La fine della politica del figlio unico in Cina arriva un po' tardi
Roma. L’ultimo caso di cronaca risale a settembre. Una donna della provincia cinese dello Yunnan, incinta di otto mesi del suo secondo figlio, ha detto che rischiava di doversi sottoporre a un aborto illegale perché, se avesse avuto il bambino, il marito poliziotto sarebbe stato licenziato, e la famiglia non avrebbe avuto di che vivere. “Ho paura”, ha detto Chen, che si è fatta identificare solo con il cognome. “Se mio marito decide che devo abortire, non c’è niente che possa fare”. I funzionari per la pianificazione famigliare dello Yunnan hanno detto ai media che Chen non sarebbe stata costretta ad abortire, ma che la famiglia era stata “avvertita delle conseguenze” di avere un secondo figlio: la legge dice che in Cina spetta un solo figlio a ciascuna famiglia, non si transige. La passione dei media cinesi per le storie tragiche è breve quanto quella dei media occidentali, e possiamo solo sperare che la signora Chen abbia tenuto il bambino, perché da ieri la legge è cambiata. Alla chiusura del Plenum del Comitato centrale del Partito comunista, evento a cadenza più o meno annuale che definisce le linee guida per le riforme nel paese, l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha annunciato la fine della politica del figlio unico. Le famiglie cinesi potranno avere due figli, e porre fine agli aborti selettivi che hanno trasformato la Cina nel paese con il più grande divario al mondo tra maschi e femmine, ai parti segreti, ai processi.
La politica del figlio unico, introdotta negli anni Settanta per disinnescare la bomba demografica di una Cina povera e troppo popolosa, ha creato negli anni un altro tipo di emergenza, quella di una Cina sempre più ricca ma sempre più vecchia. Da anni gli esperti avvertono che la bilancia demografica cinese è sempre più fuori equilibrio, e la popolazione di adulti in età lavorativa ha iniziato a calare per la prima volta nel 2012. Questo significa che la fabbrica del mondo rischia di trovarsi senza operai, e la leadership cinese, con la cautela che le è tipica, dopo anni di appelli pubblici e di studi demografici ha risposto prima con l’alleggerimento della politica del figlio unico nel 2013, e poi con la sua eliminazione completa. Ma ormai, avvertono gli esperti, potrebbe essere troppo poco e troppo tardi.
La prima ragione è che due figli a coppia non sono sufficienti per rimettere a posto la bilancia demografica cinese (anche il divario tra maschi e femmine si colmerà solo intorno al 2100), impoverita da quasi quattro decenni di politica del figlio unico. Wang Feng, uno dei maggiori demografi cinesi, ha detto a Reuters che la fine della politica del figlio unico “non avrà alcun impatto sul problema dell’invecchiamento della società”, che non può essere fermato anche se le coppie avessero due figli ciascuna. La seconda ragione di preoccupazione è che il regime cinese ha dato ai suoi cittadini una libertà che in gran parte non desiderano più. La crescente borghesia cinese, al pari di quella occidentale, sta subendo una gravissima crisi di natalità, e le coppie affrontano la gravidanza sempre più raramente e sempre più avanti negli anni.
[**Video_box_2**]Dall’ossessione per la sistemazione economica della prole alla pressione inconcepiblie che i genitori impongono ai figli affinché abbiano successo negli esami scolastici, inoltre, la società cinese ormai sembra ruotare intorno a nuclei famigliari in cui c’è posto per un unico figlio, e le difficoltà economiche recenti, con la crescita che rallenta e il “new normal” che fatica a imporsi (a questo proposito alcune riforme liberalizzatrici sono state varate dal Plenum del Partito), spesso fa sì che le coppie fatichino a crescere un figlio, figuriamoci due. E’ come se la politica del figlio unico fosse entrata sottopelle nelle giovani coppie cinesi. Mei Fong, autrice di un libro sul tema (“One Child: the Past and Future of China’s Most Radical Experiment”), ha detto al Financial Times: “Forse il più grande danno fatto dalla politica del figlio unico è che ha costretto le persone a pensare razionalmente – troppo razionalmente – a essere genitori”.