L'ex primo ministro della Grecia, Alexis Tsipras (foto LaPresse)

In Grecia Syriza crolla nei sondaggi (e per Tsipras si mette male)

Luciano Capone
Il partito è diviso da una manciata di voti dal nemico giurato di Nuova democrazia. Così i piani dell'ex premier, che voleva ripulire il partito e creare un governo più forte, potrebbero saltare

L’ex primo ministro socialista greco George Papandreou ha dichiarato che non si candiderà alle prossime elezioni politiche con il suo partito Kidiso. Non è una notizia destinata a sconvolgere il panorama politico greco, dato che già alle scorse elezioni di gennaio non aveva superato lo sbarramento del 3 per cento, ma a livello simbolico ha il suo peso: è la prima volta dal 1920 senza un Papandreou sulle schede elettorali. Questa voglia di rinnovamento avrebbe dovuto, almeno nelle sue intenzioni, spingere Alexis Tsipras verso una larga vittoria alle elezioni anticipate, che gli avrebbe permesso di governare con una Syriza 'ripulita' dalla sinistra estrema. Ma, stando ai sondaggi, le cose non stanno andando secondo i piani.

 

Dopo la firma con i creditori europei del terzo piano di salvataggio da 86 miliardi di euro, che ha evitato una nuova bancarotta di Atene e l’uscita dall’euro, la maggioranza a sostegno di Tsipras e il suo stesso partito si sono spaccati, costringendo il premier a chiedere all’opposizione i voti necessari per approvare i termini dell’accordo con l’Europa. A quel punto Tsipras ha deciso di regolare definitivamente i conti all’interno del partito, ripulendololo della fazione più radicale che puntava alla Grexit. Perciò il 20 agosto si è dimesso per portare entro un mese il paese a elezioni anticipate e ottenere una maggioranza ampia e omogenea. Il timing è perfetto: non sono state ancora approvate le misure più dure di austerity e gli avversari sono ancora disorganizzati.

 

Le elezioni del 20 setttembre, le terze in otto mesi, avrebbero dovuto permettere a Syriza, grazie al premio di maggioranza di 50 seggi al primo partito, di superare quota 150 e ottenere la maggioranza assoluta. Nonostante la resa alla troica, Tsipras aveva indici di gradimento molto elevati e Syriza era di gran lunga il partito preferito dai greci. Si sapeva che l’impresa era difficile, ma ora si sta rivelando impossibile. Secondo tutti i sondaggi la distanza che separa Syriza dai diretti avversari di Nuova democrazia (centrodestra) si è ridotta a una manciata di punti, tra l’1 e il 4 per cento. L’avvicinamento tra i due partiti non è dovuto a una crescita di consensi da parte di Nuova democrazia, che anzi è data al di sotto del 27 per cento raccolto alle scorse elezioni e ha un leader provvisorio, Vangelis Meimarakis, senza il carisma di Tsipras né tantomeno di Antonis Samaras, l’ex leader del centrodestra greco. A rendere tirata la corsa è il crollo dei consensi di Syriza, scivolati dal quasi 50 per cento sùbito dopo le elezioni di gennaio al 25 per cento di adesso. Tsipras ha perso molti voti a sinistra con la scissione del partito e la nascita di Unione popolare, guidata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis (con cui si è appena alleata la populista presidente della Camera Zoe Konstantopoulou). E a scappare sono anche gli elettori moderati, che per la prima volta si erano avvicinati a Syriza, ora delusi da com’è stata gestita la trattativa con l’Europa. Le cattive notizie non finiscono qui, perché i sondaggi vanno male anche per l’alleato di governo di Tsipras, il partito di estrema destra dei Greci indipendenti di Panos Kammenos, dato sotto la soglia del 3 per cento.

 

[**Video_box_2**]È certamente vero che i sondaggi in Grecia non sono il massimo dell’affidabilità, anche a causa di un panorama politico molto fluido e frammentato e un elettorato ancora in gran parte indeciso, ma tutte le rilevazioni segnalano una tendenza in calo per Syriza e un Parlamento in cui nessuno avrà la maggioranza assoluta. Tsipras rischia di perdere la sua scommessa anche se dovesse affermarsi come primo partito: nell’impossibilità di allearsi con gli stalinisti del Kke, i neonazisti di Alba dorata o gli anti-euro e anti-memorandum di Unione popolare e senza gli ex alleati dei Greci indipendenti, non gli resterà che formare una grande coalizione con i nemici di Nuova democrazia, Pasok e To potami, quelli che venivano definiti “servi della troica”. Sarebbe l’ultima giravolta di Tsipras, ma l’unica soluzione che permetterebbe di rispettare i termini del memorandum che lui ha firmato.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali