L'America smaschera la crociata politica di Planned Parenthood
New York. Le dimissioni dello speaker della Camera, John Boehner, incapace di reggere le pressioni dell’ala destra del Partito repubblicano, hanno sbloccato il dibattito sulla legge finanziaria. Ieri lo speaker uscente ha detto che il disegno di legge per evitare lo shutdown dei servizi federali, che scatta alla mezzanotte di oggi, è pronto a essere sottoposto alla Camera, e passerà grazie a un’alleanza trasversale fra i repubblicani mainstream e i democratici. La destra intransigente continua a opporsi al testo: la condizione fissata per aderire era la fine dei finanziamenti federali per Planned Parenthood, il gigante dei servizi sanitari femminili (innanzitutto l’aborto) finito sotto accusa per la serie di video che ha scoperchiato la controversa pratica di usare tessuti e organi fetali per la ricerca medica, con apparente passaggio di denaro sospetto fra l’associazione e i provider medici che acquistano il “materiale”.
Nel grande polverone sollevato dai video intorno all’attività di Planned Parenthood le questioni sono due, una particolare e una generale. Quella particolare riguarda la “vendita” di organi di bambini abortiti. Planned Parenthood ha spiegato che non si tratta di un’attività commerciale, non c’è scopo di lucro, e quando i suoi dirigenti ripresi con una telecamera nascosta parlano di soldi è soltanto per spiegare agli interlocutori il sistema di rimborsi per i costi aggiuntivi delle pratiche, dal lavoro extra richiesto ai medici al trasporto degli organi. Del resto, l’uso di tessuti fetali, previo il consenso della madre, per la ricerca medica è un’attività non solo legale ma della quale Planned Parenthood è “orgogliosa”, come ha spiegato ieri la presidentessa Cecile Richards a una commissione del Congresso.
La questione generale riguarda invece la leggerezza con cui si tratta il tema dell’aborto, faccenda normalmente nascosta, invisibile, ma che mette a disagio perfino parte del mondo pro choice quando arriva in superficie sotto forma di video in cui davanti a un bicchiere di vino i dirigenti di Planned Parenthood parlano di fegati di bambini non ancora nati, e dei modi migliori per estrarli intatti dopo un aborto. L’indignazione per la vicenda particolare non è che il riflesso legale del disagio morale che il caso ha suscitato, e non soltanto fra le associazioni pro life. Naturalmente tutto questo non può che precipitare nel dibattito politico e deflagrare.
[**Video_box_2**]Per uno gioco di sponde che ha rafforzato la destra più intransigente, Boehner ci ha rimesso la testa, e ora tocca a Planned Parenthood spiegare non soltanto che le sue attività sono legali – il compito più facile – ma che non è un’associazione politica, che non agisce come una lobby a Washington, che i suoi servizi – per il 60 per cento pagati dal contribuente americano – non sono soltanto finalizzati all’avanzamento di un’agenda ideologica, e che dunque conduce i suoi affari con la gravità di chi crede che l’aborto debba essere legale, sicuro ma anche raro (la triade cara ai democratici), non con la leggerezza di chi permuta organi davanti a un piatto d’insalata e paga manifestanti per lanciare preservativi ai comizi di Carly Fiorina, l’unica candidata donna nelle file dei repubblicani, naturalmente pro life. Il deputato repubblicano Jason Chaffetz, il più duro fra quelli che ieri hanno messo sotto torchio Richards, ha attaccato l’associazione proprio sul suo profondo coinvolgimento con la politica ricordando che 32 milioni di dollari del budget di Planned Parenthood finiscono fuori dagli Stati Uniti, per finanziare programmi che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare la politica.
Chiunque non abbia passato gli ultimi decenni in un rifugio antiatomico sa quanto sono stretti i legami fra Planned Parenthood e il Partito democratico, e quant’è largo il fiume di dollari che congiunge i due. Barack Obama ha messo a capo del partito Debbie Wasserman-Schultz , giudicata da Planned Parenthood una “eroina” e molti dei membri del consiglio d’amministrazione dell’associazione sono generosi finanziatori del presidente. Paul Egerman, amico di vecchia data di John Kerry, è il catalizzatore dei finanziamenti democratici a Boston, e sua moglie Joanne è una dirigente di Planned Parenthood. Lo stesso vale per Naomi Aberly, la principale fundraiser di Obama in Texas. Il medico Edward Steve Lichtenberg, vociante avvocato dell’aborto, è stato l’“angel investor” di Obama nel lontano 2004, quando non era che una promessa. Planned Parenthood è un’associazione medica con un potentissimo braccio politico: tutto questo è sotto accusa, non soltanto la legalità di una pratica medica.