Server del potere
Lo scandalo mail segrete promosso da “disturbo” a problema azzoppa-Hillary
Roma. Martedì Hillary Clinton ha incontrato i giornalisti a Las Vegas – è un fatto raro – ed è stata messa in imbarazzo dalle domande a proposito della posta elettronica di quando era segretario di stato. L’intera faccenda delle email segue l’ex senatrice da mesi, da ancora prima che si candidasse: la sua posta conteneva informazioni del governo classificate come segrete e però era conservata dentro un suo server privato e quindi non sicuro. Fino a martedì la questione era ai margini del dibattito e ancora nel novero delle faccende che non contano, adesso è un problema serio e ha il potenziale per azzoppare la candidatura di Clinton.
Alla domanda diretta: “Ha ripulito il server prima di consegnarlo al dipartimento di Giustizia?”, Hillary ha tentato di cavarsela con una battuta: “Ripulito con uno straccio?”. E poi: “Non conosco per niente come funziona”. Ma la battuta, il tono e la scusa non hanno funzionato (la risposta in ogni caso è sì, c’è stato un tentativo di cancellare i dati) e questo alza ancora di più l’attenzione. Lo staff dietro il podio continuava a dire ai giornalisti che Hillary non aveva più tempo, ma lei ha continuato a rispondere. Il punto è che non ha una risposta inattaccabile. Non era obbligata a usare un server del governo – adesso è obbligatorio – e il contenuto delle email è stato etichettato come segreto soltanto dopo, quindi tecnicamente non c’è divulgazione intenzionale di segreti. Ma per chiunque lavori nell’Amministrazione americana c’è la certezza di attacchi informatici da parte di hacker e servizi segreti stranieri e la possibilità di una fuga di segreti è considerata come una colpa anche legale. L’Fbi la settimana scorsa ha cominciato a investigare sul caso e questo fatto elettrizza i titolisti. “Non c’è niente di cui preoccuparsi”, dice Clinton, “questa cosa si spegnerà da sola”. Ma il mantra non funziona.
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