Il tabù antisemita
Roma. Trasmissione “Repliques” su France 2. Ospite lo storico di origini marocchine Georges Bensoussan, direttore editoriale del Mémoral de la Shoah e della Revue d’histoire de la Shoah, docente sorboniano e fra i massimi studiosi di antisemitismo in Francia (i suoi libri sono pubblicati in Italia da Einaudi). Si parla di fallimento dell’integrazione nelle banlieu: “Non ci sarà alcuna integrazione fino a quando non ci libereremo di questo antisemitismo atavico”, dice Bensoussan. “Un sociologo algerino, Smain Laacher, con grande coraggio, ha detto che nelle famiglie arabe in Francia, anche se nessuno vuole dirlo, l’antisemitismo arriva con il latte materno”. Bensoussan, che sul fallimento dell’integrazione ha scritto il libro “Les Territoires perdus de la République”, è stato subito travolto dalle accuse e dalle polemiche. Il Mrap, il Movimento contro il razzismo e per l’amicizia fra i popoli che ha già fatto processare Oriana Fallaci e Michel Houellebecq, ha annunciato che lo trascinerà in tribunale per istigazione all’odio razziale: “Il Memoriale dell’Olocausto è un patrimonio comune che nasce dall’orrore dello sterminio degli ebrei”, ha spiegato il Mrap. “E’ quindi scandaloso e atroce che Georges Bensoussan, responsabile editoriale del Mémorial, abbia usato parole antiarabe e razziste in un servizio pubblico. Chiediamo anche ai responsabili del Memoriale di prendere le distanze dal suo direttore editoriale che ha promosso un razzismo biologico dei più abietti”. Il Mrap si avvale di una legislazione repressiva, accreditando una pratica a dir poco pericolosa: concedere libertà di circolazione solo a idee o a parole che si ritengono giuste e tollerabili.
La stampa goscista si è subito buttata su Bensoussan. Le Monde ha castigato lo storico paragonandolo al premier israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva appena addossato parte della responsabilità sulla Shoah al Muftì di Gerusalemme: “Nel giro di pochi giorni, due dichiarazioni roboanti di rappresentanti di spicco delle istituzioni ebraiche hanno confermato che in materia di propaganda tutto, o quasi tutto, è consentito”. Libération chiede misure “pratiche” per punire il reprobo: “Il Memoriale della Shoah, finanziato dallo stato repubblicano e partner della Pubblica istruzione, che organizza molte gite scolastiche ad Auschwitz ogni anno nel quadro della prevenzione dell’antisemitismo e del razzismo, deve prendere pubblicamente le distanze dalle dichiarazioni del suo direttore editoriale”. Si chiede anche al ministro dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, di esonerare Bensoussan dal Memoriale. Edwy Plenel e i giornalisti di Mediapart hanno invece accusato Bensoussan di “razzismo biologico” e hanno chiesto che venga interdetto anche dal Consiglio Superiore per gli audiovisivi. “Che queste parole provengono da uno storico coinvolto nella missione educativa del Memorial è veramente sconcertante”, scrive il magazine di Plenel.
[**Video_box_2**]Un contrappello a favore di Bensoussan è stato firmato invece da numerose personalità pubbliche francesi. “Il silenzio sembra essere l’obiettivo di questa nuova polizia del pensiero”, recita l’appello. “Le opere, i libri e gli insegnamenti di Bensoussan sono radicalmente estranei a qualsiasi razzismo. Dobbiamo affermare il nostro pieno sostegno a Georges Bensoussan, salutando il suo coraggio intellettuale e la sua libertà di parola. I suoi calunniatori sono contento di accusare, denunciare, diffamare e minacciare. L’odio verso gli ebrei è parte della strategia”. Fra i firmatari anche la filosofa Elisabeth Badinter, Bernard-Henri Lévy, il Gran Rabbino di Francia Haim Corsia e il regista Jacques Tarnero. Nessun collega di Bensoussan ha voluto apporre la propria firma, lasciandolo solo di fronte al linciaggio. Lo storico adesso rischia il posto come direttore editoriale del Mémorial de la Shoah. Colpevole di aver detto in una trasmissione pubblica che nella vasta banlieu francese domina la legge di Allah e non quella di Marianna e che “les juifs” non sono i benvenuti.