Quella sporca ultima meta di Shinzo Abe
La vittoria della nazionale giapponese di rugby contro il Sudafrica di sabato scorso, celebrata sui media di tutto il mondo (“incredibile” e “la più grande sorpresa della storia del rugby”) è arrivata nello stesso giorno di un’altra vittoria storica: quella del primo ministro Shinzo Abe, che è riuscito a ottenere l’approvazione del pacchetto di leggi che modifica l’interpretazione dell’articolo 9 della Carta nipponica. In pratica, dopo settant’anni di pacifismo imposto dall’America, il Giappone adesso avrà la possibilità di mandare i suoi soldati a combattere anche all’estero [continua a leggere qui]. Shinzo Abe ha iniziato il suo mandato promettendo di far tornare il Giappone un paese con un suo esercito. E ci è riuscito. Ma è riuscito anche in un’altra cosa: improvvisamente il popolo giapponese, che in settant’anni ha interiorizzato la Costituzione pacifista, si è riscoperto unito contro alcune decisioni politiche [leggi gli ultimi sondaggi qui]. E sono stati infatti giorni complicati in tutto il Giappone, con i palazzi del potere di Tokyo presidiati da contestatori, con proteste spontanee un po’ ovunque. E anche nella Dieta, il Parlamento giapponese, la lunga notte dell’approvazione del pacchetto di leggi ha visto i membri dell’opposizione in atteggiamenti inusuali, e molto aggressivi.
[**Video_box_2**]Il Giappone – che è tredicesimo nel ranking mondiale – ha battuto il Sudafrica – una delle squadre più forti al mondo – 34 a 32, con un’ultima meta degna della sceneggiatura di un film. Eddie Jones, l’allenatore della nazionale giapponese di rugby, ha commentato così la vittoria della sua squadra sul Sudafrica: “La storia del rugby giapponese è cambiata”. Del resto il rugby in Giappone, come il baseball, è stato importato ufficialmente durante il Ventesimo secolo: lo sport era un terreno di dialogo con l’occidente, ma al di là delle regole sportive, i giapponesi non hanno mai rinunciato ad applicare agli allenamenti i codici del bushido (il codice di condotta dei guerrieri) anche quando praticavano attività straniere. Per il rugby fu facile, anche perché prima e durante la Seconda guerra mondiale, uno dei maggiori promotori dello sport fu il principe Chichibu, fratello minore di Hirohito. Lo sport aveva il sigillo della Casa imperiale. Esattamente come la Costituzione pacifista – e quell’articolo 9 – anche il rugby in un secolo è diventato parte della storia giapponese. E sabato non è cambiata solo quella del rugby. Non è un caso se Shinzo Abe ha commentato ieri su Facebook: “Sono colpito da chi combatte per una vittoria fino alla fine senza mai rinunciare”.