Bombe e morti. Strage di soldati a Tunisi
Martedì una bomba ha ucciso almeno dodici persone a Tunisi a bordo di un bus che trasportava militari della Guardia presidenziale. Il presidente tunisino Béji Caïd Essebsi ha dichiarato lo stato d’emergenza per 30 giorni e il coprifuoco sulla capitale fino alle cinque del mattino. La Guardia è un reparto d’elite che è considerato il più agguerrito nella lotta agli estremisti islamici, che quest’anno ha raggiunto un picco di pericolosità con due grandi attacchi contro i turisti nella capitale, al museo del Bardo, e contro i turisti a Sousse, sulla costa più a sud. La strage di martedì è avvenuta nel centro di Tunisi, a poca distanza dal ministero dell’Interno, in una zona sorvegliatissima da uomini armati e dove molte vie sono chiuse per aumentare la sicurezza. Secondo Reuters, l’attentato è stato compiuto da un terrorista a bordo del bus e questo apre all’ipotesi di infiltrazioni, ma non tutto è chiaro.
Secondo fonti del Foglio al confine tra Tunisia e Libia, nelle ultime due settimane si è intensificato il movimento tra la città di Sabratha e il confine della Tunisia. Sabratha è un’area infestata dallo Stato islamico, che però ha scelto di non rendere pubblica e manifesta la sua presenza e mantiene un profilo molto basso, senza propaganda e senza cortei pubblici, proprio per sfruttare al meglio per le sue operazioni la posizione vicina al confine. Da Sabratha sono partiti gli stragisti tunisini che hanno poi colpito nel loro paese, dopo un periodo di addestramento nei campi in Libia.
L'editoriale dell'elefantino