Fermi tutti, Suleimani!
Escalation militare dei paesi del Golfo in Yemen in chiave anti Iran
Roma. Per la prima volta da decenni una coalizione di paesi arabi sta entrando in guerra anche con soldati e mezzi di terra, questa volta per cacciare i ribelli Houthi dallo Yemen. Ieri il canale satellitare al Jazeera ha annunciato che mille soldati del Qatar con duecento mezzi blindati e 30 elicotteri Apache di fabbricazione americana hanno attraversato da nord il confine yemenita e hanno raggiunto novemila militari dell’Arabia Saudita – che comanda le operazioni – del Bahrein e degli Emirati arabi uniti, che in questi giorni sostano in una zona desertica e isolata a est del paese in attesa dell’ordine di attacco contro la capitale Sana’a. Secondo il giornale saudita Al Sharq al Awsat arriveranno anche truppe egiziane e seimila soldati del Sudan.
Dopo un momento iniziale di attenzione a marzo, quando sono cominciati i bombardamenti, i media internazionali hanno perso interesse e raccontano di rado le vicende di un conflitto che ha ucciso almeno quattromila civili – anche per la difficoltà oggettiva di inviare reporter sul posto. La maggior parte delle vittime è causata dai bombardamenti aerei della coalizione. Venerdì scorso gli Houthi hanno centrato con un missile balistico di tipo Scud una base nell’est e hanno ucciso circa sessanta soldati arabi – 45 erano degli Emirati, la più grave perdita militare in un giorno solo nella storia del regno. Ieri il secondo in linea al trono saudita, Mohammed bin Salman bin Abdulaziz, ha dichiarato che i militari degli stati alleati caduti in Yemen saranno trattati come sauditi “dal punto di vista materiale e morale” – e quindi le famiglie saranno ricompensate con larghezza. L’annuncio ha lo scopo di stringere i ranghi dei soldati del corpo di spedizione arabo, equipaggiati con la munificenza del Golfo ma alla loro prima vera esperienza di guerra.
[**Video_box_2**]Questa operazione militare dei paesi del Golfo in Yemen è considerata una guerra per procura contro l’Iran, che è il nemico storico dei paesi del Golfo per ragioni politiche – si contendono il controllo della regione – e anche per ragioni di fanatismo settario – gli iraniani sciiti sono percepiti come nemici dai regni arabi, che sono sunniti. Anche ieri un editoriale sul sito di al Arabiya, network televisivo con sede a Dubai, ricordava la “necessità di una guerra di deterrenza da parte dei paesi del Golfo per difendere se stessi e i loro interessi anche oltre lo Yemen”. Come a dire: lo scontro fa parte del conflitto più ampio per respingere gli iraniani. Washington e Londra appoggiano con discrezione la guerra dei sauditi e cooperano con un blocco navale che impedisce l’arrivo via mare di rifornimenti dall’Iran agli Houthi e anche con informazioni d’intelligence, per esempio inviando immagini satellitari alla coalizione. Secondo una fonte dell’Economist il generale iraniano Qassem Suleimani, presunto architetto della ribellione Houthi, è ora caduto in disgrazia in Iran perché non aveva previsto la reazione saudita.