Un jet Su-24 del tipo abbattuto sul confine siriano (foto LaPresse)

Incidente di guerra

I turchi abbattono un jet russo, Putin reagisce furioso

David Carretta
Mosca minaccia conseguenze: “Complici del terrorismo”. Erdogan rilancia l’idea della “safe zone”, con un occhio ai rifugiati. Panico in Europa

Bruxelles. François Hollande era appena decollato per Washington per convincere Barack Obama a partecipare con Vladimir Putin a una coalizione compatta contro lo Stato islamico, quando la Turchia ha abbattuto un caccia russo – che aveva sconfinato, secondo la versione di Ankara – sopra la frontiera più delicata del mondo, quella con la Siria, dove è in corso una guerra militare e di propaganda determinante per il futuro del paese e dell’assetto mediorientale e da dove transitano i rifugiati che stanno travolgendo l’Unione europea, pronta a staccare un assegno da tre miliardi per convincere il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, a tenersi i profughi siriani.

 

Quel che gli analisti temevano da tempo si è realizzato: un incidente nella guerra siriana tra un membro della Nato e la Russia. “E’ una pugnalata alla schiena inflitta dai complici dei terroristi”, ha detto Putin, annunciando “conseguenze significative”. La Turchia ha invocato l’articolo 4 del trattato Nato – consultazioni in caso di minaccia all’integrità territoriale – per chiedere la solidarietà degli altri membri dell’Alleanza. “Nervi saldi”, ha chiesto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Ma le diplomazie europee sono nel panico. “Ci auguriamo che le conseguenze non siano tali da incrinare le dinamiche diplomatiche avviate sulla Siria”, ha detto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Trascinata controvoglia nella guerra contro lo Stato islamico dopo gli attentati di Parigi e con le sue fondamenta che tremano per la crisi dei rifugiati, l’Ue si ritrova incastrata tra il presidente islamista nostalgico del grande Impero ottomano e il presidente nostalgico della grande Russia.

 

Secondo la versione turca, corroborata dai tracciati radar e sostenuta dagli Stati Uniti, i piloti russi hanno ricevuto dieci avvertimenti in cinque minuti, prima che il Sukhoi SU-24 entrasse per pochi secondi nello spazio aereo turco. Secondo la versione russa, l’aereo non ha mai minacciato il territorio della Turchia. Quel che è certo è che i due F-16 turchi hanno abbattuto il caccia russo mentre operava in una zona controllata dai ribelli siriani di etnia turkmena che, sostenuti dalla Turchia e bombardati dalla Russia, combattono contro Bashar el Assad, il rais siriano che sopravvive grazie alla protezione di Mosca. L’esercito russo ha detto che uno dei due piloti del jet è stato ucciso da fuoco “da terra”, così come il pilota di un elicottero di soccorso, costretto a un atterraggio di emergenza.

 

[**Video_box_2**]Putin ed Erdogan hanno due agende contrapposte sulla Siria, ma entrambi hanno cercato di strumentalizzare l’incidente per sfruttare a proprio vantaggio le esitazioni e le divisioni degli occidentali sul groviglio formato da Assad, Stato islamico, Russia, Turchia e rifugiati. Il presidente russo ha chiamato in causa Barack Obama come garante del “deconflicting” tra grandi potenze in Siria: l’abbattimento del Sukhoi è avvenuto “malgrado l’accordo che abbiamo firmato con i nostri partner americani per prevenire incidenti aerei e la Turchia è tra quelli che dovrebbero combattere il terrorismo con la coalizione americana”, ha detto Putin. Il presidente russo ha accusato la Turchia, membro della Nato candidato a entrare nell’Ue, di aver facilitato gli attentati “nel cuore dell’Europa” comprando petrolio dallo Stato islamico.

 

Erdogan ha riproposto l’idea di “safe zone umanitarie” nel nord della Siria, che gli europei avevano definitivamente bocciato dopo l’intervento russo. Il presidente turco può giocare le carte dei rifugiati e della Nato. La Commissione ha approvato la “facility” da tre miliardi che dovrebbe convincere la Turchia a bloccare le partenze dei profughi siriani: domenica è previsto un vertice straordinario tra Ue e Turchia per sancire il grande scambio, che comprende la ripresa dei negoziati di adesione e una liberalizzazione dei visti. “Siamo solidali con la Turchia e difendiamo la sua integrità territoriale”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, invitando alla “de-escalation”. Secondo il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, la Turchia “ha la chiave di un numero veramente importante di questioni, sia in relazione alla battaglia contro lo Stato islamico sia in relazione alla sfida delle migrazioni che ha di fronte l’Europa”. Ma  nella riunione d’emergenza del Consiglio atlantico, alcuni ambasciatori europei hanno criticato l’intemperanza militare turca.