Che sgomitare di think tank a Parigi intorno alla ministra del Lavoro
Parigi. Lilian Alemagna, giornalista politico di Libération ed esperto di sinistra in Francia, ha scritto giovedì che la nomina di Myriam El Khomri alla guida del ministero del Lavoro, dell’Impiego e del Dialogo sociale, è “la sorpresa del capo”, e cioè di François Hollande, il presidente socialista che sull’inversione della curva della disoccupazione si gioca la sua candidatura alle presidenziali del 2017 per un secondo mandato. E in effetti, a Parigi, nessuno credeva che la giovane Myriam, nata a Rabat da madre bretone e padre marocchino, potesse essere propulsata così in fretta ai vertici di un ministero come quello del Lavoro, con quelle cifre nefaste sul numero dei disoccupati – 10 per cento stabile anche per il secondo semestre ha confermato giovedì l’Insee – che non fanno chiudere occhio al primo ministro Manuel Valls. E’ “una grande lavoratrice” ed è “estremamente tenace”, assicura un suo collega ai tempi in cui era al comune di Parigi accanto a Bertrand Delanoë e Anne Hidalgo, ma per molti osservatori la scelta del duo Hollande-Valls è “troppo rischiosa” visti i dossier che la attendono nel suo ufficio di rue de Grenelle.
Va bene giocare la carta della giovane età (è la più giovane dell’esecutivo, ora a maggioranza femminile), va bene lanciare un altro simbolo della “diversité’ sulla scia della titolare dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, va bene promuovere un’eletta dei quartieri popolari che conosce bene le difficoltà occupazionali di quelle zone, ma conferire la responsabilità della delicatissima riforma del mercato del lavoro a una che nel passato è stata soltanto vicesindaco con delega alla Sicurezza e segretario di stato per gli Affari urbani è forse un po’ troppo azzardato, si mormora nei corridoi di Parigi. Al posto di François Rebsamen, ritornato nella sua Digione al precedente ruolo di sindaco, “c’era bisogno di un tecnico”, attacca un responsabile Ps. “Myriam è una grande lavoratrice, ma non è forte a livello teorico. E’ molto rischioso per lei: non conosce nulla del mondo sindacale”. La frangia radicale del Ps avrebbe preferito Jean-Marc Germain, fedelissimo di Martine Aubry, o comunque “qualcuno che ha il peso per opporsi a Macron”. Per Christian Paul, uno dei portabandiera dell’ala sinistra del Ps, quella che considera l’inquilino di Bercy un pericoloso neoliberista, la scelta di Hollande si spiega con la volontà di mettere una figura debole al Lavoro, nascondendo le discutibili competenze di Myriam in materia dietro il suo sorriso e la sua giovane età, affinché l’importantissima riforma del Codice del lavoro venga “pilotata da Matignon, o persino da Macron”. Per altri, come Sarah Proust, consigliere Ps nel Diciottesimo arrondissement, Myriam è invece una che “conosce molto bene la questione del lavoro giovanile”, che “sa mettere attorno al tavolo diversi attori economici e ha il vantaggio di non essere mai stata nella chiesa del Ps. E’ una persona iperpragmatica”. Insomma, una che sa il fatto suo, che non è stata messa al dicastero del Lavoro solo perché è charmante, e che allo stesso tempo può piacere e parecchio al ministro Macron. Il settimanale Marianne ha scritto giovedì che la neo ministra è “Macron-compatibile”, non è imbevuta di ideologia come la Belkacem, non è ambiziosa e linguacciuta come il segretario di Stato al Digitale Axelle Lemaire, non ha paura di fustigare il “cocktail clientelare” e l’assistenzialismo che stanno distruggendo le banlieue francesi, e come il giovane ministro dell’Economia crede ciecamente nelle imprese per rilanciare il lavoro e l’economia francese.
[**Video_box_2**]La attende ora la grande sfida della riforma del Codice del lavoro, sullo sfondo della battaglia tra i due più importanti think thank francesi, Terra Nova (vicino all’ala progressista del Ps) e l’Institut Montaigne (liberale e vicino alle posizioni della Confindustria francese), che si contendono a suon di proposizioni il ruolo di ispiratori del governo per l’ultima grande riforma economica della presidenza Hollande.