Professor Referendum. E' di Lessig l'ultima candidatura eccentrica alla Casa Bianca
Dal Creative Commons al "creative president" il passaggio è breve se ci si chiama Lawrence Lessig. Il giurista americano, direttore della Edmond J. Safra Foundation Center for Ethics dell'Università di Harvard, ha annunciato qualche giorno fa la sua candidatura alle primarie del Partito democratico per le Presidenziali 2016. Una candidatura però che è un unicum nel panorama politico contemporaneo, creativa, da una botta e via. Perché Lessig non punta alla presidenza in quanto tale, non la vuole, non ha un programma, non lo vuole avere. Se sarà eletto lascerà il suo posto subito dopo aver raggiunto l'unico obiettivo che si è posto candidandosi: "Rendere più democratica l'America". Il mezzo è l'approvazione del Citizen Equality Act, un pacchetto di riforme che prevede modifiche dell'organizzazione e del finanziamento delle elezioni politiche statunitensi. Tre sono i punti cardine della sua idea di cambiamento: uguaglianza nel diritto di voto (da raggiungere attraverso la registrazione automatica dei votanti e facendo diventare il giorno delle votazioni una festività nazionale), uguaglianza nella rappresentanza ed elezioni finanziate direttamente dai cittadini.
Il docente che dai primi anni duemila aveva iniziato una campagna prima di sensibilizzazione e poi di cambiamento del concetto di diritto d'autore, per adeguare la normativa allora vigente al cambio di fruizione dei contenuti culturali con l'avvento del web, ha deciso di cambiare battaglia: basta con copyright e copyleft, con tradmark e web frequency, il nuovo terreno di lotta è la corruzione interna al sistema politico americano. Ecco dunque il motivo della sua candidatura per una presidenza lampo, cercare di ridare peso all'elettorato americano tramite una ricostruzione dei pilastri della democrazia rappresentativa che, a suo avviso, sarebbero ormai influenzati dai bisogni dei cittadini, ma dagli interessi dei grandi gruppi finanziatori dei principali partiti.
La corsa di Lessig verso la Casa Bianca si presenta come un'estremizzazione della campagna elettorale di Obama nel 2009: lontananza dai grandi gruppi finanziari, crowdfunding per piccole donazioni di privati cittadini per finanziarsi, trasparenza nei conti e il far trasparire l'idea di apprestarsi a fare una rivoluzione epocale.
[**Video_box_2**]Qualcosa di simile a quanto già provato da Eugene McCarthy, il primo abbozzo di quello che in America chiamano il Referendum President, che dopo la fine del governo Lyndon Johnson, nel 1968 aveva deciso di sfidare l'ex inquilino della Casa Bianca su un unico punto di programma: farla finita con la Guerra in Vietnam. La parabola di McCarthy si interruppe alle primarie, vinte da Humbert Humphrey, ma il suo ingresso in campo fu decisivo per far abbandonare la corsa del presidente uscente e soprattutto per rendere il discorso sulla guerra centrale nel dibattito elettorale. Un dibattito che fece collassare il partito democratico e consegnò il paese alla "maggioranza silenziosa" evocata da Nixon.
Donald Trump e tutto il partito repubblicano sperano che la storia si ripeta. Perché se la candidatura di Lessig sembra perdente a priori, i temi potrebbero spostare alcuni equilibri che sembrano essere ormai stabili all'interno dei democratici. Da un sondaggio della CBS è emerso infatti che il 62 per cento degli elettori democratici e il 44 per cento di quelli repubblicani sono favorevoli a una revisione del sistema di finanziamento ai partiti. Lessig aspetta un "socio" per il cambiamento, un vicepresidente che accetti di governare al suo posto o un candidato che sposi in pieno la sua campagna. Intanto prova a smuovere voti e coscienze.