“Uscire dal mondo di Heidi”
Perché l'élite europea è imbelle su Siria e islam. Riflessioni di un insider
Roma. “Se l’Europa ritiene di essere civile, deve anche essere consapevole che difendere questa civiltà ha un prezzo”. A parlare con il Foglio è Guido Roberto Vitale, banchiere d’affari, ex presidente di Rcs (l’editore del Corriere della Sera), che le élite italiane ed europee le frequenta da qualche lustro, eppure proprio su queste appunta le sue critiche più feroci. Il suo ragionamento parte dall’instabilità mediorientale (Siria in particolare), dalle conseguenze che attraverso la crisi dei rifugiati arrivano ormai al cuore dell’Europa, e segue dei cerchi concentrici, da quello più grande al più piccolo: prima il ruolo disastroso degli Stati Uniti attuali, poi quello imbelle dell’Europa nel suo complesso e infine quello che l’Italia di Matteo Renzi si potrebbe utilmente ritagliare.
“Da Bush junior in poi, gli Stati Uniti sono senza una politica mediorientale”. Bush escluso, intende? Il presidente repubblicano qualche “idea guida” dopo il 2001 mostrò di averla, da accompagnare tra l’altro con decine di migliaia di marine sbarcati in Mesopotamia, non trova? “No, Bush junior incluso – insiste Vitale – Nemmeno quella scelta di intervento contro Saddam Hussein fu meditata. Detto ciò, con Barack Obama la politica americana è diventata anche più miope, e lo dico da obamiano della prima ora. Obamiano oggi pentito. Il suo discorso al Cairo, nel 2009, mi fece cambiare idea. Il presidente democratico, legittimando le cosiddette ‘primavere arabe’ e nello specifico i Fratelli musulmani, resuscitava quell’America che vuole incidere sullo status quo senza però impegnarsi in prima persona. Obama ha toccato pure la solita corda secondo cui tutto quello che è bene per l’America è bene per il mondo. Tuttavia oggi assistiamo a una plateale confutazione di tutto ciò”.
“In Egitto l’esercito, in fondo laico, ci ha messo una pezza. Ma oggi il presidente e generale al Sisi è di nuovo isolato”, dice Vitale. E qui le colpe diventano anche europee, secondo l’ex patron di Rcs. “L’Europa vive nel mondo di Heidi. Nel mondo reale invece non ha sosta la lotta per accaparrarsi risorse e potere”. Nel nostro continente ciò si unisce a una specifica “ipocrisia” rispetto alla palese incompatibilità con l’islam politico o fondamentalista. Per Vitale una rinnovata alleanza “alla pari” con gli Stati Uniti è ineludibile. Dopodiché il mero attendismo deve finire: “Gli europei hanno sempre pensato: ‘Noi la guerra? La facciano gli altri!’. Adesso però gli ‘altri’ non ci sono più. L’Europa deve riarmarsi, con tecnologie autoctone. E’ decisivo anche per la nostra economia, visto che ad oggi il più potente agente economico del mondo capitalistico rimane lo stato federale americano, con le sue spese per la difesa militare e aerospaziale che hanno generato i salti tecnologici che stanno cambiando la nostra vita”. L’Europa che Vitale vorrebbe non è quella che abbiamo, “caratterizzata da mediocrità politica, con qualche raro guizzo come quello della cancelliera tedesca Angela Merkel sui rifugiati siriani”. “Ora dovremmo renderci conto che difendere la nostra civiltà ha un prezzo”. Che ha anche le sembianze di interventi armati per gestire fenomeni come l’immigrazione o la guerra civile siriana (ormai sempre più influenzata da attori esterni). “Il traffico illegale di immigrati tra Albania e Italia si interruppe anche perché furono fatte cose di cui non si è mai parlato. Se esistono i servizi segreti, non è perché se ne parli soltanto durante i talk show. Mi chiedo perché ancora non si siano cominciati ad affondare i barconi che hanno portato in Italia i migranti, per renderli inutilizzabili”. Secondo Vitale la democrazia ha sempre un “volto oscuro”, ed è arrivato il momento di mostrarlo ai nemici della stessa. Vuol dire anche guerra in Siria contro lo Stato islamico? “Vuol dire presìdi della marina militare per proteggere i giacimenti Eni nel Mediterraneo e lo stretto di Hormuz che presto gli americani molleranno alla luce dello shale gas scoperto nel loro paese. E vuol dire anche incomparabile violenza contro l’Isis. Le guerre giuste, infatti, esistono”.
[**Video_box_2**]L’Italia può avere un ruolo, da subito di carattere diplomatico. “Riportare la Russia a bordo della comunità internazionale, coma ha detto Renzi al Foglio, è una priorità. Senza dubbio. Anche sull’Ucraina è stato commesso un grave errore, antagonizzando i rapporti con Mosca. Dove sta scritto che la Russia debba avere una forma statuale identica alla nostra?”. Per Vitale “non è questione di essere filo russi o meno”: “Come si capiva già dagli studi sull’Unione sovietica degli anni 70 di Hélène Carrère d’Encausse, segretaria permanente dell’Académie Française, la Russia, che oggi confina con paesi centroasiatici musulmani, ha tutto l’interesse a una stabilizzazione del Medioriente. Europa e America lasciarono sola Mosca in Cecenia. Oggi Roma, ritagliandosi il ruolo di ‘cerniera’ tra Mosca e Washington, può evitare di ripetere quell’errore”. C’entra il governo, ma anche l’establishment intellettuale italiano: “Abbiamo ormai paura di pronunciare le parole ‘guerra’ o ‘forze armate’”. Non solo per i vizi europei di cui detto sopra: “Noi a quelli aggiungiamo 70 anni di egemonia culturale di stampo clerico-marxista”, conclude Vitale.
L'editoriale dell'elefantino