Il premier inglese David Cameron (foto LaPresse)

Perché per Cameron la battaglia contro l'islam radicale inizia sul tavolo della cucina

Paola Peduzzi
Il governo britannico ha pubblicato i dettagli della strategia contro l’estremismo e Cameron ha ribadito che questa è la battaglia di una generazione che “definirà il prossimo secolo”

Milano. Per David Cameron la lotta al terrorismo di matrice islamica nel Regno Unito inizia dalla tavola apparecchiata in cucina, alla sera, quando le famiglie si ritrovano, i genitori guardano in faccia i loro figli, chiacchierano, provano a capire che cosa succede nelle loro teste, e ancora di più là fuori, dove i giovani musulmani diventano sempre più radicalizzati, si lasciano attrarre dalla causa jihadista e ambiscono ad andare a combattere tra la Siria e l’Iraq assieme allo Stato islamico. Il governo britannico ha pubblicato ieri i dettagli della strategia contro l’estremismo (il documento di quaranta pagine si chiama “Counter-Extremism Strategy”) e Cameron ha ribadito che questa è, al fondo, “una battaglia di idee”, la battaglia di una generazione che “definirà il prossimo secolo”: ci vorrà tempo, ci vorrà pazienza, ci vorrà la capacità di adattarsi ai contesti che cambiano. Ma l’obiettivo è chiaro: “Combattere l’ideologia che genera questo veleno; combattere gli estremisti sia che siano violenti sia che siano non violenti; rafforzare le voci più popolari che spesso vengono messe nell’angolo; combattere l’alienazione e la segregazione che permettono all’estremismo di mettere radici”.

 

Per farlo, si comincia dalla tavola della cucina, poi si va “nei campus universitari, online, nei media”, con nuovi e articolati programmi di deradicalizzazione. La strategia prevede: una commissione che studierà in che modo e con quale estensione è stata applicata la sharia nel Regno Unito (ci sarà un rapporto del ministero dell’Interno nel 2016); sarà creato un gruppo che comprende aziende ed enti governativi che controllano la rete, tenendo d’occhio i contenuti estremisti e i predicatori radicali; le istituzioni, dalle scuole alle autorità locali, saranno controllate per evitare – o svelare – infiltrazioni estremiste: l’intero settore pubblico sarà via via esaminato. Gli estremisti saranno poi messi in un registro nel quale si potranno verificare movimenti e attività – “come i pedofili!”, ha titolato con enfasi il Sun. I genitori potranno togliere il passaporto ai loro figli qualora avessero il sospetto di un reclutamento: secondo i dati, sono 700 i britannici partiti per la Siria e per l’Iraq, circa 350 sono tornati a casa (è stato definito un programma di recupero per i “pentiti”), mentre nell’ultimo anno 338 persone sono state arrestate perché sospettate di organizzare attentati (un terzo in più rispetto all’anno precedente).

 

[**Video_box_2**]Soprattutto i musulmani moderati devono farsi sentire, contrastando le interpretazioni radicali dell’islam: per loro il governo ha stanziato 5 milioni di sterline. E’ la “maggioranza silenziosa” che deve fare la differenza, perché, come ha scritto Cameron nella prefazione del documento strategico, “per rispondere a questa ideologia avvelenata, dobbiamo fare una scelta. Chiudiamo gli occhi e speriamo che in qualche modo i nostri valori alla fine riescano a prevalere? O usciamo là fuori a difendere i nostri valori con tutte le forze che abbiamo e con la voglia di vincere la battaglia delle idee?”. In passato, “di fronte all’islamismo o all’estremismo neonazista, siamo stati spesso troppo tolleranti con l’intolleranza e troppo spaventati di offendere qualcuno”, ma ora questo non deve accadere più.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi