San Bernardino dopo lo shootout (foto LaPresse)

Il negazionismo irrazionale sull'islam

Giuliano Ferrara
Bisanzio, Lepanto, Teheran, le torri, i Talebani, Londra, Madrid, Parigi, l’Isis, Palmira, San Bernardino. Con sano pragmatismo diciamoci che esiste un credo che presenta qualche problemino con la violenza politica dominatrice

C’è un giornale che forse è ancora più snob del nostro, si chiama il Post, è diretto da Luca Sofri, si avvale della collaborazione di Gianluca Briguglia, storico, accademico, saggista. Mi rigiravo ieri tra le mani il caso dello shootout di San Bernardino, quando ho letto un pezzo sulle “solite polemiche su identità e religione”, firmato appunto Briguglia. Un pezzo assai corretto, ben scritto, breve, che dice: non rompete con la religione come complemento dell’identità, non chiamate Babbo Natale perché scenda dalle stelle e non usurate la Bibbia, voi che non la conoscete e che del Natale fate carne di porco consumista; e tenete conto che Giuda e Erode, non proprio due stinchi di santo, facevano come voi, davano interpretazione politico-ideologica della religione, cosa che Papa Francesco ha sgamato e denuncia ogni giorno come svuotamento di senso della fede, e non ci fate perdere energie e tempo ché tanto il mondo moderno non è razionalizzabile secondo i vostri precetti urlati.

 

Forse ha ragione, mi sono detto. Poi ho pensato a San Bernardino. Da tre giorni buoni l’America, la magnifica America che ci ha insegnato il pragmatismo con Oliver Wendell Holmes, William James, Charles Sanders Pierce e altri importanti, si è involtolata in una strana catena del pregiudizio e del negazionismo irrazionale. Prima sembrava che la faccenda fosse roba da articolo 18, una lite aziendale un po’ cruenta. E quel fessacchiotto del presidente a rigirarsi la filastrocca sulla diffusa disponibilità di armi per il primo pazzo che ha voglia di usarle. Poi i fatti – ah, il pragmatismo – hanno obbligato anche i più riottosi a prendere un’altra strada, per la cura dell’Fbi. Alla fine si è scoperto, il che non esclude che sia stato un colpo di collera come ce ne sono tanti, per carità qui non stiamo a giocare con l’identità, si è scoperto, dicevo, che la coppia musulmana in azione aveva buoni armamenti, anzi ottimi, che c’era stato un giro coniugale nel paese dei fiori d’arancio wahabiti (si chiama Saudi Arabia, nostro strategico alleato); e che addirittura c’era stato tempo fa un acceso colloquio tra il maschio sparatore e un ebreo messianico, un nazareno come si chiamavano una volta, uno che cerca di conciliare Antico e Nuovo Testamento a modo suo: i due non concordavano, guarda tu, sul fatto se l’islam sia o no una religione pacifica, non violenta. Ecco.

 

Briguglia sa di storia e filosofia medievale, e ne può insegnare e ne insegna dalla sua cattedra di Strasburgo, dunque deve avere il sospetto che l’islam dei raid alla Mecca, delle conquiste califfali, dell’assalto a Bisanzio, della dominazione spagnola, di Poitiers, di Lepanto e di Vienna, ma anche di Teheran, dell’11 settembre, dei Budda dei Talebani, di Londra, Madrid e Parigi, dello Stato Islamico e di Palmira e della Piana di Ninive qualche problema con la violenza politica dominatrice lo presenti. Tutta la storia, che per questo è un racconto detto da un idiota, pieno di furore eccetera, è trafitta da problemi di potere, dominio, violenza. Mica siamo mammolette. Ma questo dell’islam, sembrerebbe, è appunto uno di quei problemi. Forse il più attuale. Qualcuno dice: il più minaccioso per il mondo secolarizzato, illuminato, in cui anche il cristianesimo francescano sa prendere, al contrario degli ayatollah e degli imam, le dovute distanze da sé stesso.

 

[**Video_box_2**]Or io dico. Possiamo decidere che Babbo Natale non esiste, e comunicarlo ai più piccoli. Ma con sano pragmatismo possiamo anche dirci che non è così strano, che nella storia c’è spesso stato un credo, un Dio, una dimensione del cuore e della passione fideistica, capaci di generare guerra e violenza o di giustificarle, dare loro un senso di là dal conflitto di potere per laiche ragioni d’interesse. Si può affermare con la massima solennità che ora basta, c’è stato Voltaire, abbiamo capito che bisogna schiacciare la superstizione, con Nietzsche abbiamo addirittura capito che nulla ha un senso se non l’interpretazione, ma non si può negare che Dio è un pretesto piuttosto robusto e, se le circostanze lo indichino, molto più robusto di una rissa a una festa aziendale, per spargere sangue innocente. L’ideale sarebbe allora sradicare Dio dal cuore degli uomini. Ci hanno provato, ma la fine della storia tarda ad arrivare. E allora perché ci sorprendiamo, fino al negazionismo più grottesco, se c’è chi ha voglia di convertirci a viva forza, per farci vivere e amare e credere come vuole lui? Trovo molto più sorprendente che si facciano appelli generici alla spiritualità, che è merce diffusa di tutti e per tutti, un oggetto di consumo egualitario, e a nessuno venga in mente che c’è una civilizzazione islamica da convertire secondo i modelli evoluti del cristianesimo laico.

 

PS. Il nazareno è tra le vittime dell’assalto.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.