Il Cretino Collettivo contro Hollande
L’uomo grigio come l’uomo nero della falsa coscienza europea. François Hollande non è un tipo carismatico e non ha swagger, è molto diverso da Al Pacino, per dire. Lo si vede in moto col casco e il bread basket pieno di croissant in visita notturna all’amante. Seduttore, certo, carino e gentile ma un po’ goffo. E non ha niente del cowboy, ha l’aria mansueta e solo in parziale controllo, per essere gentili, degli opinion polls, che lo danno da mesi per politicamente morto. Eppure.
Ferve in Europa la polemica sullo spirito guerriero di Hollande. Il Cretino Collettivo dice: fa come Bush dopo l’11 settembre, e dunque sbaglia. Il Cretino Collettivo è quella porzione di noi che si volta dall’altra parte dopo il venerdì 13 di Parigi, e maschera l’impotenza, quando non una subconscia indifferenza, dietro slogan insopportabilmente virtuosi, in realtà viziosi (come ha dimostrato Ernesto Galli della Loggia in un bel pezzo nel Corriere di ieri): non è una guerra, non è uno scontro di civiltà, l’islam non c’entra, i combattenti di Parigi e altrove sono alienati e sradicati sociali, la colpa è nostra, ci vuole unità a difesa delle nostre emozioni, viva la generazione Bataclan e altre sordide bellurie. La proiezione politica di queste ovvietà incivili, che si vorrebbero il massimo dell’interculturale e del multiuso etno-religioso, è quel giudizio sul presidente francese che va censurato perché si comporta come un texano qualunque, l’uomo nero della situazione, l’amico di Rumsfeld e Cheney, quello che aveva mandato in Iraq e in Afghanistan, dopo il bombardamento di New York e Washington da parte di una banda di disadattati senza religione e senza carattere, una banda di violenti, abbastanza truppe e armi da congelare il programma nucleare iraniano e da liberare la maggioranza sciita del paese oppresso, e la minoranza curda, impiccando Saddam alle sue colpe e alla sua pertinacia di uomo del male. Quello che voleva rifare la mappa del medio oriente e insediare ovunque avamposti della democrazia libera e armata, progetto folle, come si è visto quando in Europa gli avamposti di Eisenhower hanno restituito cittadinanza, voto, dignità, libertà e ricchezza agli europei. Con la guerra, e poi tutelandoli nella Guerra fredda.
[**Video_box_2**]Ecco. Hollande sta per ripetere quegli errori perché ha ripreso i bombardamenti della capitale dello Stato islamico, da intendersi sempre secondo l’acronimo che occulta “Daesh”, e ha addirittura inviato la portaerei Charles de Gaulle in loco, e sta facendo il tour del mondo, Russia di Putin compresa, per vedere come si fa a evitare la metastasi della crisi siriana lasciata marcire dal carismatico presidente Obama ormai da quasi cinque anni. Non viene in mente a nessuno che Hollande ha subìto la trentesima parte, ma sanguinante, di ciò che furono l’abbattimento di due torri della libertà di commercio internazionale nel centro di Manhattan e un agguato devastante al Pentagono? Nessuno di questi censori schifiltosi pensa che centotrenta morti tra la folla di Parigi valgono comunque una decisione politica, una reazione politica e di forza militare, anche se non sono i tremila dell’11 settembre. A volte capita che a persone diversissime, uno del Grand Old Party diventato presidente americano e un socialista diventato presidente francese, succedono cose simili se non identiche, e che dunque la reazione ha un tratto di somiglianza obbligato, dovuto alla natura della cosa e non alla ripetizione coatta di un errore geopolitico. Sono ragionamenti sul filo della realtà e della ragionevolezza, ma il sistema mediatico fondato sull’expertise astratta e sulla concretezza minimalista delle emozioni, e sulla incapacità d’odio verso il carnefice, e sulla celebrazione di un goffo e minoritario islam pacifista e moderato, a queste banali e consequenziali conclusioni proprio non ci arriva.