La moschea di Béziers

In Francia arriva il vademecum per gli imam

Mauro Zanon
Il sindaco di Béziers presenta la "Carta delle moschee": i punti salienti sono le preghiere in lingua francese, il rifiuto del jihad, della pena di morte per gli apostati e gli omosessuali e dei finanziamenti dall'estero

Parigi. Giovedì, nel corso di una conferenza stampa, Robert Ménard, fondatore di Repoteur sans frontières e attuale sindaco di Béziers, ha presentato la “Carta delle moschee”. E' un documento basato su sei punti che gli imam e i responsabili religiosi delle moschee cittadine sono invitati a firmare, senza alcun vincolo giuridico, “per rassicurare l’insieme degli abitanti della città” e dimostrare che la condanna degli estremismi è unanime da parte della comunità musulmana. Si legge nella carta: “Nel momento in cui viene decretato lo stato di emergenza per tre mesi in seguito agli attentati di Parigi del 13 novembre, in cui le forze di polizia hanno perquisito diverse moschee e in particolare quella di Brest il cui imam intrattiene rapporti con alcuni responsabili della comunità musulmana di Béziers, in cui l’imam di Montpellier che ha già tenuto delle conferenze in una moschea di Béziers è stato appena posto agli arresti domiciliari, si impone come necessaria una chiarificazione circa le attività delle moschee di Béziers. In questa prospettiva, il Comune di Béziers sottopone agli imam e ai presidenti delle moschee una carta in sei punti”.

 

In questa carta di “bonne conduite” si chiede agli imam di impegnarsi a predicare esclusivamente in lingua francese e allo stesso tempo di non lanciare appelli pubblici alla preghiera per strada. Gli stessi imam e i presidenti delle associazioni che gestiscono le moschee di Béziers dovranno anche impegnarsi a interrompere qualsiasi attività o relazione con associazioni e moschee appartenenti alla corrente salafita o ai Fratelli musulmani. Non si dovranno diffondere o promuovere discorsi degli sceicchi o degli ulema sauditi wahabiti, degli sceicchi dei Fratelli musulmani di ogni paese, così come promuovere testi e libri che prescrivono il jihad o la pena di morte per gli apostati e gli omosessuali. Infine, ed è forse il punto più delicato (un’inchiesta di Libération e un libro del giornalista Joachim Véliocas, “Ces maires qui courtisent l’islam”, hanno recentemente evidenziato il torbido sistema di finanziamenti esteri che vede coinvolte numerose moschee installate in Francia) nessun finanziamento dall’estero, sia da parte di uno stato sia da parte di un’associazione privata, deve essere tollerato. Per Ménard, insomma, è giunta l’ora di rispondere concretamente alla minaccia dell’islamismo radicale, che in questi giorni concitati vede nel partito dell’anti islamofobia e nel politicamente corretto i principali alleati, soffocando qualsiasi discussione sulla religione islamica.

 

[**Video_box_2**]Il sindaco di Béziers ha pubblicato questa “charte des mosquées” anche per lanciare un segnale forte ai responsabili dell’islam francese di Parigi che finora si limitano a grandi proclami. Anouar Kbibech, presidente del Conseil français du culte musulman (Cfcm) ha annunciato martedì che introdurrà l’obbligo di un’“abilitazione” per tutti gli imam che vogliono officiare in Francia: una sorta di patentino che verrà rilasciato agli imam in seguito a una verifica delle loro conoscenze teologiche  e della loro adesione ai valori repubblicani. Ma i tempi dell’entrata in vigore non sono ancora chiari. Stessa situazione per la “carta dell’imam”, peraltro ancora in “fase di elaborazione”, che punta, secondo quanto annunciato dal Cfcm, a promuovere un islam “aperto, tollerante” e “rispettoso delle leggi della République”. Aspettando maggiori dettagli sull'entrata in vigore dell'iniziativa, intanto c’è Ménard. Il sindaco nei prossimi giorni riunirà i cinque presidenti delle moschee cittadine affinché venga adottata una risposta comune alla carta. Nel caso in cui giungessero avvisi contrari, “dirò quali saranno le moschee che hanno rifiutato la carta”, ha detto Ménard. La gauche l’ha già ribattezzata la “carta della vergogna”, le accuse di islamofobia dei “Maîtres censeurs”, come li chiamò Elisabeth Lévy in un famoso saggio, sono già arrivate.