericolo in alcune delle nostre comunità: puoi vivere tutta la tua vita avendo ben poco a che fare con altre religioni e altre formazioni. Così quando gruppi come lo Stato islamico cercano di arruolare giovani alla loro causa velenosa, possono offrire a loro quel senso di appartenenza che manca a casa, rendendoli più suscettibili alla radicalizzazione e anche alla violenza contro altri britannici verso cui non sentono alcuna lealtà.
Ecco che cosa dobbiamo dunque affrontare, un’ideologia radicale che non soltanto è sovversiva, ma può anche sembrare eccitante, che risucchia le persone dalla non violenza alla violenza, che mette a tacere le voci moderate e che si può alimentare con i dibattiti sull’identità e sui fallimenti dell’integrazione. Dobbiamo affrontare tutti questi quattro punti, così possiamo sconfiggere l’estremismo. (…)
Prima di tutto ogni strategia per combattere l’estremismo deve fronteggiare, a testa alta, l’ideologia estrema che lo sostiene- Dobbiamo considerare tutti i pezzi, la visione del mondo, le teorie cospirazioniste e sì, la cosiddetta parte “glamorous”. E nel farlo non dimentichiamoci la nostra arma più forte: i nostri valori liberali. Dobbiamo trattare il loro estremismo per quel che è, un sistema di credenze che glorifica la violenza e soggioga le persone. Dobbiamo contrastare la bigotteria, l’aggressione, la teocrazia con i nostri valori. Abbiamo, nel nostro paese, una convinzione molto chiara e dobbiamo promuoverla fiducia con sempre maggiore. Da qualunque parte arriviamo, qualsiasi sia il nostro retroterra, qualsiasi sia la nostra religione, ci sono cose che condividiamo. Siamo inglesi, rispettiamo la democrazia e lo stato di diritto, crediamo nella libertà di parole, nella libertà di stampa, nella libertà di preghiera, nei diritti uguali indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla sessualità o dalla fede. Crediamo nel rispetto delle diverse religioni ma allo stesso modo ci aspettiamo che queste religioni sostengano la “way of life” del Regno Unito. Questi sono i valori britannici. La nostra libertà deriva dalla democrazia parlamentare, lo stato di diritto esiste grazie alla nostra giustizia indipendente, questa è la casa che costruiamo insieme.
Che voi siate musulmani, indù, ebrei, cristiani o sikh, che voi siate nati qui o all’estero, possiamo tutti sentirci parte dello stesso paese, e dobbiamo tutti difendere i nostri valori con fiducia e orgoglio. Dobbiamo tutti sfidare le assurde teorie del complotto degli estremisti: il mondo non sta complottando contro l’islam, i servizi segreti non sono dietro agli attacchi, non vogliamo criminalizzare o spiare i bambini musulmani. Questa è paranoia. I nostri sistemi di prevenzione vogliono dare il potere agli insegnanti e ai genitori di proteggere i bambini da ogni forma di estremismo, che sia islamista o neonazista. (…) Chi continua a dire che ci sono piani contro l’islam tenta di svilire i nostri valori condivisi e di far sì che i musulmani non si sentano a loro agio qui, e non lasceremo che queste teorie del complotto vincano.
Dobbiamo anche “de-glamourizzare” la causa estremista, soprattutto lo Stato islamico. E’ un gruppo che lancia la gente giù dai palazzi, che la brucia viva, i suoi uomini stuprano le ragazze minorenni e uccidono le donne a sassate. Questo non è un movimento pioniere, è feroce, brutale e ha una esistenza fondamentalmente ripugnante. E questo è un messaggio a tutti i ragazzi che qui in Gran Bretagna stanno pensando di andare da loro – non sarete dei membri bene accetti di un movimento. Siete carne da cannone per loro. Vi useranno. Se sei un ragazzo, ti faranno il lavaggio del cervello, ti metteranno addosso una bomba e ti faranno esplodere. Se sei una ragazza, ti schiavizzeranno e abuseranno di te. Questa è la realtà malata e brutale dello Stato islamico.
Quando in autunno presenteremo la nostra strategia contro l’estremismo, queste sono le cose che cercheremo di fare: utilizzare persone che davvero comprendono la natura di una vita vissuta con lo Stato islamico per spiegare ai giovani e ai più vulnerabili la realtà brutale di questa ideologia; rafforzare le comunità siriane, irachene e curde nel Regno Unito in modo che possano parlare di quel che lo Stato islamico fa nei loro paesi; contrastare questa ideologia sul territorio con programmi specifici di deradicalizzazione.
Voglio anche confrontarmi con questa ideologia nelle prigioni e online. Dobbiamo ripensare dall’inizio quel che facciamo nelle nostre carceri contro l’estremismo. E le nostre compagnie di internet devono fare di tutto per identificare potenziali terroristi online. Molti dei loro modelli commerciali sono costruiti su piattaforme che controllano i dati personali, che li impacchettano e li vendono a terze parti. Compagnie che quando devono fare quel che è buono per il loro business, sono contente di inventare tecnologie per tracciare quel che noi amiamo o disprezziamo. Ma quando si tratta di fare lo stesso per combattere il terrorismo, ci viene detto che è troppo difficile. Be’, non me la bevo, questa cosa. (…)
Se tutti vogliamo combattere l’ideologia estremista islamista, dobbiamo anche accettare il fatto che dovremo entrare in dibattiti poco confortevoli, soprattutto quelli culturali. Troppo spesso ci è mancata la forza di rafforzare i nostri valori, per paura che potessero causare qualche offesa. Il fallimento in passato nell’affrontare l’orrore dei matrimoni forzati è un caso esemplare. Così come mi urta la brutalità della mutilazione genitale femminile (…)
Nel contrastare l’estremismo islamista, una parte fondamentale della nostra strategia è di occuparci dei suoi due volti, quello non violento e quello violento. Questo significa che dobbiamo anche occuparci di quelle organizzazioni che non difendono la violenza, ma che comunque promuovono altre parti dell’estremismo. Dobbiamo dimostrare che se dici “condanno la violenza, ma l’infedele è un essere inferiore”, o “la violenza a Londra non è giustificata, ma gli attacchi suicidi in Israele sono un’altra faccenda”, anche tu sei parte del problema. Che tu lo voglia o no, e spesso lo vuoi, stai dando sostegno a chi vuole la violenza. Trovo per esempio notevole che alcuni gruppi dicano “Non sosteniamo lo Stato islamico” e pretendano che questo provi le loro credenziali antiestremismo. Anche al Qaida non sostiene lo Stato islamico. Possiamo far scendere la nostra barra fino a questo livello? Condannare le uccisioni di massa o gli stupri delle ragazze non è sufficiente a dimostrare che vuoi sfidare e combattere gli estremisti. Dobbiamo chiedere che queste persone condannino anche le teorie del complotto, l’antisemitismo e il settarismo. Essere determinati in questo significa proprio difendere i nostri valori. Dobbiamo combattere ogni singola parte dell’odiosa ideologia propagandata dai neonazisti, perché non dovremmo farlo con questo estremismo? Lo stato ha un ruolo cruciale in questo.
[**Video_box_2**]David Cameron ha poi dettagliato le misure principali per rafforzare i poteri dei genitori nel controllare i figli, compreso il ritiro dei passaporti; per identificare e punire i predicatori d’odio; per rafforzare le voci moderate nelle comunità musulmane, quelle che non soltanto vogliono combattere l’estremismo ma anche “attivamente incoraggiare la riforma dell’islam”; per costruire una società più coesa in cui anche i più giovani possano riconoscersi ed essere così meno vulnerabili nei confronti dell’estremismo.
Ecco come penso che sia possibile vincere questa battaglia della nostra generazione. Combattere l’ideologia estremista difendendo e promuovendo i valori britannici condivisi, comprendendo l’estremismo in tutte le sue forme, violente e non violente. Rafforzando le voci moderate e riformatrici che parlano per la grande maggioranza dei musulmani e vogliono risanare la loro religione. E affrontando le crisi di identità che alcuni giovani sentono mettendo insieme le nostre comunità e offrendo opportunità a tutti. E spero di aver spiegato come tutti dobbiamo contribuire a questo processo: non è un compito per alcuni di noi, è per tutti. Naturalmente le comunità musulmane hanno un ruolo cruciale, sono anche parte della soluzione. Ma lo stato deve affrontare i fallimenti, come l’estremismo nelle scuole. Ci vuole la polizia che punisca i crimini, ci vogliono le università che si alzino contro l’estremismo, ci vogliono i media che forniscano piattaforme per voci diverse e ci vogliono anche le compagnie di internet che facciano la loro parte. Insieme, possiamo farcela. Il Regno Unito non si è mai fatto piegare dalla paura, dal terrore o dall’odio. La grande determinazione britannica ha sconfitto Hitler, ha sconfitto il comunismo, ha fatto uscire gli attacchi dell’Ira dalla nostra vita quotidiana. Abbiamo affrontato e vinto le aggressioni e le tirannie. Non abbiamo mai accettato compromessi sui nostri valori o sul nostro stile di vita, e continueremo a non farlo. Insieme sconfiggeremo l’estremismo e costruiremo un paese più forte e unito, per i nostri figli, per i nostri nipoti e per tutte le generazioni che verranno.
David Cameron è il primo ministro del Regno Unito.