Chi è Malcolm Turnbull, il nuovo premier australiano
L'aperitivo della sconfitta del premier Tony Abbott l'aveva servito qualche giorno fa la giornalista più temuta d'Australia, Leigh Sales della Abc. Nella sua trasmissione quotidiana, “7.30”, si era abbattuta contro Abbott in un'intervista in cui le domande erano come una raffica di pugni sul ring. Abbott, durante il suo governo la disoccupazione è aumentata, l'economia si è incartata, il debito è aumentato, tutti i sondaggi sono contro di lei, incalzava la Sales. Abbott rispondeva di non stare al gioco di chi parla male del paese, ha ricordato di “avere respinto le navi degli immigrati” e l’arbitro aveva cominciato a contare mentre lui era lì al tappeto. Oggi Malcolm Turnbull, ministro delle Comunicazioni, lo ha sfidato, si è candidato come nuovo leader del conservatori del Liberal Party e ha vinto: 54 voti per lui, 44 quelli a favore di Abbott. Turnbull è il nuovo premier, il 29esimo della storia d'Australia e adesso è lui a dovere preparare la corsa dei liberal alle prossime elezioni, tra circa un anno.
Sessant'anni, due figli, sposato con Lucy Hughes, Turnbull ha tenuto presente quell'intervista quando oggi, annunciando la sua candidatura, ha detto che “l'Australia non ha bisogno di slogan, ma di un nuovo stile di leadership che rispetti l'intelligenza degli elettori perché i valori del nostro partito sono quelli giusti ma il governo non li ha saputi tradurre in azione e i sondaggi ci dicono chiaramente che la gente su Abbott ha già deciso”. Ha parlato soprattutto di economia e adesso quindi tocca a lui, al “Prince of Point Piper” (Point Piper è il quartiere dove abitano i miliardari di Sydney nelle loro ville affacciate sul mare), repubblicano convinto, cresciuto dal padre Bruce da quando – Malcolm aveva nove anni – i suoi avevano divorziato e la mamma aveva lasciato l'Australia. Turnbull è molto ricco, si è laureato in legge alla University of Sydney e quando saltava le lezioni pagava 30 dollari a un amico perché gli desse gli appunti, poi ha studiato a Oxford e ha scritto per il Sunday Times, ha fatto il giornalista per il newsmagazine The Bulletin, è stato il braccio destro del magnate Kerry Packer, avvocato brillante, investment banker con Goldman Sachs, venture capitalist.
In politica è un moderato, nel 2007 si era candidato a succedere al leader dei conservatori John Howard ma era stato sconfitto per tre voti da Brendan Nelson, ed è stato quindi ministro dell'Ambiente nel governo di Howard. Nel 2008 era diventato leader del Liberal ma poi era stato battuto per un solo voto proprio da Abbott e aveva annunciato di ritirarsi dalla politica per poi ripensarci dopo tre settimane, anche su pressione di Howard. E’ favorevole al matrimonio gay e a una tassa sulle emissioni di anidride carbonica, è uno che è più amato dal pubblico che nel partito, che lo ha sempre trovato troppo progressista, troppo elegante, troppo colto e soprattutto troppo poco umile. “Difficile essere umile quando sei miliardario, charming e intelligente”, ha scritto Sophie Harris su The Saturday Paper. Però negli ultimi mesi Turnbull si è applicato, ce l'ha messa tutta per apparire uno che sa giocare di squadra, ha imparato a mordersi la lingua, a costruire ponti, e soprattutto ad aspettare. Quando, lo scorso febbraio, dopo la presentazione del primo budget accolto con poco entusiasmo, è iniziata la fine di Abbott, Turnbull ha criticato ma è rimasto fedele al primo ministro, evitando di apparire come colui che importava nel Liberal Party la maledetta sindrome Labor, che divora i suoi leader dall'interno, che aveva eletto Kevin Rudd e poi gli aveva fatto le scarpe con la sua vice Julia Gillard.
[**Video_box_2**]Già, le vice. Anche Turnbull adesso ne ha una molto potente, quasi omonima della Gillard, Si chiama Julie Bishop, anche lei molto elegante, era il popolare ministro degli Esteri e vice di Abbott e oggi il partito l'ha confermata come numero due di Turnbull. Julia & Julie: anche la laburista Gillard era il numero due del suo partito e poi ha rubato il posto al leader. Farà così anche Bishop?