Una riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite

Venezuela in pole e Israele nell'angolo. L'ultima truffa dei diritti umani all'Onu

Luca Gambardella
Altri sette paesi ai vertici delle classifiche mondiali per violazioni dei diritti umani sono stati eletti nel Consiglio delle Nazioni unite che ne monitora il rispetto. La politicizzazione di un organo che ha imposto solo a Israele 62 condanne. E 59 al resto del mondo.

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite (Unhrc), l'organo internazionale che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti fondamentali nei paesi membri dell'Onu, continua a suscitare polemiche. A essere contestata, ancora una volta, è la scelta dei nuovi membri che compongono uno degli organi più importanti della galassia che ruota attorno al Palazzo di Vetro. Dopo l'elezione dell'Arabia Saudita alla presidenza di un gruppo chiave del Consiglio, quello competente per nomina degli esperti da inviare nei vari paesi per attività di monitoraggio, questa settimana altri sette paesi, non certo paladini dei diritti umani, sono stati eletti. Venezuela, Emirati Arabi Uniti, Burundi, Ecuador, Etiopia, Kirghizistan e Togo hanno ricevuto un mandato di tre anni e  si aggiungeranno agli altri 40 stati membri che oggi siedono al Consiglio.

 

"E' un giorno nero per i diritti umani", ha commentato il direttore esecutivo dell'ong UN Watch, Hillel Neuer, che appena alla vigilia dell'elezione aveva presentato un report all'attenzione delle Nazioni unite in cui si ricordavano le innumerevoli violazioni dei dritti umani commesse dagli stessi paesi chiamati a fare da giudici a nome dell'Onu. "Se permettiamo al Venezuela di giudicare sul diritto alla libertà d'assemblea, al Burundi di giudicare sulla responsabilità della polizia e agli Emirati Arabi Uniti di giudicare sul diritto al lavoro, stiamo semplicemente rendendo le Nazioni unite uno zimbello", ha detto Neuer. "L'elezioni di altri regimi che violano i diritti umani – in un Consiglio che già conta al suo interno paesi come Cina, Russia, Cuba, Arabia Saudita – rappresenta un altro colpo alla credibilità e all'efficienza di un organo che si credeva dovesse migliorare l'operato del suo predecessore". Già, perché il Consiglio è relativamente giovane. Fu creato nel 2006 per sostituire la Commissione per i diritti umani accusata di gettare discredito sull'attività di monitoraggio delle Nazioni unite. La Commissione fu smantellata dopo il giudizio dell'allora segretario generale Kofi Annan che accusò pubblicamente l'Unhrc per la "politicizzazione" del suo operato e per la sua "credibilità in declino".

 

[**Video_box_2**]Ora però, la tendenza a eleggere un numero sempre più elevato di paesi le cui politiche sono in evidente contrasto con l'obiettivo del Consiglio lascia pensare che più che un progresso sia stato compiuto un passo indietro. Come ha sottolineato Un Watch, l'attività dell'organo delle Nazioni unite ha già risentito del conflitto di interessi tra giudicanti e giudicati e, certamente, continuerà a risentirne in futuro nello svolgimento dei suoi lavori. "Paesi come Zimbabwe, Cina, Egitto, Cuba, Pakistan, Russia e Arabia Saudita finora non sono mai stati oggetto di alcuna risoluzione dell'Onu", ha detto Neuer, e i meccanismi d'aiuto predisposti per le vittime delle violazioni saranno "ostaggio dalla politicizzazione e dalla selettività" dei paesi membri. Proprio a questo proposito, Un Watch ha diffuso pochi giorni fa una tabella (qui sotto) che illustra i numeri complessivi delle condanne per violazioni dei diritti umani imposte dall'Unhrc: ebbene, dal giugno 2006, ovvero dalla creazione stessa dell'organismo, fino ad agosto 2015, il Consiglio ha imposto 62 condanne a Israele contro le 59 complessive comminate a tutti gli altri paesi del mondo sommati insieme.

 

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.