L'idea Ue di riempire d'oro Erdogan per sigillare il confine turco
Bruxelles. L’Unione Europea rischia di rimanere incastrata tra Recep Tayyip Erdogan e Bashar el Assad, nel momento in cui inizia un difficile esercizio di equilibrismo diplomatico nel tentativo di frenare la crisi dei rifugiati. “Siamo molto lontani” da una soluzione per arginare l’ondata di migranti che attraversano le frontiere europee, ha detto ieri la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dopo il Vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell’Ue. La decisione di ridistribuire 120 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia verso altri paesi europei è stata presa. Gli “hot spot” dovrebbero diventare operativi a novembre. La Commissione ha annunciato una “guardia di frontiera completamente europea”. I Ventotto hanno promesso un miliardo di euro alle agenzie internazionali che assistono i profughi siriani in Turchia, Libano e Giordania. Per non alimentare i battibecchi tra est e ovest e tra sud e nord su Dublino, Schengen e frontiere, la strategia immaginata dai leader europei per affrontare la crisi è appaltare ad altri la soluzione. Solo che, senza l’opzione militare in Siria, l’Ue si sta lanciando in un gioco dall’esito incerto, con il pericolo di rimanerne prigioniera delle priorità altrui.
L’idea di fondo dei leader europei è riempire d’oro Erdogan per convincerlo a sigillare le frontiere tra Turchia e Ue.
“Intensificheremo il dialogo con la Turchia a tutti i livelli (...) per rafforzare la cooperazione in materia di contenimento e gestione dei flussi”, dicono le conclusioni del Vertice. La Commissione ha detto di essere pronta a concedere ad Ankara un pacchetto da un miliardo di euro. In cambio, toccherebbe a Erdogan impedire ai gommoni di partire verso le isole greche e schierare l’esercito al confine terrestre con Grecia e Bulgaria. Solo che per la Turchia “il denaro non è la questione chiave”, ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha visto Erdogan due settimane fa. “La proposta formale turca oggi è quella di una safe zone”, ha spiegato Tusk: “istituire una zona sicura di 80 chilometri con la presenza di europei e americani, con controllo militare, una no-fly zone, ma anche una presenza sul terreno”. Il progetto “è molto ambizioso”, ha detto Tusk, ma la priorità dell’Ue è “la questione dei rifugiati”. Gli europei sono pronti a tutto, tranne agli “european boots on the ground”.
Sulla Siria, malgrado la “preoccupazione” ufficiale per le manovre navali russe nel Mediterraneo e la costruzione di una base a Latakia, prevale la tentazione di un accordo informale con la Russia, con il mantenimento di Assad al potere. Il presidente francese, François Hollande, ha proposto una “conferenza internazionale”. Ieri si è incontrato a Parigi il quartetto europeo che ha negoziato l’accordo nucleare con l’Iran (Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier, Philip Hammond e Federica Mogherini). Il segnale più evidente di una svolta in favore di Assad è arrivato da Merkel. Per porre fine alla guerra siriana e alla crisi dei rifugiati “bisogna parlare con molti attori. Assad è uno di loro”, ha detto la cancelliera. Un congelamento del conflitto – ragionano a Bruxelles – permetterebbe di “concentrare gli sforzi” sullo Stato islamico. Ma, secondo alcuni analisti, la permanenza di Assad aggraverebbe la crisi dei rifugiati spingendo altri milioni di sunniti a lasciare la Siria.
[**Video_box_2**]Annunciando un tavolo tra Turchia, America e Russia all’Onu, Erdogan ha detto che una transizione con Assad “è possibile”. “Ma nessuno vede un futuro con Assad in Siria. E’ impossibile accettare un dittatore che ha provocato la morte di 350.000 persone”, ha avvertito il presidente turco dopo la preghiera dell’Eid a Istanbul. Erdogan ha una potente arma da usare con gli europei se non otterrà la sua “safe zone”. Durante il Vertice il premier bulgaro Boyko Borissov ha rivelato di aver ricevuto una lettera dal suo omologo turco, Ahmet Davutoglu, sulla possibilità che arrivino 10 milioni di rifugiati in Europa. Il sospetto è che la Turchia stia già usando il rubinetto dei migranti per influenzare le scelte dell’Ue anche su altri dossier.
Cosa c'è in gioco