La mossa di Trump
Roma. Domenica il candidato repubblicano Donald Trump ha presentato sul sito della sua campagna un piano durissimo contro l’immigrazione e a distanza di quattro giorni è riuscito in due risultati singolari. Trump ha imposto una scelta molto delicata ai rivali che lo sfidano per la vittoria nelle primarie di partito. Ora devono decidere se inseguirlo (in ritardo) sulla strada della durezza e quindi perdere il favore dell’elettorato ispanico oppure accettare di sembrare più deboli adesso e sperare che la mossa faccia la differenza più tardi, nelle urne – memori della grande lezione del voto 2012: gli elettori ispanici sono tanti e alla fine fanno pendere l’ago della bilancia in modo decisivo.
A scrivere quest’analisi è il New York Times, e non uno dei polemisti conservatori a cui Trump sta strappando commenti estatici (vedi Ann Coulter, che dopo aver letto la proposta per l’immigrazione ha scritto su Twitter: “Un nuovo giorno è sorto sull’America”). Il magnate era entrato in gara come freak destinato a sgonfiarsi – cosa che potrebbe succedere e succederà, ma non ora – e gli altri candidati sono costretti a fare ragionamenti seri sulle sue mosse.
Con la sua proposta Trump ha anche messo l’immigrazione al centro della scena, sarà uno dei dossier principali che decideranno le primarie repubblicane. C’è il calcolo politico, perché il tema include un mix di economia, populismo, relazioni con il resto del mondo e concretezza nella vita quotidiana che attrae consensi. E c’è anche che non se ne può non parlare, come si scopre anche da questa parte dell’Atlantico.
I conservatori inglesi