Protesta palestinese anti-Israele a Gaza (foto LaPresse)

L'ex capo della Bbc accusa

Oltre ai coltelli, quegli orrendi titoli di giornale che incolpano Israele

Giulio Meotti
Lunedì a Gerusalemme, durante la conferenza stampa con i media stranieri, il premier Benjamin Netanyahu ha interrotto l’inviata della Bbc: “Io e lei viviamo sullo stesso pianeta?”. Evidentemente no.

Roma. Lunedì a Gerusalemme, durante la conferenza stampa con i media stranieri, il premier Benjamin Netanyahu ha interrotto l’inviata della Bbc: “Io e lei viviamo sullo stesso pianeta?”. Evidentemente no. Tanto che nelle stesse ore l’ex presidente della Bbc, Michael Grade, si sentiva in dovere di inviare una lettera ai vertici della sua ex azienda, criticandola per come sta disinformando sulla “Terza Intifada” (domenica un attentato a Beersheba ha fatto un altro morto israeliano). “Devo oppormi al fatto che promuovete l’equivalenza tra gli israeliani vittime del terrorismo e i palestinesi che sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane nell’atto di compiere attacchi terroristici”, scrive Grade che salì al comando della Bbc dopo il rapporto Hutton e che sarebbe poi passato a Channel 4.

 

Ma non è un problema soltanto della “Baghdad Broadcasting Corporation”, nomignolo con cui i detrattori la chiamavano durante la guerra in Iraq, il punto più basso nella sua capacità di schierarsi dalla parte dei nemici. Sono orrendi tutti i titoli dei maggiori media occidentali. O per dirla con Simon Plosker, direttore di Honest Reporting, “nessun giornale in Europa ha riconosciuto chi sta attaccando chi”. Vittima israeliana e aggressore palestinese sono sempre sullo stesso piano, il terrorismo diventa “tensione” e il diritto d’Israele all’autodifesa una “esecuzione” a sangue freddo. Un meccanismo che riguarda media progressisti e conservatori senza distinzione. La tv pubblica olandese Nos ha trasmesso soltanto tredici dei cinquantadue secondi di video in cui si vede una donna di Nazareth mentre viene ferita dagli agenti israeliani. E’ stata cancellata la prima parte in cui si vede l’attentatrice tenere in mano un coltello.


Il quotidiano conservatore Daily Mail ha raccontato l’attentato di cui sopra sotto la headline: “Donna palestinese giustiziata ad Afula”. Dopo le proteste, il verbo “executed” è stato modificato in “shot”. Lo stesso vale per un altro media di destra, il Daily Telegraph: “Le forze di sicurezza israeliane uccidono altri quattro palestinesi”. Il secondo maggiore giornale norvegese, Verdens Gang, ha titolato: “Palestinese ucciso a Gerusalemme est”. Senza specificare che aveva appena accoltellato degli israeliani. Non da meno la Cnn che a proposito dell’attacco palestinese al terzo luogo santo per l’ebraismo ha titolato: “Incendio scoppia alla Tomba di Giuseppe”, neanche si fosse trattato di autocombustione.

 

Il New York Times il peggio di sé lo ha dato con un articolo sul Monte del Tempio, il luogo più santo per l’ebraismo e al centro della Terza Intifada, un simbolo che i palestinesi usano per incitare la popolazione a colpire gli ebrei. “Historical Certainty Proves Elusive at Jerusalem’s Holiest Place”, è il titolo del servizio del New York Times, che mette in dubbio, proprio come fanno i palestinesi, il legame fra l’area sacra e la storia ebraica.

 

“Palestinese ucciso dopo un inseguimento della polizia a Gerusalemme”, è il capolavoro di Msnbc. Tutti titoli tecnicamente corretti ma moralmente indecenti. “Gli israeliani uccidono un uomo col coltello a Gerusalemme”, secondo la Reuters. L’Independent, giornale inglese di sinistra, affossa la verità in un’abbondanza di parole: “Ragazzo di sedici anni diventa la settima vittima palestinese dalle forze di sicurezza dopo un accoltellamento a Gerusalemme”. E lo stesso quotidiano aveva dato prova già prima con un altro titolo: “Israele uccide una donna incinta e il suo bambino in una rappresaglia”. L’americano Usa Today: “Israeliani uccidono quattro palestinesi”.

 

Su Sky News, l’emittente di Rupert Murdoch, la parola “palestinese” non compare neppure: “Polizia israeliana: gli attacchi di Gerusalemme fanno tre morti”. Sempre la Cnn fa sfoggio di equivalenza morale: “Altri morti mentre la violenza affligge Israele e palestinesi”. E un servizio del corrispondente della Nbc da Gerusalemme è stato così parziale che l’anchorman Jose Diaz-Balart è dovuto intervenire per rettificarlo durante la diretta.

 

[**Video_box_2**]Una delle immagini più terribili della Seconda Intifada fu il linciaggio di due riservisti israeliani che avevano sbagliato strada a Ramallah. Quell’aggressione, con la folla che si deliziava nel fare scempio di corpi delle vittime, venne filmata da una troupe di Mediaset. Riccardo Cristiano, allora corrispondente Rai, scrisse una lettera di scuse all’Autorità Palestinese nella quale si prodigava per spiegare che non era stato il suo network, bensì quello concorrente, a diffondere il filmato. “Potete star certi che questo non é il nostro modo d’agire: noi non facciamo e non faremo cose del genere”, scrisse Cristiano. Ovvero mostrare all’opinione pubblica cosa accade realmente agli israeliani sotto il terrorismo palestinese.

 

Con la Terza Intifada si ripete lo stesso identico e orrendo copione. Dopo i coltelli e gli assalti col mitra arrivano puntuali le breaking news.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.