Donald trump (foto LaPresse)

Argomenti per una misurata tensione misogina (Donald Trump a parte)

Giuliano Ferrara
Donald Trump è un noto tamarro, e se gli americani dovessero eleggere quel riporto ambulante presidente o anche solo candidato repubblicano mi strapperei i capelli. Ciò non toglie che il parlare delle donne, il parlare con le donne, il parlare contro le donne sia una questione di stretta e pertinente attualità e problematicità, non uno scandalo, la violazione intollerabile di un tabù.

Donald Trump è un noto tamarro, e se gli americani dovessero eleggere quel riporto ambulante presidente o anche solo candidato repubblicano mi strapperei i capelli. Ciò non toglie che il parlare delle donne, il parlare con le donne, il parlare contro le donne sia una questione di stretta e pertinente attualità e problematicità, non uno scandalo, la violazione intollerabile di un tabù. Molti si esercitano, sopra tutto maschi, nell’arte della blandizie sociale e ideologica verso il genere femminile, e trattano la faccenda come se si dovesse estendere semplicemente alle donne la giusta misura di rispetto dovuta alle minoranze razziali o sessuali o diversamente abili o quanto altro vogliate di eccentrico rispetto a presunte normatività. Ma le donne non sono una minoranza, sono la maggioranza e sono il nostro destino, inteso poeticamente e naturalisticamente come origine, nostalgia, amore, compagnonnage e principio del piacere. Sono anche salotto, chiacchiera, cultura, potere, sono il rimosso e l’esplicito, il solare e l’opaco della condizione umana. Massaie o cortigiane, manager o persone pubbliche a diverso titolo, soggetti e oggetti (come tutti) della vita moderna, impiegate e passanti, operaie e ragazze e madri di famiglia, le donne meritano l’affilatura degli argomenti, la galanteria fresca e non untuosa, e possono sopportare senza paura l’urto del desiderio e la vena sottile della misoginia maschile, una certa diffidente distanza, oltre che numerosi altri rischi del vivere e dell’essere. La protezione loro dovuta per tradizione e istinto biologico non deve mai sovrabbondare, eccedere nel vizio del patrocinio o addirittura di un mal dissimulato lenocinio.

 

Diritti classici e giudicanti possono senza danno essere rivendicati, basta che non siano self-righteous o violenti, volgari, e che siano perfettamente reversibili a carico di chi se ne avvale. Che quella lì sia “una stronza perfetta” è cosa che non può essere espulsa dal linguaggio: di stronze perfette, in un senso specificamente femminile, ne conosciamo tutti e tutte a bizzeffe. Che una particolare petulanza si sia combinata con gli effetti mirabili della presa di parola femminile, è fatto accertato e verificabile in ogni situazione sociale, dalla famiglia alla spiaggia. I maschi moltiplicano da anni le loro sciocchezze, i loro misfatti di stile e di condotta personale, ma le femmine hanno acquisito uno spazio reale e mentale inaudito e non possono essere risparmiate, perché noblesse oblige, da uno scrutinio severo e se necessario ridanciano e sarcastico.

 

[**Video_box_2**]Posto che a scriverlo sia un sentimentale senza complessi, un maschio galante e decoroso, un bel saggio sulla misoginia, sulle sue sfumature di verità, sarebbe il benvenuto, magari al posto di tanti raccontini minimalisti sull’amicizia tra i generi. E’ bello che le donne, perdonate, ci perdonino. Ma è imperdonabile che godano di un trattamento superstizioso, che la loro malizia sia sempre celebrata e mai discussa come farina del sacco del diavolo. Il chisciottismo è letteralmente e letterariamente meraviglioso. Le più belle avventure sono quelle dei cavalieri erranti capaci di dedicare tutto alla loro donna, che tutto rende possibile nella strategia di salvezza il cui prototipo è Maria Vergine. Ma Dulcinea del Toboso è una stupenda creatura di fantasia e di pazzia, c’è sempre bisogno di noi Sancho Panza, scudieri odorosi di pane formaggio e cipolle e molto vino, pronti a ricordare che il suo vero nome è quello di una battona qualunque, Aldonza Lorenzo. La grandezza immortale del genere femminile, il genere della generazione, non è altro che questa tensione, nella quale entra anche una discreta norma di misoginia, tra il reale e l’ideale. Spegnere quell’energia è un crimine contro l’umanità e una deprimente resa a un’idea marginale e sociologica della donna.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.