Lo scrittore algerino Boualem Sansal

Benvenuti nell'Abistan islamico, dove “Soumission” sembra quasi dolce

Mauro Zanon
Michel Houellebecq dice che è appena uscito un romanzo che è "molto peggio" del suo "Soumission". E' "2084" di Boualem Sansal, che racconta il "vero totalitarismo islamico"

Parigi. Michel Houellebecq, ospite sabato sera della trasmissione cult “On n’est pas couché” su France 2, ha dichiarato che oggi “scriverebbe qualcosa di peggio” di “Soumission”, che se dovesse ricominciarlo da zero la sua previsione sul futuro islamico della Francia sarebbe più cupa rispetto allo spaccato emerso dal libro (pubblicato in Francia durante l’attentato degli islamisti di Charlie Hebdo). Nel farlo, lo scrittore francese, premio Goncourt nel 2010 per “La carta e il territorio”, ha evocato a titolo comparativo un altro libro uscito da poco per le edizioni Gallimard, “che sta leggendo” e che “è molto peggio” di “Soumission”: “2084”. La Fin du monde” dell’algerino Boualem Sansal, dove quest’ultimo, sottolinea Houellebecq, descrive “un vero totalitarismo islamico” e non “uno stato musulmano dolce” come quello guidato da Mohammed Ben Abbes, vincitore delle elezioni francesi in “Soumission”.

 

Nell’ultimo romanzo dello scrittore algerino che ha trovato in Francia la sua consacrazione letteraria (in Algeria le sue opere sono state messe al bando e nel 2012 è stato privato del Prix du Roman Arabe per il solo fatto di essersi recato in Israele al Festival degli scrittori di Gerusalemme), non c’è nessuna sottomissione dolce, nessuna alleanza tra la Fratellanza musulmana del moderato Ben Abbes e la grosse koalition di neogollisti, socialisti e centristi, ma il governo mondiale degli estremisti islamici e la sottomissione totale alle loro norme. Il richiamo è chiaramente a “1984” di George Orwell. Solo che cento anni dopo non ci sono più l’Oceania, l’Eurasia e l’Estasia, ma solo l’Abistan. Non c’è più un partito unico con a capo il Grande Fratello, ma il dominio incontrastato degli islamisti secondo la volontà di un nuovo Dio, Yölah, con un nuovo profeta, Abi, una nuova lingua, l’abilang, un nuovo libro santo, il Gkabul.

 

“La rivelazione è una, unica e universale. Non richiede aggiunte, revisioni, e nemmeno la fede, l’amore e la critica. Solo l’Accettazione e la Sottomissione”, titolo primo, capitolo 12, versetto 2 del Gkabul. 2084 sarà l’anno della Grande Guerra Santa contro la Grande Miscredenza che ha spazzato via le precedenti civiltà e imposto il regno del “non pensiero” nella sottomissione alla volontà di Yölah e del suo rappresentate sulla terra, il profeta-delegato Abi. “Secondo la mia analisi, è il totalitarismo islamico che avrà la meglio perché fa leva su una divinità e una gioventù che non ha paura della morte, mentre la mondializzazione si appoggia sui soldi, sul confort, sulle cose futili e deperibili”, ha detto Sansal all’Afp. “2084. La Fin du monde” è un romanzo, ma “la dinamica della mondializzazione musulmana si sta sviluppando”, ha aggiunto l’autore algerino. E’ sotto i nostri occhi, basta guardarci intorno. “Il terreno da osservare è l’Europa. Dopo il mondo arabo e l’Africa, l’islamismo si propaga anche in occidente con una presenza fisica e sempre più visibile di uomini barbuti, di donne col velo e di negozi halal”.

 

[**Video_box_2**]Nell’Abistan, il paese immaginato da Sansal dove tutti sono sottomessi alla crudele legge divina di Yölah, Abi, il “delegato di Yölah sulla terra”, vigila sul rispetto delle norme islamiste come l’obbligo di pregare nove volte al giorno, e le principali attività consistono in pellegrinaggi estenuanti e in spettacoli di decapitazioni e lapidazioni pubbliche. “La paura di Dio sarà più forte di quella delle armi (…) le persone potranno vivere con poco. Avranno solo bisogno di moschee per pregare, per credenza o per paura”, dice l’autore algerino. Che ha anche un messaggio per l’Europa e per tutti gli intellettuali, giornalisti e politici che sottostimano la minaccia islamista e che per il terrore di essere tacciati di islamofobia si autocensurano e “uccidono il dibattito”. Gli europei “si stanno sbagliando sull’islamismo, così come si sono sbagliati sul comunismo”, ha attaccato Sansal: “Il dibattito è come una pianta: se non viene annaffiato con il contraddittorio, sparisce”.