Così l'approvazione forzata del piano di redistribuzione dei migranti divide l'Europa
Bruxelles. Alla fine la spaccatura è stata sancita da un voto a maggioranza qualificata: la proposta della Commissione di ridistribuire 120 mila rifugiati da Italia e Grecia verso altri paesi europei è stata approvata con il voto contrario di Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania, a cui si è aggiunta l'astensione della Finlandia. I ministri dell'Interno dell'Unione Europea non sono riusciti a trovare un accordo all'unanimità ed evitare la rottura con alcuni membri dell’est, nonostante settimane di trattative diplomatiche e un annacquamento della proposta della Commissione. Tutto in regola dal punto di vista legale. Italia e Grecia nei prossimi due anni potranno inviare negli altri paesi altri 66 mila profughi siriani, eritrei e iracheni, oltre ai 40 mila già concordati negli scorsi mesi. Dopo che l'Ungheria ha rinunciato a beneficiare della solidarietà europea, i restanti 54 rifugiati da ridistribuire saranno tenuti di riserva in caso di necessità. L'Italia festeggia: “Il voto a maggioranza conferma che l'Ue avanza con il metodo comunitario”, ha twittato Marco Piantini, consigliere per gli affari europei del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ma la forzatura – decisa dal Lussemburgo, presidente di turno del Consiglio dell'Unione Europea – è senza precedenti in un settore tanto sensibile per la sovranità popolare e gli elettorati come le politiche migratorie. Ed è la prima rottura significativa tra la Germania, che aveva promosso l'allargamento ai paesi dell'ex blocco sovietico, e i suoi ex protetti dell’est. Spaccarsi su “120 mila rifugiati? Siamo ridicoli data la grandezza del problema”, ha commentato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker: “mi chiedo se i libanesi o i giordani”, che attualmente accolgono milioni di rifugiati siriani, “capiscano ciò di cui stiamo discutendo”.
Secondo Juncker, “chiudere le frontiere non è la soluzione. Un muro non fermerà chi è sfuggito dalle bombe e ha attraversato il Mediterraneo su un gommone”. Ma anche la proposta della Commissione rappresenta un palliativo di fronte ai numeri che si annunciano. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha avvertito che nel 2015 in Europa arriveranno un milione di rifugiati. Durante il dibattito sulla proposta della Commissione di ridistribuirne 120 mila, la Germania ha chiesto di avere “la possibilità” di diventare un paese beneficiario al pari di Italia e Grecia “se necessario”, rivela al Foglio una fonte comunitaria. Nel loro Vertice straordinario, i capi di stato e di governo cercheranno di mettere un'altra pezza al sintomo della crisi, discutendo della sua dimensione esterna. L'idea che il presidente del Consiglio, Donald Tusk, metterà sul tavolo dei leader è stata preparata da Germania, Francia e Italia: aumentare consistentemente gli aiuti alla Turchia – fino a un miliardo di euro – affinché il governo di Ankara blocchi il flusso di siriani verso la rotta dei Balcani. Verranno promesse nuove risorse al World Food Program per migliorare le condizioni nei campi profughi in Libano e Giordania. Nella cena dei leader, non mancherà il solito contorno “Libia”. Ma i 28 non sono pronti a curare la malattia che ha provocato la più grave crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale: la Siria. La tentazione di diversi governi europei è di appaltare alla Russia di Vladimir Putin nella speranza che possa portare a una stabilizzazione del paese.
[**Video_box_2**]Il Vertice rischia di essere monopolizzato dal conflitto tra la Vecchia e la Nuova Europa. Le quote adottate ieri per i 66 mila rifugiati da ridistribuire da Italia e Grecia sono obbligatorie. Ma la Slovacchia ha già annunciato che non intende accogliere migranti in modo forzato. La ridistribuzione è un “gesto politico vuoto e inefficace”, ha detto il ministro dell'Interno ceco, Milan Chovanec. Nel frattempo, secondo le indiscrezioni raccolte dal Foglio, la Commissione oggi dovrebbe avviare una procedura di infrazione contro Italia, Grecia e altri paesi per il mancato rispetto delle regole europee sulla registrazione dei migranti. E' una decisione che non contribuirà a rasserenare il dibattito tra i leader. “Credo che la vera procedura l'Europa deve aprire nei confronti dell'Italia è la procedura di ringraziamento per quello che abbiamo fatto”, ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.