Marine Le Pen (foto LaPresse)

In Francia il Front national diventa il primo partito. Sconfitti Sarkozy e i socialisti

Mauro Zanon
Alle regionali, quasi il 28 per cento dei consensi va a Marine Le Pen che triplica i voti rispetto alle ultime elezioni. Ma il vero sconfitto è l'ex presidente, leader della destra neogollista.

Parigi. Il Front national primo partito di Francia con il 27,96 per cento dei suffragi, la destra neogollista di Nicolas Sarkozy al secondo posto al 26,89 e i socialisti del presidente François Hollande e del primo ministro Manuel Valls fanalino di coda a 23,33. E’ questo lo scenario che emerge dal primo turno delle elezioni regionali francesi, ultimo grande test prima delle presidenziali 2017. Marine Le Pen e il suo Front confermano senza sorprese gli ottimi sondaggi della vigilia, triplicando il numero dei voti ottenuti alle ultime elezioni regionali, catapultandosi al primo posto in sei regioni (Nord-Pas-de-Calais-Picardie, Provence-Alpes-Côte d'Azur, Alsace-Lorraine-Champagne-Ardenne, Centre-Val de Loire, Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées e Bourgogne-Franche-Comté) e riaffermando la tendenza positiva cominciata con le comunali e le europee nel 2014 e proseguita quest’anno con le dipartimentali; la sinistra evita la disfatta ma arretra in tutte le regioni, fatta eccezione per la Bretagna dove brilla il candidato socialista, anche ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian (e non è un caso; vince il ministro “faiseux et taiseux”, che parla poco e fa molto, colui che ha convertito la gauche sui temi della Difesa e ha trasformato Hollande in commander-in-chief); il raggruppamento neogollisti-centristi, Républicains, Udi, MoDem, racimola molto meno del previsto, nel Nord-Pas-de-Calais e nella Provence-Alpes-Côte d'Azur, i sarkozisti duri e puri, Xavier Bertrand e Christian Estrosi, contano più di 15 punti percentuali di ritardo rispetto alle due bionde di casa Le Pen, Marine e Marion, e tutti gli osservatori concordano nel sottolineare che il vero sconfitto di queste elezioni è Nicolas Sarkozy.

 

“Sarkozy, la claque”, scrive il Monde. E in effetti lo schiaffone più doloroso lo prende l’ex presidente della repubblica, che contava di essere davanti a tutti, su scala nazionale, dopo il primo turno. Soprattutto davanti al Front national, al quale sperava di togliere voti limitandosi a inasprire i toni. Il discorso securitario e i modi muscolari, il ritorno seppur con toni diversi da quelli usati dal Sarkozy del “kärcher”, non hanno prodotto i frutti sperati. Non c’è stata la diaspora degli elettori frontisti verso i Républicains e nessun effetto 13 novembre ha permesso all’ex capo di stato di portare l’union de la droite in cima alle preferenze.

 

Sarkozy si è presentato ieri sera davanti ai microfoni dando la colpa all’esecutivo socialista per i risultati e negando sia fusioni di liste con i socialisti sia il ritiro dei candidati in funzione anti Fn. Ieri un membro dei Républicains in forma anonima ha confidato a Marianne che nell’ufficio politico di Sarkozy c’era un “ambience de mort” dopo i risultati. E oggi? Sarkozy proporrà al suo ufficio politico quanto già dichiarato ieri, la strategia del “ni-ni” quindi (né sostegno al Front national, né Front républicain, il cordone sanitario destra-sinistra anti Le Pen), ma si preannunciano scontri accesi con gli altri tenori della destra neogollista, dato che in molti non sono affatto d’accordo con l’attuale leader del partito.

 

Il segretario del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis, invece, ha annunciato che i candidati del suo partito si ritireranno almeno nelle due regioni in cui i socialisti sono andati peggio, Nord-Pas-de-Calais-Picardie e Provence-Alpes-Côte-Azur, e che nelle altre regioni cercheranno una fusione di liste contro il Fn, ma anche qui la decisione ha creato scompiglio politico tra i baroni locali.

 

Pressoché all’unanimità, la stampa francese ha dedicato le sue prime pagine allo storico successo del Front national. Il Figaro e l’Humanité, il quotidiano conservatore e la tribuna del Pcf fanno lo stesso titolo: “Le Choc”. Libération fa una “une” ansiogena, con il faccione di Marine Le Pen e il titolo: “Si sta avvicinando”. Nel quadro della nuova suddivisione amministrativa delle regioni voluta dall’esecutivo socialista – dal 1° gennaio entra in vigore la carta votata nel 2014 all’Assemblea nazionale, con 13 regioni, 7 delle quali sono il risultato di fusioni – il Ps è in testa in tre regioni su 13. Decisamente poco (con la precedente suddivisione amministrativa della Francia metropolitana, 22 regioni e non 13, il Ps e i suoi alleati ne governavano ben 21), e soltanto l’ipotesi ventilata di una grosse koalition con tutti i partiti satellite (ecologisti, sinistra radicale, comunisti) potrebbe permettergli di guidarne il doppio dopo il 13 dicembre. Intanto, nel Nord e in Paca, il segretario socialista, Jean-Cristophe Cambadélis, ha già annunciato il ritiro delle liste guidate dal candidato socialista, con l’obiettivo di ostacolare la vittoria delle Le Pen, Marine e Marion, che hanno entrambe sforato il muro del 40 per cento.

 

[**Video_box_2**]“La Francia rialza la testa. E’ un risultato magnifico che accogliamo con umiltà. Il Front national è l’unico fronte veramente repubblicano, poiché è l’unico a difendere la nazione e la sua sovranità”, ha detto ieri sera Marine Le Pen dopo l’uscita delle prime proiezioni. Questa mattina, invitata da Rtl, la leader frontista ha espresso nuovamente il suo entusiasmo per i risultati ottenuti. “Siamo in testa quasi in sette regioni, perché in Normandia siamo praticamente alla pari, separati da 0,2 punti percentuale. Ciò dimostra un’incredibile dinamica per i Front national”, ha dichiarato la Le Pen. “I risultati del Front national rappresentano la rivolta del popolo contro le élite”, ha aggiunto. Ma la prossima settimana, se riuscirà a mantenersi al vertice in due regioni su sei, sarà già un gran risultato. Il Fn, come durante le precedenti scadenze elettorali, potrebbe nuovamente pagare il sistema a doppio turno e rimanere schiacciato tra i due poli di sinistra e di destra.