Il centrista Justin Trudeau ha vinto le elezioni in Canada
Justin Trudeau e il Partito liberale hanno vinto le elezioni di lunedì in Canada, posto fine a quasi dieci anni di governo conservatore del premier Stephen Harper e ottenuto una maggioranza al Parlamento che ha sorpreso gli osservatori. I canadesi “hanno mandato un messaggio chiaro stanotte”, ha detto Trudeau a spoglio quasi terminato, “è tempo di cambiare”. “Abbiamo battuto la paura con la speranza, il cinismo con il duro lavoro. Questo è quello che può fare una politica positiva”.
Il Partito liberale, forza centrista e negli ultimi anni marginale nel panorama politico canadese, ha ottenuto 185 dei 338 seggi della Camera dei Comuni, risultato gigantesco se si pensa che il partito di Trudeau, diventato leader nel 2013, partiva da appena 36 seggi. I conservatori di Harper sono passati da 159 a 102 seggi mentre il Nuovo partito democratico, di centrosinistra, dovrebbe ottenere 44 scranni, meno della metà di quelli che aveva nel precedente Parlamento.
Justin Trudeau ha 43 anni ed è figlio di Pierre Trudeau, ex premier tra gli anni 60 e gli anni 80. Fino a pochi mesi fa nessuno pensava che sarebbe diventato premier. Il suo Partito liberale era il terzo elemento di un bipartitismo che negli ultimi anni si era dimostrato piuttosto solido, e lui, Justin, bello e carismatico ma uomo nuovo nella politica canadese, non sembrava un avversario capace di impensierire Harper. I primi spot elettorali dei conservatori contro di lui avevano come slogan: “Just not ready”. Ma una campagna elettorale iniziata ad agosto e lunga il doppio del solito anziché mostrare l’inesperienza di Trudeau, come avevano sperato i conservatori, lo ha rafforzato.
[**Video_box_2**]Stephen Harper ha riconosciuto la sconfitta lunedì in tarda serata, e si è dimesso da leader del Partito conservatore. E’ stato il primo leader canadese a ottenere quattro mandati di fila, rimanendo al potere per nove anni, e sotto la sua guida il Canada è scampato quasi completamente dalla crisi finanziaria del 2008. Ma nell’ultimo anno il paese è finito in recessione, in buona parte a causa del crollo del prezzo del petrolio, e l’economia ha iniziato a mostrare una serie di debolezze strutturali. Trudeau ha promesso di ristabilire alcuni dei tagli al welfare fatti da Harper in questi anni, di governare in deficit fino al 2019 per dare il via a un grande piano per le infrastrutture, e ha lasciato intendere che ridurrà la portata dell’intervento del Canada all’estero, anche in Medio oriente.
Davanti a un malcontento diffuso per lo stile di governo vigoroso e a volte divisivo di Harper, Trudeau si è presentato come un volto positivo e ottimista. Per quasi un decennio Harper, che viene dalla regione petrolifera dell’Alberta ed è una specie di “texano canadese”, duro, pronto a spiazzare nemici e avversari e convinto difensore dello small government, ha sconvolto le tradizioni politiche canadesi, dove la politica, soprattutto a destra, era un affare da gentiluomini. Per Harper invece la politica è spietata, abrasiva. “Polarizza l’opinione pubblica come Martaret Thatcher, con cui condivide l’ideologia e la durezza”, ha scritto di lui l’Economist. In questo senso la vittoria di Trudeau, figlio di una grande dinastia, sembra una restaurazione al vecchio modo di fare politica – con un messaggio rincuorante per i vicini americani: le dinastie possono vincere.
Dalle piazze ai palazzi