Un generale dell'apparato iraniano ucciso in Siria
Venerdì mattina i media iraniani hanno dato la notizia della morte del generale Hossein Hamedani, a sud di Aleppo. Era il comandante di tutte le forze iraniane impegnate in Siria per aiutare il presidente Bashar el Assad e anche degli squadroni di miliziani sciiti importati in Siria per lo stesso scopo. Era arrivato a Damasco nel 2012, per ordine di Qassem Suleimani, il capo della Forza Quds, il reparto speciale delle Guardie rivoluzionarie che si occupa delle operazioni speciali all'estero dell'Iran.
Hamedani era uno specialista nella repressione di sollevazioni popolari. In passato si era già occupato delle rivolte dei curdi iraniani e delle proteste dei cittadini di Teheran nord nel 2009 – protestavano contro la vittoria del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Nella foto sta tenendo un briefing ad altri militari iraniani: dalla foto sul muro si capisce che è stata scattata tra marzo e agosto 2013, quando ancora lo Stato islamico non aveva strappato la città di Raqqa e la valle dell'Eufrate ai ribelli siriani.
Il generale iraniano in Siria si faceva chiamare Abu Wahab e si muoveva con discrezione. Faceva parte di quell'apparato opaco che prende le decisioni che contano tra Damasco, Baghdad, Beirut e l'Iran (e ora anche Mosca) e che appare di rado sui media. Secondo notizie non ancora confermate Hamedani è stato ucciso dallo Stato islamico. Non è il primo; prima di lui, altri generali iraniani suoi sottoposti sono stati uccisi in Siria, ma i responsabili sono vari e non accertati (in almeno un caso si sospetta un cecchino mandato dai servizi segreti israeliani).