Il vademecum della laicità in Francia è una boiata pazzesca
Parigi. Un giorno ti parlano della storia millenaria della Francia, dell’importanza delle sue radici cristiane, delle sue tradizioni popolari, della France souvenir de mon enfance, quella dei campanili e delle chiese che si innestano dolcemente tra vigneti e campi di grano, ti parlano della Borgogna delle abbazie, della Francia figlia primogenita della chiesa, di quel paese che ora più che mai deve ricordarsi da dove viene, della sua grandezza, del suo passato, del suo patrimonio, di ciò che di magnifico ha regalato all’umanità per risollevarsi e restare unita. Poi però il giorno dopo gli stessi che intonano ieratici l’elogio della “France et de son histoire millenaire” ti sfornano un manualetto di “bonne conduite laïque” che impone a tutti i sindaci di Francia di non installare il presepe nei loro municipi in nome del vivre-ensemble e per non offendere le altre religioni.
È stato pubblicato mercoledì il vademecum della laicità dell’Amf, l’associazione nazionale dei sindaci francesi, una lunga lista di raccomandazioni, che vanno dal rispetto dell’égalité filles-garçons (si legge annichilimento delle differenze) alla neutralité républicaine (si legge oblio delle proprie radici), per aiutare ogni primo cittadino di Francia a essere un laico, o meglio un laicista provetto. Ma la guida di 36 pagine dell’Amf che chiede “più neutralità” in ogni settore, dagli edifici pubblici alle attività promosse dagli eletti locali, ha fatto infuriare molti sindaci per il capitolo in cui si sottolinea che “la presenza dei presepi di Natale nelle sale dei municipi è incompatibile con la laicità”. Una cinquantina di parlamentari dei Républicains (destra neogollista) ha già lanciato una petizione per chiedere di ritirare il vademecum a livello nazionale. “Condividiamo il valore della laicità nella République, ma rifiutiamo che esso si esprima in un sentimento antireligioso (...) Un sindaco non è incorporeo e non c’è motivo per cui debba nascondere il suo credo religioso, se desidera esprimerlo nel rispetto di quello altrui”, hanno evidenziato i due promotori della petizione, Hervé Mariton e Philippe Gosselin. Xavier Bertrand, ex ministro del Lavoro e attuale sindaco di Saint-Quentin, ha annunciato che non applicherà quanto richiesto dalla guida, perché “noi francesi non dobbiamo scusarci per quello che siamo, per i nostri valori”. “Sono pronto ad applicare il principio di laicità, ma attenzione, non dimentichiamo che la Francia è un paese laico di tradizione cristiana (...) Se cominciamo a vacillare anche sui nostri valori e sulle nostre tradizioni questo paese è spacciato”, ha aggiunto Bertrand.
[**Video_box_2**]Nel manualetto fabbricato dai burocrati laicisti si chiede ai sindaci di fare attenzione anche alle “potenziali distorsioni della laicità determinate dal sostegno apportato a manifestazioni considerate tradizionali (processioni, troménie, battesimi di navi, benedizione degli edifici)”. Viene cioè chiesto a tutti i primi cittadini di Francia di rinnegare “sedici secoli di storia”, come denunciato da Franck Margain, vice presidente del Parti Chrétien-démocrate (Pcd). Al Figaro, Xavier Lemoine, anch’egli del Pcd, non ha lesinato critiche nei confronti dell’iniziativa promossa dall’associazione dei sindaci francesi: “Non si tratta più di laicità ma di un laicismo che nutre il fondamentalismo. Ciò alimenta la spirale e come al solito si colpiscono i cattolici”. Il sindaco di Béziers, Robert Ménard, ha promesso nel suo municipio un “presepe ancor più bello dell’anno scorso” e ha lanciato una maratona intitolata “di presepe in presepe” i cui benefici andranno ai cristiani d’oriente.