Hillary coglie la donna al balzo
New York. L’occasione era talmente invitante che Hillary ha fatto l’impensabile: rispondere alle domande dei giornalisti. Nella conferenza stampa del New Hampshire s’è adagiata placidamente sull’opinione dominante a proposito degli oltraggi maschilisti di Donald Trump, tratto ricorrente del ciuffo più rumoroso d’America sottolineato ancora una volta dal dibattito con Megyn Kelly, incastonato dentro al più generale dibattito di Fox News. Lo scambio ad alta intensità in diretta televisiva è diventato una zuffa da trivio quando si è trasferito sui social network e poi un serissimo dibattito culturale sulla condizione femminile nei giornali agostani a corto di idee. Hillary è saltata sul carro senza indugi. Non le pareva vero di potersi mostrare come la paladina dell’universo femminile facendo leva sulla anchorwoman di punta della macchina della propaganda repubblicana, ripudiando contemporaneamente “l’oltraggioso” Trump, che della famiglia Clinton è stato a lungo amico e benefattore. Anzi, è stato amico in quanto benefattore, tanto che Trump in favore di telecamera ha spiegato con il suo fare outspoken che la sua strategia è stata sempre quella di comprarsi le alleanze politiche con generose donazioni.
Per Hillary, Kelly è stata “incredibilmente impressionante”, una bionda valchiria che non ha paura di uscire dal canovaccio ideologico del suo network per andare a stanare un nemico delle donne, sbattendogli in faccia tutte le offese, dalla “grassa scrofa” ad “animali disgustosi” fino ad altre irripetibili nella puritana televisione americana, e mettendolo con le spalle al muro. Come se ce ne fosse stato bisogno, Trump ha prima fatto il diavolo a quattro su Twitter per il trattamento “ingiusto” e “non professionale” che gli è stato riservato, poi ha portato al parossismo la polemica dicendo che Kelly “aveva il sangue che le usciva dagli occhi, le usciva sangue ovunque”. Uscita greve perfetta per provocare altre prese di distanza. Intanto, mentre il pater familias di Fox, Roger Ailes, rassicurava al telefono Trump, dicendo che il network lo tratterà in modo equo, Kelly era stata eletta eroina nazionale ed epigono del giornalismo a schiena dritta, e quando questi elementi narrativi s’incrociano Hillary non può mancare l’appuntamento. Tanto più che Kelly non s’è mossa di un passo dalle sue posizioni, registrando che lei e Trump “agree to disagree”, formula corretta per mandarsi a quel paese. Niente scuse, niente ripensamenti. Così l’intemerata di un piazzista di sentimenti biliosi ha dato origine al contrattacco globale del mondo femminile, e scaltramente Hillary non si è fermata all’episodio in sé, non ha contrattaccato nel terreno fangoso del trumpismo, ma è andata oltre. “Quando uno dei loro candidati più importanti, uno più giovane, senatore della Florida, dice che non ci dovrebbero essere eccezioni nella legge sull’aborto per le vittime di uno stupro o di incesto, è la cosa più offensiva e preoccupante che puoi sentire da un candidato alla presidenza”, ha detto riferendosi a Marco Rubio. Ecco l’ardita operazione clintoniana: dire che Trump è un giullare, ma allo stesso tempo far intendere all'elettorato più distratto che i suoi eccessi populisti in realtà pescano dal pericoloso bacino ideologico in cui anche sguazzano anche gli altri candidati più posati e alfabetizzati. Trump è solo il fenomeno più osceno scaturito dal comune noumeno conservatore. “Il linguaggio è più sgargiante e più offensivo, ma il pensiero, l’atteggiamento nei confronti delle donne è lo stesso. Soltanto ci viene consegnato con un packaging differente”, ha detto Hillary, esplicitando la logica dell’esagerazione del fenomeno Trump, una specie di bocca della verità del partito repubblicano, quello che dice senza filtro ciò che gli altri celano dietro circonlocuzioni accettabili.
[**Video_box_2**]Anche tralasciando la baruffa che ha riaperto la questione, l’impostazione delle domande di Kelly quando si discuteva del corpo delle donne e affini sembrava ricalcata da un manuale ideologico di Planned Parenthood: “Vorrebbe davvero lasciare morire una madre invece di avere un aborto? E con l’83 per cento degli americani a favore dell’eccezione per il rischio di vita della madre, non è troppo fuori dal mainstream su questo tema per vincere l’elezione generale”, ha chiesto a Scott Walker. Il team Clinton ha intravisto la possibilità inedita di salire sul carro trascinato dalla locomotiva di Fox. Per ribadire con più forza che lei è la candidata delle donne, per le donne, con le donne. Tutti gli altri sono soltanto dei Trump un po’ meno rumorosi.
I conservatori inglesi