Scontri con carri armati in Siria

In medio oriente ora opera un nuovo “4+1”

Daniele Raineri
Sette giorni fa il quotidiano libanese al Akhbar ha descritto la nascita di una nuova alleanza militare in un lungo articolo che era titolato: “4 più 1”, dove i quattro sono la Russia, l’Iran, l’Iraq e la Siria, e il quinto è il gruppo armato libanese Hezbollah.

Roma. Sette giorni fa il quotidiano libanese al Akhbar ha descritto la nascita di una nuova alleanza militare in un lungo articolo che era titolato: “4 più 1”, dove i quattro sono la Russia, l’Iran, l’Iraq e la Siria, e il quinto è il gruppo armato libanese Hezbollah. C’è un grande sponsor, la Russia, che ha un posto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e quindi può offrire copertura diplomatica, ci sono tre stati che hanno governi sciiti (alawita nel caso della Siria, ma si sentono molto vicini agli sciiti) e Hezbollah, il Partito di Dio, che in Libano è potente quanto le istituzioni ufficiali.

 

Al Akhbar è un giornale che fa il tifo per Hezbollah, ma la nascita del nuovo blocco politico e militare è notizia accurata. Questa alleanza del 4 più 1 è diventata un dato di fatto pubblico agli inizi di settembre grazie a un duello diplomatico vinto contro gli americani, quando gli aerei russi che trasferivano materiale bellico a Latakia hanno scelto questa rotta: Russia, Iran, Iraq e Siria (pure l’ordine è simbolico) e l’Amministrazione Obama ha provato a imporsi con l’alleato iracheno. Washington ha chiesto a Baghdad: chiudete il vostro spazio aereo ai cargo di Mosca, non fateli passare. Come se non avesse parlato. Gli aerei russi sono transitati senza intoppi per il cielo iracheno, in un viaggio che ha visto anche tappe a terra, perché i giganteschi cargo da trasporto hanno serbatoi di carburante così ampi da non doversi fermare a metà strada, ma non era così per i piccoli jet da combattimento che volavano sotto di loro per nascondersi ai radar – quelli hanno dovuto atterrare in Iran per fare rifornimento.

 

E’ arrivato quindi il momento di rispolverare “The Shia revival”, libro profetico del professore americano-iraniano Vali Nasr, che nel 2006 sostenne che l’identità e  il potere militare sciiti si erano risvegliati nel medio oriente e che la lotta all’interno dell’islam contro i sunniti avrebbe dato forma al futuro della regione. Parafrasando il titolo di al Akhbar, questo di adesso è “il revival sciita più Vladimir Putin”. E conviene a tutti i partner: Hezbollah, secondo un report citato dal giornale israeliano Yedioth Ahronoth, ha appena ricevuto dal governo siriano una settantina di carri armati come ricompensa per l’appoggio nella guerra civile in Siria.

 

[**Video_box_2**]Domenica l’Iraq ha dichiarato con tono tra il liberatorio e il beffardo la creazione di un comando unificato a Baghdad in cui russi, iraniani, iracheni e siriani condivideranno intelligence militare e strategia. In quel momento il dato di fatto del 4 più 1 ha avuto anche il suo atto di nascita ufficiale – anche se la rete americana Fox News aveva dato la notizia due giorni prima (Fox deve avere una nuova fonte e anche buona, perché un mese fa aveva lanciato anche lo scoop sul viaggio segreto del generale iraniano Qassem Suleimani a Mosca). Ieri, il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha detto in tv che il comando unificato per condividere l’intelligence tra russi, siriani, iraniani e iracheni è già operativo da tre mesi e un generale portavoce della Difesa ha detto che il paese “è aperto ai voli di ricognizione russi” – che quindi ora possono svolgere missioni ad ampio raggio tra Siria e Iraq, nella stessa area battuta dai voli della Coalizione internazionale. Un altro comando unificato di intelligence tra russi e iraniani, questo però non dichiarato, è stato creato a Latakia, che è la regione costiera della Siria dove i russi sono arrivati in (almeno) tre basi militari (la fonte è l’Isw americano, un think tank che si occupa delle guerre in medio oriente).

 

La motivazione ufficiale è “la lotta contro lo Stato islamico”, ma la collaborazione d’intelligence non è stata aperta agli americani, che stanno facendo il 95 per cento del lavoro dentro la Coalizione internazionale contro lo Stato islamico. Sarete voi semmai ad appoggiare noi, dicono i quattro più uno, e non il contrario.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)