Un murales a Dacca che ritrae il blogger Avijit Roy, ucciso da un gruppo di combattenti islamici

La "hit list" del jihad contro i blogger laici

Luca Gambardella
Un gruppo di combattenti del Bangladesh ha minacciato di morte oltre 80 scrittori che avevano criticato l'estremismo islamico. 10 sono già stati uccisi
Mercoledì un gruppo di combattenti islamici del Bangladesh ha diffuso un comunicato in cui ha chiesto la revoca della cittadinanza a 84 scrittori e blogger colpevoli di aver criticato l’estremismo islamico. Nel caso in cui la richiesta non sia accolta dal governo, prosegue la dichiarazione indirizzata al primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, il gruppo ucciderà i componenti della lista. La condanna a morte ha già colpito dieci scrittori bengalesi. Quattro dei quali assassinati solo nel 2015, in quanto “nemici dell’islam”, “apostati” e “atei”. Tra gli obiettivi inseriti nella lista alcuni sono residenti in occidente, tra Stati Uniti, Canada, Svezia, Germania e Regno Unito.

 

Il gruppo islamista che ha inviato la “hit list” si chiama Ansarullah Bangla Team (Abt) e minaccia di uccidere gli scrittori laici o moderati che attaccano l’estremismo religioso, soprattutto dell’islam. Lo scorso febbraio, il giovane blogger di doppia nazionalità bengalese e americana Avijit Roy, è stato ucciso a colpi di mannaia davanti all’Università di Dacca in Bangladesh, dopo essere stato minacciato di morte.

 

La serie di omicidi su base religiosa si iscrive in una lotta decennale tra islamisti e nazionalisti per il controllo del potere in Bangladesh che dura ormai dal 1971, anno dell’indipendenza dal Pakistan. Il Bangladesh è ufficialmente laico e il 90 per cento della popolazione, circa 160 milioni, è di religione islamica. Abt è un gruppo di estremisti islamici vicino ad Ansar al islam, collegato ad al Qaida e attivo nell’Asia meridionale da circa un anno. L’integralismo islamico ha ritrovato nuovo slancio dal 2013, da quando i laici si sono mobilitati per chiedere la condanna a morte di alcuni leader islamisti del gruppo denominato Jamaat al Islami per crimini di guerra che risalgono al 1971. Da allora, il leader di al Qaida Ayman al Zawahiri ha diffuso diversi messaggi di sostegno alla comunità musulmana bengalese e ha incitato i fedeli a combattere i nemici dell’islam. In un video diffuso alla fine del 2014, intitolato “Sradicare la democrazia”, si spronava la comunità islamica a sollevarsi contro il governo. I gruppi combattenti jihadisti del Bangladesh hanno risposto alla chiamata. Lo scorso aprile, i Battaglioni di azione rapida dell’esercito hanno sequestrato armi ed esplosivi in possesso di organizzazioni terroristiche bengalesi.

 


Jashimuddin Rahmani, tra i più importanti predicatori dell'islam radicale dell'Asia meridionale


 

[**Video_box_2**]Abt è una di queste. I suoi membri sono prevalentemente giovani studenti universitari affascinati dalla predicazione di Jashimuddin Rahmani, ai vertici del clero musulmano molto attivo nel disseminare messaggi su internet. Rahmani di autodefinisce rappresentante in Bangladesh di Anwar al Awlaki, americano naturalizzato yemenita, ex leader di al Qaida nella penisola araba (Aqap) dalla grande presa carismatica ucciso da un drone americano nel 2011 in Yemen. La polizia bengalese nell’ultimo anno ha compiuto decine di arresti di membri di Abt, provenienti da circoli universitari (Islami Chhatra Shibir) che si ispirano all’islam radicale. Negli ultimi anni il governo ha dichiarato guerra a Jamaat al islami, cui Abt si ispira, e alle sue strutture ben radicate nel territorio che finanziano banche, organizzazioni di microcredito e scuole.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.