Deve tornare l'Erdogan dei primi mandati
Erdogan ha tutte le carte in regola per tornare a essere lo stabilizzatore della Turchia, dopo una fase di destabilizzazione in seguito alle elezioni di giugno che lui stesso ha cavalcato. Adesso Erdogan ha la responsabilità di rilanciare il processo di pace con i curdi, coinvolgendo non solo il Pkk, ma anche l’Hdp, e di riprendere un processo negoziale che deve inserirsi anche in uno slancio di riforma politica. A questo si aggiunge la necessità di stabilizzare l’economia. La reazione delle Borse e della lira turca è stata molto favorevole al risultato elettorale, ma la Turchia economicamente è un po’ in bilico. Bisogna capire se un nuovo governo stabile riprenderà la strada delle riforme economiche per far fare al paese un vero salto verso un’economia pienamente sviluppata. L’orientamento della politica estera turca non cambierà radicalmente dopo queste elezioni, ma probabilmente vedremo una minore assertività soprattutto sullo scenario siriano. La formazione del nuovo governo coincide con il lancio di un processo negoziale sulla Siria che è iniziato a Vienna e continuerà a Mosca. Le ambizioni turche di una no-fly zone in Siria sono state accantonate dopo l’intervento russo. Il nuovo governo ormai non ha più niente da dimostrare agli elettori, e questo può portare a una minore assertività in politica estera. Per quanto riguarda i rapporti con l’Europa, da parte dell’Unione c’è una maggiore volontà di riprendere un dialogo costruttivo con Ankara, per motivi che hanno soprattutto a che fare con la crisi dei rifugiati. Ma questa nuova volontà deve trovare sponde da parte del governo turco. Infine, il modello politico turco elogiato negli anni passati a livello internazionale potrà tornare in auge solo se l’Akp tornerà a ispirarsi ai governi guidati da Erdogan nel 2002 e nel 2007, due esecutivi impostati sulle riforme, capaci di ottenere il consenso non solo della constituency tradizionale dell’Akp, ma anche delle fasce più liberali della popolazione. Al contrario, dal 2011 in poi è aumentata la polarizzazione politica e il modello turco si è andato sgretolando. Erdogan deve capire che la Turchia ha bisogno di una guida capace di riportare il confronto politico all’interno delle istituzioni.
Nathalie Tocci è vicedirettrice dell’Istituto Affari Internazionali e special adviser dell’Alto rappresentante Federica Mogherini sulla nuova strategia di politica estera dell’Unione europea
(testo raccolto dalla redazione)