Un rapporto dell'intelligence tedesca sull'Arabia Saudita imbarazza Berlino
I servizi segreti diffondono un memo in cui si critica la politica del paese del Golfo, alleato della coalizione dei volenterosi nella guerra allo Stato islamico. “Riad destabilizza il medio oriente”, dicono. Gli effetti indesiderati dell’accordo sul nucleare iraniano
La pubblicazione sui giornali della nota dei servizi segreti è un evento eccezionale e insolito che potrebbe mettere in discussione davanti all’opinione pubblica l’intervento in Siria e soprattutto la geometria delle alleanze di Berlino nella regione. Nel memo, il Bnd getta ombre sull’alleato saudita, un paese considerato strategico nella guerra contro lo Stato islamico e nel processo di pacificazione della Siria, ma su cui restano i sospetti per una politica ambigua verso gli estremisti islamici e per le sue violazioni dei diritti umani. “Il cauto approccio diplomatico tipico dei vecchi componenti della casa reale saudita è ora mutato in una politica più interventista e impulsiva”, recita il rapporto. L’intelligence sottolinea il ruolo di re Salman e del figlio Mohammed bin Salman, ministro della Difesa nonché secondo nella linea di successione al trono dell’Arabia Saudita. Il principe Mohammed, fino alla salita al potere di Salman, era considerato una figura secondaria: oggi, appena trentenne, è responsabile della Difesa di uno dei principali alleati dell’occidente in medio oriente e ha ricevuto l’incarico di supervisionare la politica petrolifera ed economica del regno. Il rapporto dei servizi segreti tedeschi descrive il principe anche come l’artefice della missione militare saudita in Yemen contro la setta sciita degli Houthi, una campagna militare che dura ormai da circa un anno e che ha causato, secondo le Nazioni unite, tra i duemila e i tremila morti, in gran parte civili. Con questo iperattivismo in politica estera, afferma l’intelligence tedesca, il principe tenta di scalare posizioni nella linea di successione al trono mentre il padre è ancora in vita; un “pericolo latente”, lo definisce il Bnd, “che potrebbe spaventare i membri della famiglia reale e parte della popolazione”, “appesantendo le relazioni tra paesi amici e, soprattutto, alleati”.
Venerdì, il ministero degli Esteri di Berlino, in evidente imbarazzo per la diffusione di un documento che sarebbe dovuto restare confidenziale, ha preso le distanze dal suo stesso servizio di intelligence. “La posizione del Bnd riportata dai media non coincide con quella del governo federale”, ha comunicato il ministero per tentare di sottrarsi da una situazione al limite dal paradossale. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha tentato di chiarire: “Resto in stretto contatto con il collega saudita Adel al Jubair e ho sempre sottolineato che il governo federale conta su una politica di cooperazione costruttiva con l’Arabia Saudita”. Un funzionario del ministero degli Esteri di Berlino ha aggiunto che “il Bnd di certo non parla per conto della politica estera della Germania e soprattutto non lo fa tramite parti terze”, riferendosi alla diffusione del rapporto tramite i media.
[**Video_box_2**]Nonostante alcune critiche rivolte a Riad per le reiterate violazioni dei diritti umani, la Germania è tra i principali alleati dell’Arabia Saudita e uno dei principali importatori di petrolio dal paese del Golfo. Il memo dei servizi sottolinea che il nuovo corso della politica estera del regno dei Saud, “aggressiva” e tesa a “destabilizzare il medio oriente”, è motivata dalle preoccupazioni della casa regnante per i nuovi equilibri precari nella regione dopo l’accordo sul nucleare iraniano. Berlino ha assunto un ruolo chiave nelle trattative di Vienna tra Teheran e la comunità internazionale ma ora, continuano i servizi, bisogna fare i conti con il conseguente acuirsi della rivalità tra Iran e Arabia Saudita per la supremazia nella regione. Riad, continua il memo, “vuole dimostrare che è pronta a esporsi a rischi militari e finanziari senza precedenti pur di uscire da una posizione politica che considera svantaggiosa nella regione”. A preoccupare l’intelligence c’è poi la Siria, dove l’alleato saudita – è scritto nel rapporto – continua ad avere obiettivi più radicali rispetti a quelli di Berlino. La priorità dei Saud nel paese è da sempre quella di sovvertire il regime di Bashar el Assad, un’ipotesi che la coalizione occidentale ha finora congelato per concentrarsi sulla guerra allo Stato islamico.