Slancio europeo
Milano. La Commissione europea sta preparando il nuovo piano d’accoglienza dell’Ue, circa 120 mila rifugiati da ripartire nei vari paesi, con Francia e Germania che guidano la classifica della redistribuzione – all’Italia spettano 15.600 richiedenti asilo – e il grido “show your humanity” che echeggia dai giornali, soprattutto quelli britannici, che fanno pressione al premier, David Cameron, considerato tra i più disumani dell’Unione. I migranti si muovono verso l’Austria e la Germania, e alla frontiera dell’Ungheria, racconta l’Associated Press, è iniziato un traffico di passaporti siriani falsi: per una tragica ironia della storia, ora essere siriano ti garantisce una via di fuga che agli altri migranti è sbarrata. Berlino ripete che l’integrazione di questi rifugiati è un’opportunità – “cambieranno la faccia della Germania” – e Parigi e Londra rispondono con uno slancio solidale, assecondando la spinta all’intervento in Siria, perché non tutti vogliono lasciare le loro terre, come ripetono molti cristiani: vorrebbero essere salvati prima di essere costretti a migrare. Mentre il premier italiano, Matteo Renzi, ha raffreddato lo slancio di Francia e Inghilterra – “Le iniziative spot non servono”, l’Italia non si unirà agli strike – la guerra in Siria rappresenta ora il metro di paragone di tutto quel che può accadere in medio oriente se permane l’attuale strategia dell’inerzia.
François Hollande, presidente francese, ha tenuto lunedì una conferenza stampa per affrontare gli eventi “che bussano alla porta della nostra coscienza”, annunciando l’accoglienza di 24 mila rifugiati nel corso dei prossimi due anni e riposizionando la Francia all’interno della coalizione internazionale che bombarda lo Stato islamico. Inizieranno da subito i voli di ricognizione degli aerei francesi sulla Siria – al momento a colpire obiettivi in territorio siriano sono alcuni paesi della regione e gli Stati Uniti – per raccogliere informazioni utili a stilare gli obiettivi per i bombardamenti che seguiranno. L’ipotesi di inviare soldati via terra è stata esclusa – “irrealistica” e “imprudente”, l’ha definita Hollande – ma la partecipazione della Francia alla guerra aerea è ormai decisa. Quella inglese invece è ancora in forse: dipenderà dal voto parlamentare.
Intervenendo davanti ai Comuni il premier inglese Cameron – che era stato punzecchiato da Hollande sulla crisi a Calais – ha presentato il piano di accoglienza preparato usando il cuore, certo, “ma anche la testa”. Dopo aver fatto una distinzione tra i rifugiati e i migranti economici (sempre più rilevante, come sanno coloro che cercano di comprare un passaporto siriano falso), Cameron ha detto che accoglierà 20 mila rifugiati siriani nel corso dei prossimi cinque anni.
[**Video_box_2**]Cameron ha ricordato che il Regno Unito spende lo 0,7 per cento del pil in aiuti internazionali, per un contributo totale di un miliardo di sterline, “il più grande che il Regno Unito abbia mai stanziato” per le crisi umanitarie, “non c’è nessun altro paese europeo che si avvicini” a una quota del genere, altro che disumanità. Usando la testa oltre che il cuore, il premier britannico ha poi svelato di aver autorizzato uno strike il 21 agosto contro un obiettivo in Siria: un drone della Raf ha ucciso Reyaad Khan, conosciuto come Abu Dujana, un ragazzo di Cardiff andato nel 2014 a combattere con lo Stato islamico (prima di partire per la guerra santa Reyaad sognava di diventare il primo premier asiatico del Regno Unito) e che stava preparando un attacco “barbarico” contro l’Inghilterra. Sono morti altri due jihadisti, di cui uno, Ruhul Amin, era un altro cittadino britannico. Si è trattato di un’operazione legale di prevenzione, autorizzata dal principio dell’“autodifesa”, ha detto Cameron, mentre la leader ad interim del Labour, Harriet Harman, gli chiedeva polemica se il parere legale del ministero della Giustizia sarà consultabile (gli aveva anche detto che quattromila rifugiati l’anno era ben poca cosa rispetto all’emergenza). Il premier ha ribadito che è la prima volta che viene autorizzato uno strike di questo tipo, che se dovesse rendersi necessario ne saranno autorizzati altri, “in Siria e in Libia”: quando la “minaccia è diretta” bisogna agire in fretta. Per quel che riguarda invece l’ampliamento dei bombardamenti degli aerei inglesi anche alla Siria (per ora fanno solo ricognizione) sarà predisposto un voto ai Comuni. Quando, non si sa. Sotto pressione da più parti, Cameron da tempo lascia trapelare l’idea di un coinvolgimento in Siria, ma vuole l’appoggio del Parlamento. Con l’elezione del prossimo leader del Labour che punta verso il candidato pacifista Jeremy Corbyn, l’unità sarà difficile da trovare: senza fronzoli com’è sua natura, il Sun lunedì condannava i “codardi” del Labour, compresi quelli che contendono malamente la leadership a Corbyn, ma che sono comunque restii a bombardare la Siria.