Tradimenti estivi all'Eliseo (si scherza)
Parigi. Laure Bretton, cronista politica tra le più informate e puntute del quotidiano Libération, ha consacrato oggi due pagine al primo ministro socialista, Manuel Valls, giungendo alla conclusione che dopo mesi di incertezze, distonie e sfasamenti con il capo di stato, l'inquilino di Matignon si sia finalmente “hollandizzato”, integrato, non sia più una voce solitaria, o peggio un infiltrato come pensa tuttora l'ala giacobina del Ps, ma un fedele numero due pronto ad accompagnare Hollande alle elezioni presidenziali del 2017 senza fare brutti scherzi. Tuttavia, in molti a Parigi si stanno chiedendo se ieri Laure, mentre scriveva il pezzo, non abbia calcato un po' troppo la mano, non abbia insomma esagerato con quel termine, “hollandisé”, poco simile al premier Valls, alla luce di quanto mostrato dal presidente socialista in questi primi tre anni all'Eliseo. E poi: siamo così sicuri che lui, il “catalano” che figura in cima alle personalità politiche di sinistra preferite dai francesi, non stia riservando qualche pensiero proibito? Nei salotti del Tout-Paris è tutto un bisbigliare sulle brame presidenziali del fautore della svolta decisionista della gauche francese, pettegolezzi e rumors più o meno confermati non smettono di rincorrersi, e in fondo non è così ingiustificato tutto questo sospettare, perché la storia della Cinquième République è costellata di tradimenti clamorosi, baci rubati, amplessi proibiti e vendette spietate.
Una spolverata ai ricordi di questa quasi sessantenne Cinquième République di Francia, mai così incerta su chi potrà guidarla nel 2017, l'ha data il settimanale Marianne nel suo ultimo numero, sbattendo il primo ministro in prima pagina sovrastato dalla domanda che tormenta tutta Parigi: “Valls ucciderà Hollande?”. E’ la questione di cui nessuno parla (ufficialmente), ma a cui tutti pensano, soprattutto a Matignon. Mentre gli altri media continuano a concentrarsi sulla “ripresidenzializzazione di Hollande” e sul suo aver riacquistato una certa dose di fiducia agli occhi dei francesi durante la gestione della crisi greca, Marianne ha sottolineato quanto Valls abbia assunto un tono e una caratura presidenziale in seguito al celebre discorso del 13 gennaio all'Assemblea nazionale, accolto con una standing-ovation da tutto l'emiciclo. C'è un prima e un dopo gennaio 2015 per tutti i francesi, e ancor di più per il primo ministro. C'è soprattutto un sms, quello del deputato Ps, Malek Boutih, in tarda serata, all'uscita del Palais Bourbon: “La storia ti tende la mano. Cogli l'occasione”. E c'è una confessione dello stesso Valls a Marianne in un afoso pomeriggio di luglio: “Quegli eventi (gli attentati islamisti di gennaio, ndr) mi hanno segnato. Da gennaio, la gravità si è insediata in me. Non mi ha più abbandonato”.
[**Video_box_2**]L'Eliseo lo teme, Matignon sogna con lui, scrive Marianne, la sua determinazione e i suoi discorsi così giusti e incisivi sulla laicità, la religione, la libertà d'espressione, l'identità francese, la lotta contro l'islamismo, la difesa dei valori repubblicani, hanno offuscato il capo di stato e lasciato un segno nell'animo dei francesi. “Lealtà istituzionale e azione”, risponde Valls quando viene stuzzicato sulle sue ambizioni presidenziali e sul suo rapporto con François Hollande. Ma tra i due la discrepanze erano già ampie nel 1997 quando l'attuale premier era stato chiamato da Lionel Jospin a Matignon come consigliere della comunicazione, e Hollande ricopriva il ruolo di primo segretario del Partito socialista. Quest'ultimo accusava il primo di essere il cavallo di Troia del blairismo nel Ps, lo stesso Valls con il quale aveva condiviso per due anni lo stesso ufficio di rue de Solferino, sede del Partito socialista. Oggi la coabitazione tra Hollande e il suo primo ministro sembra andare per il verso giusto, ma l'elenco delle pugnalate alle spalle nella Francia della Quinta Repubblica è un elenco lungo e succulento: Jacques Chirac e Valéry Giscard d'Estaing, Laurent Fabius e Lionel Jospin e per restare ancorati all'attualità Nicolas Sarkozy e François Fillon. Dice l'ex consigliere dell'Eliseo Aquilino Morelle a Marianne: “Vi siete posti la domanda che tutta Parigi si pone. Perché Valls dovrebbe essere il solo a non porsela?”.