C'è Putin al telefono
Roma. Venerdì a Mosca si incontrano i ministri degli Esteri di Siria, America, Russia e Turchia per parlare di Siria. Si tratta di un meeting ad alto livello in cui con ogni probabilità sarà esaminata una proposta di risoluzione del conflitto nata dall’incontro a sorpresa del presidente siriano Bashar el Assad e il presidente russo Vladimir Putin.
Grazie a un’operazione logistica complessa, lunedì Assad si è prima spostato in segreto per 200 chilometri dalla capitale Damasco all’aeroporto internazionale di Latakia – che da poco è diventato anche una base per gli aerei da guerra russi – e poi è salito a bordo di un grande quadrigetto Ilyushin 62 dell’aviazione russa alla volta di Mosca. L’Ilyushin ha puntato verso sud e poi ha attraversato con una curva ampia l’Iraq e l’Iran per evitare con cura lo spazio aereo della Turchia, perché è un paese ostile al presidente siriano e all’intervento militare russo in medio oriente. Infine è atterrato all’aeroporto militare di Chkalovsky, a 31 chilometri da Mosca. Le condizioni di sicurezza precarie in Siria costringono tutti, Assad, i generali iraniani suoi alleati e i capi dei gruppi armati che gli fanno la guerra, a muoversi in segreto per evitare le imboscate degli avversari.
Al Cremlino Assad ha parlato faccia a faccia con Putin, che tre settimane fa ha ordinato l’inizio di una campagna di bombardamenti per appoggiare le manovre dell’esercito siriano e dei “consiglieri militari” iraniani. Il presidente ha incontrato anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il ministro della Difesa, il generale Sergei Shoigu. Per il rais è il primo viaggio fuori dalla Siria dal 2011, da quando è scoppiata la guerra civile, e ha voluto esprimere la “gratitudine immensa” della Siria per l’intervento armato russo che non sta avendo per ora un effetto decisivo dal punto di vista militare ma lo ha senz’altro avuto dal punto di vista psicologico sui supporter di Assad. E’ probabile che questo stesso viaggio sia stato un’operazione dei militari russi.
La Reuters ha titolato: “Il presidente siriano a Mosca per ringraziare Putin”, ma l’incontro ha affrontato temi cruciali, su tutti la possibilità di una soluzione politica alla guerra in Siria. Lo si capisce dal fatto che è incastrato in una fitta serie di altri incontri e conversazioni tra Putin e gli attori più importanti nella crisi siriana. Subito dopo l’incontro con Assad, Putin si è sentito al telefono con il re saudita Salman e con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che sono entrambi schierati sul fronte opposto a quello di russi e siriani e sostengono la necessità di un regime change a Damasco. E’ da notare che qualsiasi proposta di soluzione politica potrebbe essere accettata dagli stati ma potrebbe essere ignorata dai gruppi armati che fanno la guerra al governo siriano.
[**Video_box_2**]Non che si sia così vicini. Putin ha incontrato il ministro della Difesa saudita, Mohamed bin Salman, dieci giorni fa a Sochi e sebbene non siano uscite novità si sa che è stato un incontro con divergenze forti. I sauditi chiedono che Assad lasci il potere come condizione per iniziare i negoziati di pace, i russi vogliono l’opposto, che i negoziati si svolgano sotto il controllo di Assad saldo al suo posto di presidente. Due giorni fa il governo della Turchia ha annunciato una finta apertura, dichiarando di essere disposto ad accettare un periodo di transizione con Assad presidente per sei mesi, ma in questo modo assomiglia più a un ultimatum e la proposta non è stata discussa. A Baghdad intanto il capo di stato maggiore americano, il generale Joseph Dunford, ha detto al primo ministro iracheno Haidar al Abadi che l’Iraq deve scegliere: o chiede l’aiuto americano contro lo Stato islamico, o quello russo. Non può avere entrambi.
Cose dai nostri schermi