L'ideologia salafita e quella universalista. Così soffoca la Francia
Parigi. “La Francia è strozzata da due ideologie: l’ideologia islamista, salafita, quella che ha commesso un massacro venerdì scorso, e l’ideologia ereditata dal maggio ’68 che prospera da più di quarant’anni, l’ideologia universalista, edonista, del godimento illimitato che accecata dal politicamente corretto ha permesso lo sviluppo di questa controsocietà. Così la Francia è costretta a lottare su due fronti: un fronte esterno rappresentato dall’islam radicale e un fronte interno composto da questo stesso islam radicale e da coloro che ne hanno permesso la nascita e lo sviluppo sul territorio francese”. Nella canea degli slogan e delle prime pagine sensazionalistiche (è Libération, va da sé, la locomotiva con quel “Génération Bataclan” che è già brand) Ivan Rioufol, giornalista vedette del Figaro, prova a fare chiarezza su quello che sta accadendo nella sua amata Francia, frastornata e in cerca di risposte all’insicurezza, culturale e identitaria d’abord, che mina il suo quotidiano.
Mentre il milieu mediatico-giornalistico che pensa bene e scrive sul Monde e l’Obs si affannava per sostenere che la priorità è il “pasdamalgam” – “le prime vittime sono i musulmani”, “islam e islamismo non hanno nulla a che vedere” e via discorrendo – nella sua celebre rubrica, “Bloc-notes”, Rioufol ha voluto dare una sveglia a questi “autruches”, a questi struzzi che affollano i salotti televisivi e le pagine di opinione dei giornaloni: “E’ giunta l’ora di guardare in faccia la realtà”.
“Allertare il popolo francese, come stanno attualmente facendo, sulle catastrofi climatiche o sulla pericolosità del ‘populismo’, distoglie lo sguardo dall’essenziale: l’influenza dell’ideologia salafita su una parte della gioventù che vive nelle banlieue. Il politicamente corretto è il miglior alleato dell’islamismo quando non osa chiamare il nemico con il proprio nome e non chiede esplicitamente alla comunità musulmana di combatterlo”, dice al Foglio Rioufol. Anche Alain Juppé, principale rivale di Nicolas Sarkozy alle primarie dei Républicains che decideranno il candidato neogollista alle presidenziali del 2017, ha chiesto ai francesi di confessione musulmana di “dire chiaramente che non hanno nulla a che vedere con questo fanatismo, con questa barbarie, con questa deriva settaria della loro religione”. Ma esiste l’islam moderato, quello che Dalil Boubakeur, rettore della Grande moschea di Parigi, dice di incarnare? “Voglio credere che i musulmani moderati siano la maggioranza, ma la questione è un’altra: se non si riesce, o meglio non si vuole, aprire un dibattito sull’islam, non si riuscirà mai ad affrontare il problema dell’islamismo e ancor meno il problema che consisterebbe nell’incitare i musulmani a opporsi all’islamismo. A oggi si tratta ancora di dibattiti vietati”, afferma Rioufol. “Quando a più riprese ho chiesto ai musulmani di dissociarsi categoricamente da questo islamismo che infanga la loro immagine, sono stato attaccato dalla comunità musulmana secondo la quale il mio appello, percepito come un sospetto di complicità, era un insulto. C’è per ora una retorica che incita la comunità musulmana a non avere un atteggiamento critico verso la deriva islamista, verso questo ‘cancro dell’islam’ come l’ha definito l’intellettuale musulmano Abdennour Bidar. Sono in pochi a usare gli stessi toni di condanna e se è vero che la comunità musulmana ha pubblicato comunicati per dire che è indignata, è anche vero che non ci sarà nessuna grande manifestazione in piazza per dissociarsi. E questo mi rammarica”.
[**Video_box_2**]Nei media e tra i politici, tranne qualche eccezione, si parla di barbari, di terroristi, di diavoli, ma la parola islam viene pronunciata con molta fatica o non viene pronunciata affatto: “Fa parte di quei divieti di pensare e di dire imposti dal politicamente corretto, secondo cui nessuna riflessione scortese deve essere fatta sulle minoranze tra cui quella islamica”, spiega Rioufol. “Stiamo assistendo a quella che io chiamo ‘la tirannia delle minoranze’. Nessuna riflessione lucida e razionale è permessa sulla deflagrazione del modello assimilazionista francese e sul rifiuto dell’integrazione di una parte della comunità arabo-musulmana che da quarant’anni a questa parte non solo non è stata incoraggiata a integrarsi ma è stata anche invitata a vivere secondo i propri valori in nome del multiculturalismo. Di questa scelta suicida stiamo pagando oggi le conseguenze”. Rioufol, pressoché ubiquitario nelle liste di proscrizione stilate dalla gauche benpensante, è attualmente braccato dal Collectif contre l’islamophobie en France (Ccif) per alcune dichiarazioni fatte nel 2012 durante una trasmissione su Rtl. Il giornalista del Figaro aveva criticato la campagna “Nous sommes la nation” del Ccif, nella quale il dipinto “Il giuramento della Pallacorda” di Jacques-Louis David, quadro simbolo della Rivoluzione francese, raffigurava, al posto dei Montagnardi, degli islamisti, alcune donne velate e degli imam barbuti. Il Collettivo lo ha portato davanti al giudice per “diffamazione” (si legge “islamofobia”), ma il 29 ottobre scorso è stato assolto. Finita qui? Macché. Il Ccif ha fatto ricorso in appello: “Questo ricorso è rivelatore della pressione esercitata da numerose associazione islamiste su chi cerca di aprire un dibattito sull’islam – dice Rioufol – Ma Fa parte anche di quel processo di intimidazione attualmente in corso contro la République e in particolare contro la libertà d’espressione, la laicità e il nostro modo di vivere. La nostra République non si rende conto del suo lassismo e della sua arrendevolezza verso una convergenza di attacchi più o meno gravi ma che in egual misura la indeboliscono”.