L'ultima sudata di Valls
E’ stata una gran sudata – letteralmente – la chiusura della conferenza del Partito socialista francese a La Rochelle. Il primo ministro, Manuel Valls, nell’ultimo discorso, quello delle riforme e del rilancio della socialdemocrazia alla sua maniera, si è ritrovato addosso una camicia trasparente, bagnata di sudore, mentre con il fazzoletto si continuava a tergere il viso. I commentatori francesi hanno sprecato ironia – immaginate cosa è accaduto sui social media – mentre Valls ribadiva quel che dice da sempre, cioè che senza riforme e senza un’ispirazione liberale la Francia, e il Ps con lei, non potrà tornare a essere un paese florido e solido.
Ha parlato a lungo del mercato del lavoro, Valls, sulla scia aperta, tra mille contestazioni, dal suo ministro dell’Economia, Emmanuel Macron (in arrivo in Italia a Cernobbio): ci vuole flessibilità, a ogni costo, altrimenti la disoccupazione non calerà mai. E anche se non vengono citate le 35 ore, perché è un tabù inviolabile su cui ci si gioca la carriera è chiaro che al fondo la riforma cruciale s’aggira lì attorno.
Valls fa l’equilibrista, un articolo su Politico parla della doppia vita del premier, quella del riformatore e quella del candidato presidente, ma tutto non si può, bisogna scegliere, forse anche Valls lo sa, ma intanto deve continuare a fare discorsi di principio, identitari, per spiegare che cosa intende lui per sinistra liberale. Di fronte allo scempio in corso nel Labour britannico con la cavalcata del radicalissimo Corbyn, la definizione della sinistra non è affatto un tema astratto, e anzi Valls combatte da sempre contro l’ala radicale del suo partito, che non tollera i suoi tentativi riformatori: questa socialdemocrazia a geometrie variabili non convince granché, sentenzia L’Obs.
[**Video_box_2**]Il premier ha avuto un altro assaggio della sua impopolarità sabato sera, quando i giovani del Ps l’hanno contestato, chiedendo le dimissioni di Macron e caldeggiando la candidatura della ex ministra della Giustizia Taubira, magari al posto dello stesso Valls. Lui è abituato, non è certo una novità la fronda – con venature internazionali – che lo azzoppa di continuo, ma ha anche smesso di negoziare: in Parlamento applica procedure che sono tacciate di assolutismo per far passare quei piccoli pezzetti di riforme con cui spera di rilanciare la Francia. E non perde occasione per dire che o si è liberali – e umanitari, come ha ribadito ieri in visita nella “giungla” di Calais al nord – o non si è di sinistra.