Terrore domestico
Roma. Domenica due estremisti israeliani già arrestati dallo Shin Bet, i servizi di sicurezza interni, sono stati sottoposti a un tipo di detenzione amministrativa senza processo che durerà sei mesi. I due, Meir Ettinger e Eviatar Slonim, assieme a un terzo uomo fermato giovedì scorso, sono accusati di fare parte di quel contesto terrorista da cui è partito l’attacco incendiario che la notte del 31 luglio ha ucciso il palestinese Saad Dawabsheh e il figlioletto di 18 mesi in casa loro. Nel passato recente hanno pubblicato materiale che incita all’odio e alle aggressioni contro lo stato israeliano, considerato una minaccia perché un giorno potrebbe ordinare ai settler di ritirarsi dalla West Bank. Ettinger teorizza “la Rivolta” contro le istituzioni – è anche il nome del suo manifesto d’azione – per far deflagrare la violenza, portare le autorità al collasso e costruire un ordine nuovo.
Secondo il gruppo di legali che difende i tre estremisti questa detenzione senza giudizio, che è applicata a centinaia di palestinesi, è rischiosa perché “per ora le detenzioni sono tre, ma nei prossimi giorni il numero potrebbe salire a trenta, o a trecento”. La decisione di applicare la misura anche a cittadini israeliani è stata presa dall’esecutivo del primo ministro Benjamin Netanyahu, che sui media sta usando toni molto duri. Il ministro della Giustizia, Ayelet Shaked, criticata in passato per le sue posizioni contro i palestinesi, dice che i responsabili materiali dell’attacco incendiario “meritano la pena di morte”. L’ex capo dello Shin Bet, Yuval Diskin, in un post su Facebook scrive che tra i settler ci sono estremisti che vogliono la formazione di uno stato parallelo a quello di Israele: anarchico, violento e antigovernativo.
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